Politica
di Mario Adinolfi
Sempre e per sempre
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Alla fine, un filo rosso lega le battaglie di tutta una vita: nella mia, impedire la trasformazione della persona in cosa. Un processo avviato dopo il Sessantotto quando, lo racconto in Storia del terrorismo in Italia, nel 1972 decisero di uccidere Luigi Calabresi “perché era il simbolo dello Stato da abbattere”, senza considerare che fosse un papà di 33 anni con una moglie giovanissima e tre bambini. Ne uccisero centinaia e centinaia così fino all’attacco “al cuore dello Stato” con la strage di via Fani (97 colpi su 5 uomini considerati oggetti) e i colpi di mitraglietta al cuore di un padre, di un marito, di un nonno come Aldo Moro. Nel 1985 il mio primo volantino da giovane cattolico impegnato in politica: no all’aborto. Nel 1988 uno dei docenti dei corsi di formazione Dc, Roberto Ruffilli, anche lui ucciso a colpi di mitraglietta e così via fino a Marco Biagi, fino a Voglio la Mamma (ricordate le pagine contro la “reificazione dell’essere umano” nella pratica dell’utero in affitto?), fino alla riflessione di O Capiamo o Moriamo sul pericolo rappresentato dalla ferocia dall’Islam radicale che ha prodotto stragi terribili e attentati inumani come quello a Salman Rushdie. Tutte persone non considerate come tali dai loro carnefici e la stessa cosa avviene con l’aborto, con la mattanza dei disabili che costano troppo e vanno convinti che è bello ammazzarsi, con il green pass che poteva accendere o spegnere i nostri diritti riducendoci a un codice a barre. Sempre e per sempre, dalla stessa parte. Contro chi riduce la persona a cosa.