Storie

di Nathan Algren

I vescovi ed il voto in Cile

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Nulla di fatto per il nuovo progetto costituzionale cileno, bocciato alle urne nella consultazione di domenica scorsa. Resta in vigore, dunque, la Carta approvata nel 1980 sotto il regime di Pinochet. Interpellati dalla stampa locale, diversi vescovi hanno commentato il risultato, sottolineando la grande partecipazione popolare al voto.

Secondo l’arcivescovo di Concepción, monsignor Fernando Chomali Garib, ora è necessario sostenere il nuovo cammino che si apre verso una nuova bozza costituzionale: “La Chiesa contribuirà sempre incoraggiando i cattolici e le persone di buona volontà a essere presenti in politica – ha detto – come arte del bene comune e a mostrare le vie del Vangelo e della Dottrina sociale”. Per monsignor Chomali, come dice Papa Francesco, “è tempo di guardare con più attenzione agli scartati della società: questo è l’obiettivo della nuova Costituzione che inizierà a prendere forma da ora in poi”. Nel sottolineare l’esigenza di unità, ha poi concluso: “Una società in cui ognuno pensa ai propri interessi è una società che si frammenta ed è destinata a fallire”.

Il vescovo di San Bernardo e membro – assieme a monsignor Chomali – del Comitato permanente dell’Episcopato cileno, monsignor Juan Ignacio Gonzáles, è intervenuto parlando del futuro che aspetta il Paese: “Per la Chiesa, essere sempre un fattore di unità e pace, che è la vocazione del Cile – ha detto –, i passi da compiere ora dovrebbero iniziare con il rinnovo della fiducia e l’ascolto reciproco. Ci vuole tempo e fiducia nelle istituzioni”.

Già prima del voto la Conferenza episcopale cilena si era espressa invitando la sfera politica a riflettere su cosa potrebbe portare a “un Cile più giusto e fraterno”. La dichiarazione conteneva un’esortazione a proseguire il lavoro per il bene della nazione, ad ampliare la propria visione e a pensare insieme a ciò che può ridurre le disuguaglianze tra gli abitanti e, al tempo stesso, migliorare le loro opportunità.

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08/09/2022
3005/2023
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