Storie
di Nathan Algren
Haiti: crescono le violenze contro le chiese
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“Solidarietà e piena comunione in questo momento di incertezza e grande dolore” ai fratelli Gesuiti del Jesuit Migrant Service (SJM) per l’attacco ad una delle loro case per migranti, situata a Ounaminteh, nel nord di Haiti, è stata espressa da Red Clamor, la Rete ecclesiale impegnata sul fronte dell’emigrazione, dei rifugiati, della tratta e degli sfollati. La struttura è stata saccheggiata e distrutta nei giorni scorsi da un gruppo di persone, “nel clima di caos generale che non finisce in questo paese sofferente”.
“Conosciamo il grande servizio che rendete al popolo haitiano, specialmente alle persone in mobilità forzata, vittime del crescente impoverimento, della violenza e delle catastrofi legate alla crisi climatica” è scritto nel messaggio, che evidenzia: “Siamo testimoni dell’amore che sentono e dell’alto apprezzamento della stragrande maggioranza degli haitiani per il lavoro che fate, questi eventi isolati sono il risultato della disperazione e della mancanza di politiche pubbliche per guidare tutti gli haitiani lungo i sentieri dello sviluppo umano integrale, senza che nessuno sia escluso dal suo diritto a vivere con dignità”.
Red Clamor si unisce quindi alla preghiera affinché abbia fine la violenza e il SJM possa proseguire la sua opera ad Haiti in piena sicurezza dei beni e della vita delle persone. Inoltre prega che il Signore tocchi i cuori degli autori della violenza, che sono “vittime del sistema imperante ad Haiti, che degrada gli esseri umani e genera violenza”.
Ancora una volta, nei giorni scorsi, i Vescovi haitiani avevano lanciato un grido di allarme sulla gravità della situazione, a nome di tutta la Chiesa presente nel paese caraibico.
I Vescovi denunciavano inoltre alcuni conduttori radiofonici, che vogliono coinvolgere la Chiesa cattolica nel traffico di armi, minacciando di compiere atti violenti contro gli edifici ecclesiali, i sacerdoti, le suore e i collaboratori delle istituzioni cattoliche. Hanno quindi ribadito che la Chiesa cattolica “non è coinvolta nel commercio di armi”, e hanno chiesto di “smettere di seminare confusione tra la popolazione. La diffamazione e la calunnia sono peccati gravi”.