Storie

di Roberto Signori

Guatemala, i vescovi e la pace

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“Invitiamo i guatemaltechi a non perdere la speranza di costruire la pace nel nostro paese. Dio ci chiama a cercare la giustizia, a difendere la vita umana in tutti i suoi momenti e in tutte le persone, specialmente quelle più fragili”. Questa l’esortazione dei Vescovi del Guatemala, al termine della loro riunione del mese di luglio, condividendo la lettura dei “segni dei tempi” per vedere la realtà del Paese alla luce della fede. In modo significativo il loro messaggio è intitolato “La speranza non delude…” (Rm 5,5).

L’epoca di transizione che stiamo vivendo, scrivono, è marcata dalla pandemia e da altri avvenimenti internazionali come la guerra, la crisi economica, i disastri naturali…mentre nella geopolitica prevalgono egemonie che non favoriscono il bene comune né il benessere minimo delle persone e la loro dignità umana. “Il Guatemala continua ad essere in una situazione negativa che per molti versi si deteriora” notano i Vescovi, che proseguono: “Il problema del nostro paese è che la corruzione, l’irresponsabilità, gli interessi e la miopia politica dei funzionari in tutti gli organi dello Stato hanno corrotto il sistema, ne hanno abusato e creato uno Stato non funzionale incapace di adempiere alla sua funzione di generare il bene comune”.

La conseguenza è che il Guatemala si trova al posto più basso in America Latina per lo sviluppo umano, e sebbene tanti problemi siano storici, aggravati dalla attuale situazione, i governi hanno fatto piani per risolverli a corto raggio e per fini elettorali.
“Non vediamo ancora grandi risultati nella lotta contro la malnutrizione infantile, gli indici della violenza si mantengono alti e non si sono promosse politiche reali ed effettive a favore della popolazione indigena, come per l’applicazione trasparente della giustizia” denunciano i Vescovi, che sottolineano: “È necessario vedere questa realtà secondo la fede, i valori del Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa. Seguaci del Crocifisso, sperando contro ogni speranza (Rm 4,18), vogliamo essere fedeli alla chiamata di Dio per costruire il suo regno, non importa in quali circostanze”.

Il messaggio della Conferenza Episcopale mette quindi in rilievo la speranza scaturita nell’Assemblea ecclesiale della Chiesa dell’America Latina e dei Caraibi dello scorso anno, rafforzata dal cammino sinodale, per questo chiedono “ai cittadini credenti, che appartengano o meno a un’organizzazione politica dello Stato, di esercitare le loro azioni nella sfera pubblica con senso morale ed etico”. Al settore privato chiedono di lavorare sempre con senso morale, ai cittadini che non professano alcuna religione di prendere coscienza che “anche la responsabilità etica e morale delle loro azioni contribuisce a creare una società prospera e includente”. Quindi esortano a svolgere attività o giornate civiche per promuovere la partecipazione dei cittadini, la consapevolezza politica e l’elezione di candidati idonei, che abbiano coscienza sociale, proiezione politica, conoscenza delle leggi e dei valori umani e cristiani.

Passando alla realtà ecclesiale, i Vescovi invitano a vivere la dimensione comunitaria della Chiesa e dell’esperienza cristiana del discepolo missionario, che inizia con la presenza alle celebrazioni liturgiche e continua nella partecipazione ad una comunità, pastorale, movimento o gruppo parrocchiale. Esortano poi “a lavorare per e con i giovani e i bambini delle nostre parrocchie, che sono il presente e il futuro della società e della Chiesa e quindi hanno bisogno di cura pastorale.”

Propongono di organizzare attività diocesane e parrocchiali di sensibilizzazione, formazione, preghiera, usando anche i social media, invitano a “non dimentichiamo che la vera fede cristiana non è solo implorare la benedizione del vero Dio, ma è anche lavorare per la giustizia e la pace” e infine raccomandano: “Che le celebrazioni religiose di qualsiasi denominazione, nei prossimi mesi, non cadano nella tentazione di mescolare la propaganda politica con l’apparente preghiera”.

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22/07/2022
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