Politica
di Mirko De Carli
LO STRAPPO DI CALENDA ELIMINA IL RICATTO DEL VOTO UTILE
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Più che una campagna elettorale sembra di assistere a “The Bold and the Beatiful”: Calenda prende e molla Letta come Ridge con Brooke. Alla fine di questa lunga telenovelas il leader di Azione decide far saltare definitivamente il banco e di andare da solo. Motivo? Probabilmente erano più i voti che perdeva di quelli che guadagnava con l’alleanza a sinistra e ha preferito tentare la corsa solitaria evitando di perdere qualche pezzetto per strada. Motivazioni programmatiche? Nessuna. Valoriali? Nessuna. Ognuno fa solo i conti in tasca come se andasse a fare la spesa e valuta accordi solo per un mero calcolo di opportunità. Questa cosiddetta “quarta repubblica” rassomiglia sempre più a un salotto brulicante di “pidocchi rifatti” (gli arricchiti, alla romagnola) che si trovano a gestire enormi consensi arrivati per puro caso senza avere la benché minima idea di dove condurre queste donne e questi uomini. Una stagione dominata non più dal populismo ma dal qualunquismo più estremo.
In tutto questo un dato emerge però con chiarezza: salta definitivamente il ricatto del voto utile. Per la quota di seggi che saranno assegnati col metodo uninomale non ci sarà più alcuna competizione: tolta qualche enclave di sinistra saranno tutti vinti a mani basse dal centrodestra. Ora la partita è una e una soltanto: chi volete nella maggioranza di governo a pungolare la Meloni (ormai in rampa di lancio per Palazzo di Chigi) sui temi più decisivi della prossima legislatura? Calenda e i fuoriusciti di Forza Italia che si dicono fedeli propugnatori dell’agenda Draghi e ne hanno convintamente votato ogni provvedimento in aula parlamentare o le forze antisistema che hanno nel loro DNA un’agenda alternativa a quella dell’ ex banchiere della Bce?
Giorgia Meloni, per assicurarsi prima del tempo la poltrona da Presidente del Consiglio, sta già cedendo alla narrazione dei poteri forti: appoggio pieno e senza critiche all’Ucraina, continuità con la gestione della finanza pubblica ancorata al Recovery Plan, nessuna espressa dichiarazione contro le politiche sanitarie imposte da Speranza e la scelta precisa di uniformarsi al pensiero dominante sui cosiddetti temi etici.
Comprendete bene che solo la presenza di una pattuglia parlamentare di Alternativa per l’Italia imporrebbe alla leader di FdI una linea netta di discontinuità rispetto al governo Draghi facendo leva sul bisogno dei nostri voti parlamentari per la fiducia a un suo possibile governo. State certi che se dovesse chiedere quei voti a Calenda e soci le nostre priorità sparirebbero dallo scenario della vita politica nazionale.
Se volete che un possibile governo a guida Meloni volti pagina con le discriminazioni perpetrate sotto pandemia dal Ministro Speranza, riorganizzi il rapporto con l’UE non ragionando più in un’ottica di indebitamento ma di investimento, realizzi una nuova politica fiscale alzando le pensioni minime a mille euro, introducendo lo stipendio per le mamme che non lavorano e riformando il fisco secondo la regola “più figli hai meno tasse paghi” ed infine superi questo sistema parlamentare fallimentare per avviarci verso un presidenzialismo pragmatico e risolutivo date forza ad “Alternativa per l’Italia”: saremo i garanti di un’azione di governo autenticamente popolare e antitetica ai voleri delle lobby e della finanza europea ed internazionale.