Media
di Fabio Annovazzi
ALLA RICERCA DELL’ INFORMAZIONE PERDUTA
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Sta calando il sipario sulla mia esposizione mediatica di questi ultimi tempi e sono oltremodo felicissimo di ciò. Credo fermamente che la politica debba essere la più alta forma di carità, sbaglia alla grande chi approfitta della cosa pubblica per una ricerca spasmodica di visibilità, specialmente quando è volutamente fatta sulla pelle dei penultimi. Non mi è aggradato per nulla questo ossessivo interesse nei miei riguardi, se ho accettato a malincuore è stato unicamente per esporre (o almeno tentare di farlo) ad un pubblico vasto, e all’attenzione dell’opinione pubblica, gli annosi problemi che tartassano la nostra desolata zona periferica montana. I risultati però sono stati davvero deludenti e non certo per causa mia, ci ho messo tutta la buona volontà ed anche oltre. Questa esperienza mi ha però forgiato, dandomi risposte che prima potevo solo intuire vagamente. Fin che non si tastano per mano, certe cose rimangono inevitabilmente sempre alla voce dell’ipotizzabile ma non plausibile, solo provandole di persona, sbattendoci contro il naso, ci si rende conto veramente di come è molto differente e peggiore la realtà. Posso dire di aver sperimentato alla grande il degrado dell’informazione italiana, sia in ambito locale che soprattutto a livello nazionale.
La ricerca assillante di un titolo o di parole che potessero indurre polemiche strumentali mi ha veramente urtato, mai mi era capitato di dover minacciare querela al giornalista di turno che malignamente cercava di carpirmi frasi a effetto per avere più audience e lettori. Dei problemi della gente locale o del comune cittadino gliene importa meno di zero. Siamo di fronte ad un informazione gravemente malata, dove vale la legge della giungla in cui a primeggiare sono solamente i più forti, economicamente parlando ovviamente. Un informazione che oserei chiamare di stampo tribale, dove sei fai parte della tribù giusta sei ricoperto di oro e incensato in ogni istante, se fai parte della tribù sbagliata viene avversato, combattuto ferocemente e inondato di sterco.
Credo fermamente che l’avvento di internet a portata di dito abbia peggiorato di brutto i mass media, di qualsiasi genere essi siano, rimpiango i tempi in cui esistevano solo quotidiani cartacei, obbligando gli articolisti ad atteggiamenti e scritti meno urlati ed irruenti e più rispettosi, anche dell’avversario politico. Almeno allora leggendo bipartisan tre o quattro giornali avevi un quadro della situazione abbastanza completo, le notizie erano veramente sviscerate, ora sembra di assistere ad un belato all’unisono davvero stonato, a discapito della verità dei fatti. E’ vero, l’informazione è sempre stata manipolata dagli editori di turno, però un coro ragliante simile a mia memoria di avido lettore non l’ho mai visto. Il calo delle vendite sta spingendo a strumentalizzare qualsiasi cosa, a gridare titoli spropositati, a enfatizzare scontri tra le parti in maniera indecorosa, a dare etichette ignobili verso chi la pensa, anche solo leggermente, in maniera diversa. Un gossip continuo a fine scandalistico o poco più, anche da fonti informative una volta considerate autorevoli. E più calano le vendite più le urla debosciate aumentano, un vero e proprio corto circuito informativo che inghiotte, in una spirale vorticosa, il rispetto di ogni idea o pensiero. Guai ad alzare il ditino per reclamare maggiore obbiettività, subito si abbattono venti impetuosi fatti di marchi infamanti (come no vax, pro Putin, cospirazionista, terrapiattista ecc. ecc.) bell è che pronti ad essere appiccicati addosso al malcapitato di turno. Queste belve alla ricerca famelica di lettori hanno sempre bisogno di un mostro da sbattere in prima pagina per dare cibo a cani ringhiosi con la bava alla bocca e accecati dal sangue, abbisognano ossessivamente di fatti da