Chiesa
di Tommaso Ciccotti
Papa Francesco e l’integrazione scolastica
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Al termine del congresso sulle “Iniziative nell’educazione dei rifugiati e dei migranti” che si è svolto per tre giorni alla Pontificia Università Gregoriana, Francesco riceve i partecipanti evidenziando l’importanza dell’ascolto dei desideri di coloro - giovani in particolare - che sono costretti a emigrare, mediante un vero e proprio sradicamento, dalle proprie terre di origine. Si sofferma sui tre ambiti in merito ai quali si sono concentrate le riflessioni nel corso dei lavori: ricerca, insegnamento, insegnamento, promozione sociale. “È importante riflettere sulle cause dei flussi migratori e sulle forme di violenza che spingono a partire verso altri paesi”
Il Papa si riferisce ai “conflitti che devastano tante regioni del mondo” ma anche “l’abuso della nostra casa comune”, definita una vera e propria “violenza”. Ricordando che “il pianeta è indebolito dall’eccessivo sfruttamento delle sue risorse e logorato da decenni di inquinamento” - per cui sempre più persone sono costrette a lasciare terre diventate inabitabili - Francesco si appella al mondo accademico, e a quello cattolico nella fattispecie, affinché eserciti un ruolo di primo piano per fornire risposte alle sfide ecologiche.
Sulla base di dati scientifici, potete contribuire a illuminare e indirizzare le scelte dei governanti verso una cura efficace della casa comune.Molto si è fatto, afferma il Papa, nell’educazione dei rifugiati, “ma rimane ancora tanto da fare”.
Sarà importante continuare a dare priorità ai più vulnerabili. Può risultare efficace, in questo senso, l’offerta di corsi che rispondano alle loro necessità, l’organizzazione di percorsi educativi a distanza, e l’assegnazione di borse di studio che permettano la loro ricollocazione.
Il Papa auspica che le università agevolino il ricornoscimento dei titoli di studio e le professionalità dei migranti e rifugiati anche a beneficio delle società che li accolgono. Perché, precisa:“ La scuola e l’università sono spazi privilegiati non solo di insegnamento, ma anche di incontro e integrazione”