Storie
di Roberto Signori
Myanmar: eseguite 4 condanne a morte
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La giunta militare del Myanmar ha confermato di aver eseguito le prime condanne a morte, le prime nel Paese dopo 50 anni, impiccando un ex deputato del partito della leader Aung San Suu Kyi, un attivista per la democrazia e altri due prigionieri politici che erano stati accusati di un omicidio mirato dopo la presa di potere militare del Paese lo scorso anno.
Le esecuzioni, annunciate per la prima volta dal quotidiano statale Mirror Daily, sono state eseguite nonostante le richieste di clemenza arrivate da tutto il mondo per i quattro uomini, incluse da esponenti delle Nazioni Unite e dalla Cambogia, che detiene la presidenza di turno dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean). Al momento le autorità del Myanmar non hanno riferito quando sono avvenute le impiccagioni, la prigione in cui erano stati detenuti gli uomini e il dipartimento carcerario hanno rifiutato commenti. I quattro sono stati condannati a morte in processi a porte chiuse a gennaio e ad aprile ed erano stati accusati di aver aiutato le milizie a combattere l’esercito, che ha preso il potere con un colpo di Stato e ha scatenato una sanguinosa repressione degli oppositori.
l Governo di unità nazionale del Myanmar (NUG), un’organizzazione ombra messa fuori legge dalla giunta al potere, ha condannato le esecuzioni e ha chiesto un’azione internazionale contro la giunta. Tra le persone giustiziate ci sono l’esponente della democrazia Kyaw Min Yu, meglio conosciuto come Jimmy, e l’ex legislatore e artista hip-hop Phyo Zeya Thaw, secondo quanto riportato dal quotidiano Global New Light of Myanmar. “Queste esecuzioni rappresentano una privazione arbitraria della vita e sono un altro esempio dell’atroce situazione dei diritti umani in Myanmar”, ha dichiarato Erwin Van Der Borght, direttore regionale del gruppo per i diritti umani Amnesty International, il quale stima inoltre che in Myanmar “più di 100 persone siano nel braccio della morte dopo essere state condannate in procedimenti simili”.
Secondo gli analisti, l’esecuzione delle condanne a morte costituisce un’ulteriore escalation della brutale repressione del dissenso da parte della giunta militare al potere da febbraio 2021. L’esercito, destituendo il governo eletto di Suu Kyi, ha innescato proteste pacifiche che sono presto sfociate in resistenza armata e poi in scontri diffusi che alcuni esperti delle Nazioni Unite definiscono come una guerra civile.