Politica
di Mario Adinolfi
PERCHÉ CI OPPORREMO NELLE URNE A DRAGHI 2028
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Esistono ragioni profonde che ci hanno portato a decidere che l’esperienza del governo Draghi deve terminare al 2023 e non andare oltre. La priorità assoluta è la denatalità, il cancro che farà esplodere tra massimo vent’anni le colonne del nostro welfare: pensioni pesantemente decurtate, sanità a pagamento, istruzione pure, assistenza demandata totalmente alle famiglie è lo scenario totalmente certo se prosegue questo trend di invecchiamento della popolazione e di rinsecchimento delle nascite. L’unica soluzione vera e di impatto contro il cancro della denatalità è il reddito di maternità secondo la formula proposta dal PdF e depositata in Gazzetta Ufficiale fin dal 2018, per sperimentare il quale nel primo triennio basterà lo stanziamento di 3 miliardi di euro all’anno da trarre dalla spesa improduttiva del reddito di cittadinanza, la più grande follia di questa legislatura, che costa più di 7 miliardi all’anno.
Per il governo Draghi la priorità assoluta invece è il riarmo. Come si capisce in politica qual è l’azione prioritaria di un governo? È molto semplice: è l’azione in cui decide di impiegare più risorse economiche rispetto a chi lo ha preceduto. Tutti i giornali hanno dato risalto all’impegno di Draghi di portare le spese militari, dunque le spese per l’acquisto di armi ammodernate e mezzi sempre più micidiali, al 2% del Pil entro il 2028. I giornali scrivono sempre “2% del Pil” per non spaventare il lettore medio che non ha la minima idea di a quanto ammonti il Pil e se pure lo sapesse faticherebbe a calcolarne il 2%. Lo facciamo noi per voi: sono 38 miliardi di euro. 25 miliardi di euro li spendiamo già ora, Draghi vuole spendere 13 miliardi in più ogni anno in armamenti. Eccola la priorità.
Non è un caso la data del 2028. Le forze politiche fingeranno di dividersi in campagna elettorale, ma guardate il Pd: mica esiste un dibattito nel partito di Enrico Letta su chi sarà il candidato premier da sottoporre al voto degli italiani nel 2023. Questo perché il Pd insieme ad altri partiti della maggioranza tacitamente considerano l’attuale premier come anche il prossimo premier, senza dargli neanche il disturbo di candidarsi, tanto ormai considerano le elezioni come un rito fastidioso da disinnescare. Parlano esplicitamente di Agenda Draghi 2028. E la più ingente spesa dell’Agenda Draghi 2028 è la spesa in armamenti. Alcuni gruppi industriali non difficili da individuare ringraziano.
Per me dopo la guerra alla denatalità da combattere con il reddito di maternità e il riconoscimento del ruolo lavorativo della donna che impiega le sue energie nell’ambito familiare nella crescita dei figli, viene la riforma del fisco che è profondamente ingiusto. Tassa in egual misura 30mila euro di redditi percepiti dall’unico lavoratore di una famiglia monoreddito con tre figli e 30mila euro di redditi percepiti da un single. Questa clamorosa stortura va corretta con la riforma chiamata “del quoziente familiare”. Dunque: soldi alle donne madri, più soldi ai lavoratori in busta paga in misura della famiglia che con quei soldi mangia.
Per Draghi la questione famiglia non esiste, è stata risolta col ridicolo pannicello dell’Assegno Unico. Nel Pnrr alla voce “famiglia” c’è uno zero tondo. Le priorità sono dentro quelle formule mai ben chiarite della “transizione ecologia” o della “digitalizzazione”. Per me le altre immediate priorità sono la scuola (con la riforma detta della “libertà educativa” secondo la teoria del costo standard bene illustrata da suor Anna Monia Alfieri), la sanità (con particolare attenzione alle necessità di anziani e disabili, rifiutando qualsiasi politica di taglio dei costi fondata su eutanasia e suicidio assistito), l’impresa (con la tutela e la promozione del tessuto imprenditoriale italiano costituito prevalentemente da piccole e piccolissime aziende familiari, messe in ginocchio dalla pandemia). Per quanto riguarda il colossale tema del lavoro, esso è stato affrontato nella legislatura Conte-Draghi gettando dalla finestra 30 miliardi nel reddito di cittadinanza, che ha completamente distorto il mercato, in particolare nel Meridione, favorendo lavoro nero e truffe. Questo provvedimento criminogeno va abolito, sostituito da un programma di politiche attive che mettano in connessione domanda e offerta di lavoro, insieme a interventi mirati al contrasto della vera povertà.
Il governo Draghi invece continua a distribuire milioni di sussidi da 700 euro al mese, ogni tanto un bonus da 200 euro come facevano gli imperatori romani quando lanciavano sesterzi alla folla nei giorni del trionfo per rabbonire la plebe e tenerla calma. Salvo poi nelle fasi emergenziali, prolungate se non del tutto inventate, promulgare norme ferocemente lesive dei basilari diritti dell’essere umano a partire proprio dal diritto al lavoro che fonda la nostra Costituzione repubblicana. Quel che è accaduto sul green pass e sull’obbligo vaccinale è qualcosa di vergognoso e pericolosamente ripetibile.
Draghi è prono agli interessi di Bruxelles e di Washington. Nel Nuovo Manifesto di Ventotene redatto nel giugno 2022 ho auspicato che nel nuovo mondo multipolare l’Italia sappia recuperare un suo ruolo da protagonista, sganciando l’idea di Europa dalla soffocante dimensione dell’Europa dei burocrati e dei banchieri che la rende oggi matrigna insostenibile per i popoli europei. Draghi è espressione diretta di quei burocrati e di quei banchieri, in più nella fase dell’emergenza geopolitica si è dimostrato incapace di assumere un ruolo distinto dai diktat di Joe Biden, di cui ricalca una leadership di politica talmente fragile da genuflettersi anche davanti al nuovo califfo islamista, il turco Erdogan, prima apostrofato come “dittatore” oggi diventato “amico e alleato”. Queste parole oscillanti secondo le convenienze del momento rendono fragile e inaffidabile la leadership draghiana anche nel terreno ormai sempre più centrale della politica estera ed europea. Io credo in un’Italia sovrana e dialogante, strumento di pace e non di guerra secondo la lezione del pontificato di Francesco, con cui andrebbero cercate maggiori sinergie per l’efficacia di un’azione diplomatica comune.
Credo di aver elencato le principali ragioni per cui il giudizio nei confronti del governo Draghi, che consegna come bilancio finale un’Italia sull’orlo della recessione, con un’inflazione all’8%, la devastazione del tessuto della piccola e piccolissima impresa causa pandemia e mancato sostegno, con un fisco ingiusto, la giustizia più lenta del mondo, un livello di conflittualità sociale pronto a esplodere (vedi i tassisti) e scelte di politica emergenziale nazionale e internazionale sempre incostituzionali improntate al dirigismo e all’ossequio alle spinte belligeranti, non può che essere fortemente negativo.
Contrasteremo con tutte le forze le forze politiche che surrettiziamente stanno lavorando per il proseguio dell’esperienza di governo Draghi fino al 2028, costruendo come Popolo della Famiglia l’Alternativa per l’Italia tra tutte le forze che vorranno unirsi per contrastare questo esito che i potenti considerano già scritto.