Politica
di Roberto Signori
Argentina: no al “gender neutral” nelle scuole
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L’amministrazione della capitale, Buenos Aires, ha infatto deciso di vietare agli insegnanti l’utilizzo di parole gender-neutral in classe e nelle comunicazioni coi genitori. Lo racconta il New York Times.
Secondo la ministra dell’Educazione della città, Soledad Acunha, l’eccessivo utilizzo di segni per eliminare riferimenti al genere viola la morfologia della lingua spagnola e danneggia la capacità di lettura degli studenti. “Il linguaggio non è né più inclusivo, né meno inclusivo: dipende da come le persone lo usano”, ha affermato Acunha, la quale non definisce divieto il divieto, ma una “norma”. L’utilizzo un linguaggio inclusivo è particolarmente sentito tra le giovani generazioni, tra le quali è invalso l’uso di scrivere per “benvenuti”, “[email protected]” oppure per “todos” (tutti) “todxs” e via dicendo. Molti docenti si sono adattati a questa sensibilità, adottando le stesse norme informali.
Tuttavia tra gli accademici e poi tra i politici è iniziato un dibattito sul fatto che queste novità rischiano di degradare la lingua scritta. Da questo dibattito scaturisce il divieto. Immediatamente contro la decisione dell’amministrazione si sono schierate almeno cinque organizzazioni che vanno da quelle per i diritti LGBTQ+ a quelle per i diritti umani. Sono anche state presentate delle denunce.
Jaime Perczyk, ministro dell’Educazione dell’Argentina, si è schierato contro il divieto di Buenos Aires, paragonandolo al bando contro i mancini durante la dittatura fascista di Francisco Franco in Spagna, perché scrivere con la sinistra avrebbe evocato la sinistra politica. Il dibattito sul linguaggio inclusivo è particolarmente sentito nei paesi che hanno come lingua principale una lingua romanza – spagnolo, francese, italiano, portoghese – perché queste lingue hanno ovviamente il genere. Lo scorso anno il ministro dell’Educazione in Francia ha raccomandato di evitare queste innovazioni nelle comunicazioni ministeriali e nelle scuole.