strumentalizzare per cercare in ogni modo un capro espiatorio, necessitano di notizie stupide messe lì così per gettare fumo negli occhi degli stolti e oscurare i veri problemi; il tutto per attirare anche solo un secondo l’attenzione e fermare dita sugli schermi che oramai lasciano scivolar via tutto. Sì, perché è da molto che ci siamo fatti rabbonire da queste informazioni usa e getta, dove la verità dei fatti è abilmente celata e la mercificazione della persona è oramai prassi all’ordine del giorno. Quasi tutta la stampa soffia poi con decisione sulle paure della gente, sfruttando l’emotività di singoli eventi per incutere terrore e preparare a catastrofi che spesso rimangono, per fortuna, solo sulla carta (stampata) e nella mente di certi menagrami novelli profeti di sventura. La pandemia per questi corvi è stata manna dal cielo, a furia di gridare “al lupo al lupo”, finalmente sto benedetto lupo è arrivato, non vedevano l’ora. Ma in generale non è che siccome raccontano una bugia cento volte questa diventi poi per forza una mezza verità… Non chiamatemi complottista per favore, così come non chiamate giornalisti questi servi della gleba che con penna e tastiera forgiano il vassallo di turno per paura di perdere il microscopico pezzo di terra che sua maestà il tiranno “magnanimamente” gli concede. La deontologia professionale è un'altra cosa e un Oriana Fallaci qualunque si rigirerebbe nella tomba con i conati di vomito. Il cittadino comune però può fare molto di più di quello che pensa, cominciando con l’ignorare e non dare credito a questi sciacalli in cerca di carcasse. Non ci si può arrendere a uno scempio simile, sciocco limitarsi a muovere critiche senza cercare di migliorare questa indecenza. Esistono ancora giornalisti corretti, che sono in prima linea e ci mettono la faccia fregandosene delle imposizioni del mainstream, aiutiamoli dandogli audience. Mi rendo conto benissimo che non sono molti, ma ci sono e a loro è giusto dare spazio, seguendoli ed incoraggiandoli. Anche le pochi voci libere dell’etere e della carta stampata vanno sostenute con convinzione, persino se a volte la pensano in maniera diametralmente opposta al nostro pensiero.
Sono comunque fonti pulite e seppur portino un acqua a noi sgradita almeno hanno il coraggio di non andare dietro a una corrente che ci porterà verso il precipizio di una cascata burrascosa. Si stanno spegnendo definitivamente i riflettori dunque sulla mia persona, ma i problemi della nostra periferia esistenziale montana, a cui ho cercato di dare visibilità mediatica, sono rimasti ignobilmente sommersi dal cumulo di immondizie nel quale ho dovuto districarmi e liberarmi. Mi viene da piangere al pensiero, ho cercato in ogni modo di lanciare un SOS, sono rimasto inascoltato totalmente ancora una volta, nonostante le abbia tentate tutte. Francamente ci sarebbe da lasciarsi cadere le braccia, ma arrendersi attualmente non è ancora nel mio DNA. L’immagine che ho della nostra realtà vallare in questo momento è quella di un cane magro, decrepito, che langue abbandonato da tutti, e a cui per giunta vengono a chiedere col microfono in mano cosa ne pensa della zecca che gli si è incuneata nel pelo. Ma cosa volete che ne pensi, fenomeni da baraccone? E’ chiaro che lo infastidisce e ne farebbe volentieri a meno, ma non è certo la causa primaria della sua magrezza. Ci vorrebbe un giornalismo diverso cari miei. Indagate, approfondite, siate esatti e puntigliosi nello scrivere le notizie, andando oltre le apparenze. Non vi chiedo di guardare in alto come faceva il vostro patrono San Francesco di Sales, ma almeno finitela di rovistare nella spazzatura. Date spazio ai molteplici e pressanti problemi degli ultimi e penultimi, non assecondate i pruriti vacui dei panciapiena. Il Santo francese appendeva sui muri brandelli di verità, voi almeno evitate di imbrattarli ulteriormente, e se possibile dategli una verniciatina di impregnante fresco.