Politica
di Mirko De Carli
LA NOSTRA PRIMA FINANZIARIA IN TRE SEMPLICI MOSSE
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Le ricette economiche più impattanti non necessitano di grandi manovre o complicati sistemi di ricalcolo fiscale: c’è solo bisogno di poche e semplici mosse capaci di innescare un virtuoso volano per le famiglie italiane e le loro imprese.
Mossa numero 1: pensioni minime a mille euro - serve ridare dignità a un fetta importante di popolazione che, con l’aumento vertiginoso dei costi della vita, è sempre più al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. Uno Stato civile ha il dovere di garantire una vita dignitosa a chi non ha le condizioni per guadagnarsela: questi anziani o questi fragili, che non possono più “rimettersi in carreggiata” grazie al lavoro, meritano un innalzamento delle loro pensioni a mille euro. Un gesto di umanità e civiltà in grado di togliere dalla miseria fasce importanti di popolazione, ora letteralmente abbandonata a se stessa.
Mossa numero 2: reddito di maternità - in una società che vuole ritornare a crescere occorre mettere sempre di più al centro il ruolo della donna. Occorre dunque garantirle la possibilità di fare carriera professionale senza alcun limite ideologico retaggio di stereotipi del passato, sostenerla se desidera lavorare e fare la mamma contemporaneamente offrendole tutti i servizi e contributi necessari ad un efficiente rapporto lavoro-maternità ed infine, se sceglie di dedicarsi unicamente alla cura del figlio, non obbligarla ad accettare contratti capestri senza garanzie e a stipendi da fame ma garantendole una vera e propria indennità mensile pari a 1.000 euro chiedendo in cambio di non accedere ai servizi nido e infanzia per i propri figli.
Mossa numero 3: il quoziente familiare - solo se adotteremo, come leva fiscale, la regola aurea che da sviluppo da decenni a uno Stato come la Francia che parla esplicitamente di “più figli, meno tasse” potremo davvero immaginare una società che torna a tassi demografici incoraggianti e, di conseguenza, a livelli di crescita del PIL sostenuti. Una nuova ricchezza che ricadrebbe copiosa in buona parte nei bilanci delle nostre imprese garantendo quegli investimenti, anche in termini di occupazione, che tutti chiedono da troppo tempo.
Per realizzare tutto questo va completamente ripensato lo strumento del reddito di cittadinanza: occorre sì mantenere un reddito di povertà per le fasce (non sottoposte a regime pensionistico) più disagiate ma il resto degli oltre 30 miliardi annui di RDC vanno messi sul piatto della manovra finanziaria ideata da Alternativa per l’Italia.
Il tempo per realizzare tutto questo c’è e si potrebbero adottare questi provvedimenti nella prima manovra finanziaria di fine anno del prossimo nuovo governo . Un’agenda alternativa a quella Draghi è possibile e noi, con umiltà e tenacia, ne presentiamo alcuni profili: se vi convince dateci fiducia, ora con la vostra firma e poi il 25 settembre con il vostro voto.