Chiesa

di Stefano Di Tomassi

Mons. Gervasi: “La parrocchia sia il luogo dove tutti si sentono accolti”

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Ostia – Un luogo dove tutti, nessuno escluso, si senta abbracciato e accolto. Così deve essere la parrocchia secondo mons. Dario Gervasi. Il monito del presule arriva durante la messa di insediamento di don José Ricardo Leon Chang come parroco di Nostra Signora di Bonaria, la parrocchia “più a Sud” del territorio di Ostia. “Questa comunità – dice mons. Gervasi – è come Gerico. Col vostro nuovo pastore, camminando, incontrerete anche voi Zaccheo. Guardatelo come ha fatto Gesù e accoglietelo”. E conclude: “La vita di parrocchia è bella perché non si è solo figli di Dio, ma anche fratelli“.

La chiesa di Nostra Signora di Bonaria, a Ostia – Lido di Ponente.

Il nome di questa chiesa è preso dal Santuario di Nostra Signora di Bonaria, un complesso religioso della città di Cagliari situato in Piazza Bonaria, in cima al colle omonimo (buon’aria). Le origini risalgono al 1335
La chiesa di Ostia è stata progettata da tre architetti Francesco Berarducci (progettista della chiesa San Valentino al Villaggio Olimpico), Giorgio Monaco e Giuseppe Rinaldi .
Lavori eseguiti negli anni settanta, è stata inaugurata il 17 aprile 1982 dal Cardinale Vicario Ugo Poletti.
L’idea progettuale
I tre progettisti hanno voluto progettare un edificio orizzontale, basso, aderente al terreno, nel rispetto del paesaggio marino circostante che all’epoca della costruzione anni 1970, non era ancora edificato.
A questo scopo si sono ispirati, per la sala principale, alla “cavea” del teatro grecoromano, scavata nel terreno, a una quota più bassa rispetto al piano di calpestio esterno, in modo da tenere il più basso possibile la copertura leggermente inclinata.

Le due sale di culto (una maggiore, l’altra minore) e il battistero sono contenuti in un unico spazio, coperto da una grande piastra leggermente inclinata, di m 45 x 48, che sembra voler nascondere e proteggere lo spazio sottostante. I progettisti hanno rinunziato alla fiera delle vanità, non hanno fatto un’architetturaverticale , emergente sul paesaggio marino, si sono invece concentrati a realizzare uno spazio interno sotterraneo che invita al silenzio, alla meditazione interiore, alla preghiera.

I due ingressi alla sala principale sono volutamente piccoli e nascosti, come avviene per l’ingresso alle catacombe. Dalle chiese romaniche e in particolare quelle cistercensi viene richiamata la povertà e semplicità dei materiali: pareti, pavimento e copertura in cemento a faccia vista con
l’impronta delle tavole usate per le casseforme; panche in cemento con sedile di legno, molto essenziali, a costo di risultare scomode, senza schienale.
Poiché la chiesa è parzialmente interrata, l’illuminazione naturale piove dal soffitto; è possibile osservare quanto emerge sopra il piastrone della copertura, tre corpi bianchi, sono i lucernari che illuminano i locali sottostanti: un tronco di cono più alto illumina l’area circolare dove è posto l’altare principale un secondo tronco di cono, largo e basso, illumina la piccola sala circolare con l’altare minore tra i due sorge un terzo cono, stretto e alto, che proietta la luce sulla sedia presidenziale
Colpisce il contrasto di luce tra la penombra e il soffitto basso sopra i sedili e la luce abbagliante che piove dall’alto sopra lo spazio circolare dell’altare, posto al centro tra due grosse colonne vuote che accolgono il tabernacolo e la sedia presidenziale, quest’ultima illuminata fortemente dal soprastante lucernario verticale.
La piastra di copertura è inoltre è tagliata nel senso della pendenza da uno stretta fessura-lucernario che separa la sala principale, a sinistra, dalla sala secondaria insieme al battistero, posti a destra

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07/11/2022
0906/2023
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