Chiesa
di Emilia Flocchini
Beata Benigna Cardoso da Silva, martire fedele alla Parola
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Oggi, presso il Parco delle Esposizioni Pedro Felicio Cavalcanti a Crato in Brasile, più precisamente nello Stato del Ceará, alle 17 (ora locale), viene celebrata la beatificazione di Benigna Cardoso da Silva, lungamente attesa da migliaia di devoti e rimandata a causa della pandemia. La celebrazione è presieduta dal cardinal Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, come delegato di papa Francesco.
Benigna è una di quelle “martiri della castità” o “della dignità della donna” di cui viene sottolineata la resistenza per preservare la propria integrità fisica, o che vengono accomunate alle vittime degli omicidi di genere, ma della cui fede, che sottostà alla determinazione con cui esse hanno respinto i persecutori, non si parla mai abbastanza.
Nacque a Santana do Cariri in Brasile, precisamente nello Stato del Ceará, il 15 ottobre 1928, figlia di José Cardoso da Silva e Thereza Maria da Silva. Perse il padre quando non aveva ancora un anno; non molto tempo dopo, rimase orfana anche di madre.
Insieme ai suoi quattro fratelli maggiori, venne adottata dalla famiglia Sisnando Leite, proprietaria di Oiti dos Cirineus, l’azienda agricola, nella frazione di Inhumas, dove avevano lavorato i suoi genitori. Trascorse un’infanzia tranquilla, tra giochi, gite e passatempi insieme a Irani e Terezinha (detta Tetê) Cisnando, le sue sorellastre.
A loro e a Nair Sobreira, un’altra amica d’infanzia, si deve la descrizione delle sue caratteristiche fisiche, estremamente preziosa, dato che non esistono sue fotografie. Benigna era di media statura, magra, con capelli castano chiaro, leggermente mossi, e occhi castani, viso tondo e mento aguzzo. Aveva poi un occhio leggermente strabico. Modesta per natura, timida, riservata e riflessiva, non indossava abiti senza maniche, corti o scollati. La sua generosità, il suo fascino e la sua simpatia la resero cara e amata da familiari, amici e conoscenti.
A casa, svolgeva bene tutte le faccende domestiche, per non essere di peso alla sua famiglia adottiva. Era una brava ragazza, obbediente e disponibile.
Estremamente religiosa e timorata di Dio, aveva un grande desiderio di ricevere la Prima Comunione: dopo che quel sogno si fu avverato, la bambina s’impegnò a seguire alla lettera i comandamenti divini. Faceva penitenza i primi venerdì del mese in devozione al Sacro Cuore di Gesù, sempre in compagnia della sua “madrina Ozinha” e di “zia Bezinha”. Infine, era assidua alla partecipazione eucaristica.
A dodici anni, ormai in grado di leggere e scrivere, Benigna cominciò a essere infastidita da Raul Alves Ribeiro, un ragazzo più grande di lei di circa quattro anni, che le proponeva spesso di avere appuntamenti con lui. Lei, però, non voleva avere a che fare con quel ragazzo, perché si riteneva troppo piccola per un impegno sentimentale e per quel che ne conseguiva.
Chiese subito aiuto al vicario della sua parrocchia, don Cristiano Coêlho, che era anche il suo confessore. Quest’ultimo le propose innanzitutto di venire a studiare a Santana do Cariri, in modo da allontanarsi dal villaggio e da colui che era diventato un vero e proprio persecutore. Le regalò anche una Bibbia, che Benigna tenne sempre con cura. Tra le sue pagine, la ragazza trovò gli insegnamenti che le permettevano di resistere a Raul e di rafforzare la propria fede sempre di più. Amava anche raccontare gli episodi biblici agli altri bambini.
Mentre era sulla strada per andare a scuola, Benigna non lasciava che i suoi compagni maltrattassero le piante o strappassero fiori o rami. In classe era una studentessa attenta, puntuale e collaborativa. Cercava di evitare che i compagni subissero punizioni corporali, come essere picchiati a colpi di pagaia o essere messi in ginocchio sui chicchi di mais; quando però li vedeva costretti a questo, piangeva per loro.
Nel pomeriggio di venerdì 24 ottobre 1941, dopo che tutti i suoi approcci erano risultati vani, Raul decise di appostarsi nella boscaglia vicina al pozzo dove sapeva che Benigna sarebbe andata ad attingere acqua, non lontano da casa sua. Quando la vide arrivare con la brocca sulla schiena, vestita con un abito rosso a pallini bianchi, si avvicinò a lei col pretesto di aiutarla: in realtà, la aggredì fisicamente. Più lei si rifiutava, più lui insisteva per violentarla.
Benigna riuscì a sfuggirgli e scappò, ma lui, comprendendo che non l’avrebbe mai avuta, afferrò il machete che aveva con sé: le recise prima due dita della mano sinistra, quindi la colpì alla fronte, sulla schiena e al collo, quasi decapitandola; quindi fuggì, credendola morta. Il cadavere di Benigna venne trovato poco dopo e sepolto, nella mattina di sabato 25 ottobre, presso il cimitero pubblico di San Michele, a Santana do Cariri, nella tomba della sua famiglia adottiva. La ragazza aveva compiuto da poco tredici anni.
L’intera comunità civile e cristiana di Santana do Cariri fu sconvolta dall’accaduto, ma fu altrettanto convinta che Benigna fosse morta santamente. Don Cristiano Coêlho annotò la sua morte sul registro dei Battesimi, con queste parole:
«Morì martire alle ore 4 del pomeriggio del 24 ottobre 1941. Eroina della castità. Che la sua santa anima converta questa parrocchia e sia di protezione ai bambini e alle nostre famiglie. Questi sono i voti che faccio alla nostra santina».
Sulla sua tomba e sul luogo dell’uccisione continuavano a sostare in preghiera moltissime persone, che spesso affermavano di aver ottenuto grazie per sua intercessione. Quanto a Raul Alves, fu arrestato e condotto in un riformatorio a Maracanaú, nella Regione Metropolitana di Fortaleza. Cinquant’anni dopo l’accaduto, tornò sul luogo del delitto, per chiedere perdono a Benigna, raccontare il proprio pentimento e descrivere come, nei momenti di sconforto, ricorreva a lei.
La fama di martirio che circondava Benigna oltre settant’anni dopo la sua uccisione è comprovata anche dagli affollati pellegrinaggi, specialmente nell’anniversario della nascita e della morte, sui luoghi del suo martirio e della sua sepoltura, che ora è nella Chiesa Madre di Santana do Cariri, intitolata a Sant’Anna.