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di Nathan Algren

Libano: grave pericolo mancanza d’acqua

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“Struggling to keep the taps on” (“Lottando per tenere i rubinetti aperti”) è il nuovo rapporto dell’UNICEF che fotografa la situazione in Libano, dove già nello scorso anno si erano avvertite delle forti ripercussioni sulle infrastrutture di base, impossibilitate a dare garanzie alla popolazione. Il crollo economico del Paese, già accentuato dall’impatto della pandemia da Covid-19 e dalle conseguenze delle esplosioni di Beirut del 2020, è stato aggravato dall’aumento dei prezzi globali del petrolio. In un contesto di inflazione vertiginosa, i fornitori del servizio pubblico non sono stati in grado di mettere a disposizione acqua a sufficienza a causa della crisi energetica, ma non solo, a questo si aggiunge l’impossibilità di reperire ricambi, effettuare riparazioni e trovare diesel a sufficienza.

Dato che le forniture dei quattro stabilimenti idrici sono diminuite, molte famiglie decidono di rivolgersi a costosi trasporti d’acqua e a fornitori privati, rischiando però di non avere garanzie sulla qualità di questa risorsa. Inoltre - come messo in luce dal rapporto - la popolazione soddisfa il proprio fabbisogno idrico ricorrendo all’acqua imbottigliata, perché quella disponibile nei rubinetti non è considerata sufficientemente sicura. Mentre il Governo sta lavorando per risolvere la crisi, l’UNICEF ha sottolineato che la fornitura di questo bene attraverso gli operatori pubblici rimane la soluzione migliore e più conveniente.

La situazione dunque appare critica nel Paese, dove le famiglie libanesi non riescono più a garantirsi l’acquisto di cisterne d’acqua da collocare sui tetti per essere riempite, in questo clima si avverte, peraltro, una forte preoccupazione.

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26/07/2022
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