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di Gabriele Alfredo Amadei
Shen Yun
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Shen Yun è uno stupendo spettacolo che dal 2006 si propone nei principali teatri d’Italia e del mondo.
L’ associazione, senza scopo di lucro, è nata a New York riunendo e richiamando decine di artisti, ballerini, musicisti, coreografi, costumisti con l’obiettivo di far rivivere l’antica cultura cinese che negli ultimi decenni era andata quasi perduta. Attualmente esistono sei compagnie di uguali dimensioni che girano in tour simultanei esibendosi in oltre 180 città di tutto il mondo.
Gli artisti, fra un tour e l’altro, progettano e sviluppano gli spettacoli presso il Fei Tian College di Li Hongzhi a New York, il più autorevole riferimento per la danza classica cinese.
Lo spettacolo ha il fine di far rivivere e trasmettere agli spettatori lo splendore, la bellezza, l’eleganza della danza tradizionale cinese degli ultimi 5000 anni. Secondo tale tradizione le divinità e i mortali camminavano insieme sulla Terra e l’uomo ora è in cerca della Via del Cielo attraverso le arti che rappresentavano la bellezza divina: la calligrafia, l’abbigliamento, la musica; l’uso della danza come espressione artistica è anche formazione, meditazione e disciplina.
L’associazione si pone in netta opposizione al regime comunista cinese, che, nelle religioni e culture antiche, vede una minaccia al suo sviluppo. Ma il tentativo di distruggere questi tesori non ha cancellato né lo spirito né il desiderio di tali aneliti; aspirazioni che si sono potute sviluppare solo in un paese straniero, ma che riescono a risuonare anche fuori dal mondo cinese.
Lo spettacolo si deve prenotare con ampio anticipo perché in poco tempo si esauriscono i posti disponibili nei vari teatri (da Torino a Venezia, da Milano a Palermo).
Nelle due ore di spettacolo, oltre ai 15 minuti di intervallo, vengono proposti una ventina di quadri che sono diversi ogni anno; in pratica ogni anno si assiste ad un programma radicalmente nuovo.
Ogni quadro è tratto da storie, legende, ma anche da eventi recenti, oppure si ripropongono musiche e balli caratteristici del glorioso passato della cultura cinese. Sono proposti anche il bel canto tradizionale, o il virtuosismo con gli strumenti musicali tipici orientali. Ma gli strumenti fondamentali sono i colori e la danza.
La danza è la vera protagonista dello spettacolo: anzi la danza classica tradizionale cinese che si è evoluta ed arricchita in millenni, raggiungendo una delle forme d’arte più raffinate ed espressive.
L’atletismo esplosivo, con salti, piroette ed equilibrismi che richiedono un durissimo lavoro di preparazione ed allenamento, è temprato dall’eleganza fluente, dalla precisione dei movimenti, dal perfetto sincronismo che costituiscono l’espressività non solo dell’azione, ma anche dei sentimenti che si vogliono trasmettere nello spettacolo. Il ballerino, in questo caso, è anche attore, senza voce, ma attore.
Tutta questa arte, negli ultimi decenni, è andata quasi perduta, e solo grazie agli sforzi di queste compagnie, riusciamo ad apprezzare e godere la bellezza di questa arte.
Infatti lo spettacolo è un susseguirsi di emozioni, grazie anche alla scenografia, aiutata da effetti digitali per cui l’orizzonte si amplia all’infinito, e all’esplosione dei colori che invadono la scena con tinte vivaci, ma sempre con accostamenti che testimoniano il grande lavoro di preparazione che è svolto prima delle tournée.
Ultimo ma non di minor valore, i costumi, ispirati dagli stili delle diverse dinastie, regioni e gruppi etnici della Cina.
E proprio sui costumi una riflessione, che non vuol essere moralistica, ma sostanziale: in questa società dove si vuole a tutti i costi mettere sempre in mostra il corpo, balza all’occhio, in questo spettacolo, che tutti i costumi coprono completamente i ballerini. Non è il fisico del corpo che attrae la nostra attenzione, ma questa è tutta concentrata sull’armonia dei movimenti, sulla bellezza dei gesti, sulla forza delle azioni, sulla sincronia dei figuranti.
Pur non togliendo nulla alla bellezza del fisico, la nostra società sta perdendo la capacità di godere e di apprezzare la bellezza e i significati dell’armonia, dell’arte, dei gesti.
Ed in questo lo spettacolo sicuramente raggiunge il suo obiettivo.
La bellezza e l’armonia rappresentano il legame che l’uomo aveva con il suo Creatore, deturpato dal peccato originario, ma di cui è rimasto il seme che nella evoluzione l’uomo ha cercato di recuperare. E’ l’anelito del creato a ricongiungersi con il suo Creatore, è la consolazione per il creato che, davanti la morte, il dolore, la sofferenza ineluttabili sulla terra, ne prefigura il riscatto e la speranza di poter tornare in quel Paradiso di cui non siamo stati degni di appartenere.
Sarà la bellezza, l’arte, l’armonia, la verità, tutto espressione dell’Amore, che salveranno il mondo.
Perché non esistono armi, forze, soldi e potere che potranno reprimere il desiderio di ciascuno di godere della meraviglia della Bellezza.
Ma soprattutto, angariati dal brutto, non dobbiamo scordare o ignorare questo desiderio, perché sarà la tensione al bello, al buono, e al vero che ci riscatterà.
L’arte e la cultura cinese è lontana dai nostri riferimenti, ma questo spettacolo ci ricorda una cosa fondamentale: il mondo non ha necessità di uniformarsi a nessun modello, a nessuna tipologia magari costruita a tavolino. Non è necessario che, per evitare le tensioni, ci si debba appiattire ad un minimo comun denominatore.
Ben vengano le diversità, le lingue, le culture, perché tutte possono esprimere l’anelito al divino, e ciascuna civiltà lo comunica nella ricerca della bellezza. Davanti a questo obiettivo possiamo veramente sentirci tutti fratelli. Tutti diversi, con storie diverse, con evoluzioni diverse, ma tutti rivelano un comune sentimento che ci unisce e ci fa sentire tutti fratelli. La bellezza è sempre bellezza, anche se scritta in modo diverso, apparentemente incomprensibile.
I sentimenti che esprimono i racconti, o il canto, o le tradizioni etniche ci colpiscono e ci allietano perché tutto tradisce un'unica origine a cui siamo destinati, se vogliamo.