Storie
di Nathan Algren
Pakistan: ancora attacchi ai cristiani
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Una famiglia cristiana è stata attaccata da un gruppo di musulmani dopo aver abbandonato il lavoro ed è stata costretta ad affidarsi all’associazione Human Rights Focus Pakistan (Hrfp) per l’assistenza legale.
Sattar Masih e il figlio Azhar lavoravano a Thikriwala, vicino Faisalabad, nella villa di Khuram Yasin, un proprietario terriero musulmano. A seguito di discriminazioni e violenze, padre e figlio si erano licenziati, ma Yasin voleva costringerli a continuare a lavorare per lui. Dopo l’ennesimo rifiuto a fine marzo il musulmano ha accusato i Masih di aver rubato un pollo di razza unica che valeva 210mila rupie (1.000 euro).
Su richiesta di Yasin la polizia ha quindi arrestato Azhar, che però è stato rilasciato in mancanza di prove. Un mese dopo, grazie alla pressione esercitata da contatti religiosi e politici del proprietario terriero, la polizia ha comunque registrato un primo rapporto informativo contro la famiglia di Masih Azhar, che è stato arrestato di nuovo; il padre e la madre, Khalida Parveen, si sono recati nella villa di Khurram Yasin e hanno chiesto di rivedere le accuse contro di loro, assicurando di essere innocenti.
A quel punto è iniziata l’aggressione: i dipendenti musulmani hanno attaccato la famiglia con pistole, coltelli e bastoni; Khalida è stata ferita al braccio destro con una lama e una donna le ha strappato con violenza gli orecchini dalle orecchie.
Sattar Masih ha sporto denuncia alla stazione di polizia di Thikriwala presentando il referto medico-legale ottenuto dalla moglie all’ospedale di Faisalabad: nessuna risposta da parte degli agenti. Per l’aggravarsi delle lesioni riportate, Khalida è dovuta tornare in ospedale e a quel punto Sattar ha deciso di rivolgersi a Hrfp. Grazie al loro intervento il 7 maggio Azhar è stato rilasciato dal carcere, ma l’intera famiglia ha cominciato a ricevere minacce di morte. Ancora una volta i cristiani si sono recati dalla polizia e ancora una volta le loro denunce sono rimaste inascoltate. A fine maggio Khalida e Sattar hanno presentato una petizione al tribunale del distretto e in un’udienza che si è tenuta il 24 giugno la Corte ha ordinato alla polizia di assicurarsi che gli imputati si presentino alla prossima udienza dopo la citazione in giudizio.