Chiesa

di Raffaele Dicembrino

Il viaggio di Papa Francesco in Canada

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Sarà, lo ha detto lui in persona nell’ultimo Angelus, un “pellegrinaggio penitenziale”. Anche il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha sottolineato questa particolarità del viaggio apostolico che il Papa compirà tra domenica 24 luglio e sabato 30, durante il briefing con cui sono state presentate ai media le tappe che Francesco vivrà nel Paese nordamericano. Un viaggio molto atteso e che nasce dai cinque incontri che il Pontefice ha avuto tra la fine di marzo e il mese di aprile con le popolazioni indigene canadesi Métis, Inuit, First Nations e Métis Manitoba, e che ha lo scopo di “incontrare e abbracciare” tali comunità, ha precisato domenica scorsa lo stesso Francesco. Il suo 37.mo viaggio apostolico, con il motto “Camminiamo insieme”, vuole infatti “contribuire al cammino di guarigione e riconciliazione intrapreso” con le comunità native, gravemente danneggiate, in passato e in diversi modi, dalle politiche di assimilazione culturale alle quali hanno contribuito molti cristiani e anche membri di istituti religiosi. E per questo non avrà lo schema tipico dei viaggi papali, ma sarà tutto incentrato sul percorso di dialogo e ascolto, di vicinanza e solidarietà con le popolazioni autoctone canadesi che il Papa ha intrapreso qualche mese fa. Un percorso iniziato da Giovanni Paolo II nel settembre del 1984, quando incontrò Amerindi e Inuit, che presenti a Roma il 22 giugno 1980 per la beatificazione di Kateri Tekakwitha - poi canonizzata nel il 21 ottobre 2012 da Benedetto XVI -, prima santa originaria del Nord America, gli avevano chiesto di visitare le loro terre.

Il Papa pronuncerà in spagnolo quattro discorsi, quattro omelie e un saluto a una delegazione di indigeni presenti in Québec. Il giorno dopo il suo arrivo incontrerà le popolazioni autoctone First Nations, Métis e Inuit, alle quali, l’1 aprile scorso, in Vaticano, ha manifestato, il proprio dolore e la propria solidarietà per la tragedia dello sradicamento di tante persone e diverse famiglie dalle loro terre e culture, tra l’800 e il 900, e per dare riconoscimento e giustizia alle vittime delle cosiddette “scuole residenziali” istituite dal governo e affidate a Chiese cristiane tra cui quella cattolica. “Provo vergogna; dolore e vergogna per il ruolo che diversi cattolici, in particolare con responsabilità educative, hanno avuto in tutto quello che vi ha ferito - aveva detto il Pontefice all’udienza con le tre delegazioni - negli abusi e nella mancanza di rispetto verso la vostra identità, la vostra cultura e persino i vostri valori spirituali. Tutto ciò è contrario al Vangelo di Gesù”. In quell’occasione il Papa si era anche unito alle scuse dei vescovi canadesi, affermando che “non si possono trasmettere i contenuti della fede in una modalità estranea alla fede stessa”, rendendo così una contro-testimonianza, e aggiungendo che “Gesù ci ha insegnato ad accogliere, amare, servire e non giudicare”. Su questo solco si svilupperanno le giornate canadesi di Francesco, ha evidenziato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Ma nel cuore del Pontefice ci sarà anche il tema a lui assai caro della cura per il creato, come lo è per le popolazioni indigene.

Il 26 luglio, memoria dei Santi Gioacchino e Anna, nonni di Gesù, nel pomeriggio, Papa Francesco prenderà parte al tradizionale pellegrinaggio dedicato a Sant’Anna che da secoli si svolge nell’omonimo lago a circa 72 chilometri da Edmonton. La madre della Beata Vergine Maria è una figura cui i canadesi sono molto legati, è venerata in molte comunità indigene e quello al Lac Ste Anne - dichiarato sito storico nazionale dal governo canadese nel 2004 - è uno degli incontri spirituali più importanti per i fedeli del Nord America e particolarmente per le popolazioni delle Prime Nazioni.

Non mancheranno gli incontri con le autorità civili. Francesco per questo il 27 luglio si sposterà nel Québec, mentre il 28 luglio celebrerà i Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali nel Santuario nazionale di Sant’Anna di Beaupré, dove lascerà in dono un rosario d’oro. Matteo Bruni ricorda che in Canada c’è anche la comunità cattolica, di indigeni e non, che si confronta con un mondo secolarizzato dinanzi al quale si interroga su come annunciare il Vangelo: il Papa potrebbe rivolgersi anche a loro in diversi modi. Senza dimenticare lo scenario internazionale di questi giorni e la guerra in Ucraina. Il 29 luglio vedrà, privatamente, alcuni membri della Compagnia di Gesù, poi lo attendono altri tre incontri con la gente del Quebéc, l’ultimo, prima della partenza per Roma, sarà quello con i giovani e gli anziani.

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21/07/2022
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