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di Mario Adinolfi
CONTRO L’ABORTO - CON LE 17 REGOLE PER VIVERE FELICI 2
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Capitolo 2 - I numeri
Al di là delle chiacchiere sull’aborto parlano i numeri. Quando vi rifilano sui giornali la balla secondo cui in Italia sarebbe difficile abortire ricordate a quei signori in malafede, che vogliono solo cancellare l’articolo 9 della legge 194 che garantisce ai medici l’obiezione di coscienza, che nell’Italia dell’inverno demografico che disperatamente bisogno di figli come assoluta priorità, vengono soppressi 182 bambini. 182 bambini ogni giorno che Dio manda in terra, 365 giorni l’anno senza pause, presumendo un’attività dalle 9 alle 19 si tratta di oltre 18 bambini l’ora in questa fabbrica della morte che non si ferma mai. Ogni duecento secondi un bambino in Italia viene ucciso nel ventre della propria madre.
Per quali ragioni? Non esistono studi sulle cause dell’aborto in Italia. Il rapporto che ogni anno viene consegnato al Parlamento racconta fredde cifre, per l’anno 2020 che è l’ultimo di cui disponiamo gli aborti sono stati 66.413 con prevalenza nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. Smontiamo subito l’argomento economico: non si abortisce perché si è poveri. Nei Paesi più poveri del mondo l’aborto non esiste, è prassi che riguarda le società opulente. Nei ricchissimi Anni Ottanta, dal 1980 al 1989, furono soppressi prima della nascita oltre due milioni di bambini. Negli Anni Dieci di questo secolo gli aborti sono stati la metà. La povertà nei Paesi occidentali è fattore di denatalità, questo sì, si decide di non avere figli in assenza di aiuti strutturali alla famiglia naturale. L’aborto viene deciso per altri fattori.
In assenza di studi italiani sul tema, possiamo rifarci però a uno studio analitico del 2018 realizzato dal Dipartimento della Salute dello Stato della Florida che ha tracciato molte delle cause che vengono addotte nel dibattito pubblico come fattori che giustificano l’esistenza del cosiddetto “diritto di abortire”. Quante donne abortiscono per malformazione del feto? L’1%. Quante per via del fatto che la gravidanza è conseguenza di uno stupro? Lo 0,14%. Quante perché violate in famiglia, per incesto? Lo 0,01%. Quante perché la gravidanza mette in pericolo la vita della madre? Lo 0,28%. Quante perché la maternità comprometterebbe la salute psicologica e emozionale della donna? L’1.7%. Oltre il 95% delle donne intervistate hanno dichiarato che interrompevano la gravidanza per il figlio era un effetto non voluto di un rapporto sessuale non responsabile. In sostanza, l’aborto era utilizzato come metodo anticoncezionale, come una pillola dei cinque giorni dopo assunta con qualche settimana di ritardo.
Anche il tema dell’obiezione di coscienza in Italia come strumento che impedirebbe alle donne di abortire nel nostro Paese, utilizzato spesso in sede di Unione europea dove la cultura abortista è imposta come quella genderista, è totalmente falso. Il Rapporto parlamentare sull’applicazione della legge 194 per l’anno 2020 certifica che i ginecologi obiettori sono in Italia il 64,6%, così come lo sono il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico. Io auspico di fermare un giorno l’aborto in Italia avendo il 100% di obiettori di coscienza, in nome della libertà e della vita. Ma nel frattempo senza dubbio dalla farmacia all’ospedale i metodi per fermare una gravidanza uccidendo il frutto dell’amore è scandalosamente prevalente anche nel nostro Paese e non esiste un solo caso di una donna che abbia voluto disfarsi del figlio che portava in grembo e che non ci sia riuscita. Purtroppo, è il mio commento.
L’aborto normalizzato, l’aborto che è ormai in Italia in un caso su tre risolto con modalità farmacologica utilizzando la pillola Ru486, viene ormai venduto alle donne come il più estremo degli anticoncezionali, non come soppressione di un essere umano vivente e dotato di suoi propri diritti. D’altronde anche la pillola dei cinque giorni dopo liberalizzata grazie ad Aifa in Italia come prodotto da banco che non richiede la ricetta medica neanche per le minorenni, è una pillola abortiva che per legge non si potrebbe vendere in farmacia. E quando dicono che “gli aborti sono diminuiti” usano questo slogan per magnificare le virtù della legge 194 senza dirvi mai che in realtà sono le nascite ad essere drasticamente diminuite e di conseguenza gli interventi di interruzione volontaria della gravidanza. Oggi nascono 400.000 bambini e l’aborto viene censito in oltre 66mila casi: ogni sei nati, un aborto. Ma non si calcola quanti vengono soppressi dalla cosiddetta “contraccezione d’emergenza”, appunto quelle pillole dei cinque giorni dopo che impedendo l’annidamento dell’ovulo fecondato nei fatti lo uccidono. Stando ai numeri per il concepito venire al mondo equivale a sopravvivere alla roulette russa. Con le leggi sull’aborto spariamo sul nostro destino e ci continuiamo ad augurare che il più delle volte si spari a salve. Non capiamo che il solo esporre la vita a questo gioco è indice della tendenza suicida dell’umanità opulenta contemporanea.
(2. continua)