Storie

di Fabio Annovazzi

COSTRUTTORI DI INFELICITA’ A CUI E’ STATA RUBATA LA SPERANZA

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Sono giunto in una fase dell’esistenza in cui è necessario prendere decisioni forti e non lasciarsi trascinare dalle correnti impetuose dei rigagnoli del pensiero unico. E’ora che incominci a centellinare le forze, visto che il depauperamento fisico e mentale comincia a farsi sentire di brutto.

Ho vissuto sino ad ora anche troppo intensamente, sul filo del rasoio dei nervi, e le conseguenze si evincono da alcuni inquietanti segnali di decadimento che il fisico mi riserva ultimamente. Per cui
ho preso la ferma decisione di non accollarmi, da ora in avanti, impegni che ritengo non portino a nulla, di non presenziare a riunioni che sono lontane mille miglia dai problemi reali della nostra periferia esistenziale, di evitare come la peste convegni in cui già da lontano si annusa profumo di putrefazione e morte. Se appena avverto, dai sensori interiori della mia esperienza, mode del
momento, ecologismi fuori luogo, cianfrusaglierie ideologiche, rimbalzo con orrore gli inviti plurimi che mi giungono da ogni parte. Mi spiace per quelli che perdono tempo a mandarmi
locandine o brochure, non voglio certo con la mia latitanza offenderli, ma ritengo che chi si accoda al politicamente corretto organizzando serate soporifere, atte a trattare problematiche avulse alla realtà locale, sia completamente fuori strada. E dirò di più: dando credito a pagliuzze di nessun importanza si lasciano le travi colpire impietosamente i bulbi oculari degli ultimi resistenti, si
perdono soldati in battaglie in cui non si ottiene nemmeno la classica vittoria di Pirro. In pratica ci si rende, involontariamente, complici attivi di un omicidio in cui le vittime predestinate sono i
penultimi della montagna. Qui è un problema di sopravvivenza, di luci che si spengono e non si riaccenderanno mai più, di chiusure continue e reiterate, di denatalità spaventosa, di numeri che
calano impietosamente, ma si “convegna” solo per fatuità del tutto secondarie. Sì, lo so, sono monotono, ripetitivo e barboso, ma che ci volete fare il dolore al cuore è troppo forte per non urlare
un grido straziante. Fatto sta che si insiste a sviscerare problemi inesistenti o marginali, ci si accapiglia in puerilità; ho visto sindaci azzuffarsi per un nonnulla anziché fare fronte comune contro
il nemico mortale dello spopolamento. In parecchi campi si cerca di risolvere problemi quando ormai i buoi sono fuggiti dalla stalla, inutile chiamare il veterinario quando la mucca sta esalando
l’ultimo respiro. Ora è di moda un nuovo imperante dogma del mainstream, che ha sostituito il credere – obbedire - combattere, si chiama transizione ecologica, o forse sarebbe più opportuno
chiamarla transizione ideologica, sicuramente è più appropriato. Questa tendenza del momento è giunta in pompa magna persino nelle irte rive dei prati montani, tra i crepacci delle nostre Prealpi.
Sono riusciti sottilmente a inculcarci nel cranio l’idea che la Panda 4X4 di mio papà inquina più di un Boeing 747, dicono che le flatulenze bovine dell’azienda agricola di mio cugino portino
fenomeni atmosferici estremi che distruggeranno il pianeta, asseriscono che per il bene della terra dovremmo divorare copiosamente cavallette, scorpioni e alghe. Il gergo ed imperativo mussoliniano “vincere” è stato soppiantato dall’assioma “sostenibilità”, come il prezzemolo lo trovi ovunque, su ogni etichetta e in ogni evento, un azienda che vuole stare al passo coi tempi ed essere trend lo deve scrivere a chiare lettere sull’etichetta dei propri prodotti, pena lo stigma sociale. Me ne guardo bene
dal cercare di contraddire questi infatuati di ecologismo nostrano, il rischio di manganellate verdi è dietro l’angolo e gli accecati sono sempre pericolosissimi, l’estremismo li rende serial killer del
prossimo dissenziente. Vedo, e me ne dolgo, anche molti preti lasciarsi inebetire da questa marea pecorile asservita ad un anti umanesimo di maltusiana memoria che vede nell’essere umano un
componente dannoso dell’ecosistema. Dimenticano in pieno che l’uomo in se è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, è il culmine della Creazione, e semmai è l’uso distorto della libertà
concessa, che noi cattolici chiamiamo peccato, a creare danni orribili, anche alla natura. Intanto, nel bel mezzo di discussioni sterili, il Titanic italiano sta affondando e francamente importa poco che sia stato costruito utilizzando energia da fonti rinnovabili, e nei suoi componenti non contenga materie plastiche, vorrei una scialuppa di salvataggio per non annegare nel gelido e tempestoso
mare dell’auto annientamento. Se questo coacervo di mode perniciose sta distogliendo la mente di molti dai veri problemi dell’italica terra, ed è a mio modo di vedere di secondaria importanza, figuriamoci in zone come le nostre sempre più desolatamente scevre di bipedi umani. Magari avessimo problemi di inquinamento, significherebbe che la presenza antropica non è agli sgoccioli come ora e la savana di arbusti e rovi non ci starebbe ingoiando. Anzi, per dirla tutta, andando nel concreto dei problemi paesani, rimpiango i tempi in cui dai comignoli della fabbrica di gesso del mio paese uscivano fumi in quantità stratosferica. Certo, a volte non sarà stato un bel vedere, ne un profumo inebriante, ma ciò portava lavoro, vita, Famiglia, e non morte come la procedura
fallimentare attuale. Sono fuori moda con queste dichiarazioni? Non faccio calare la CO2 nell’atmosfera? Sinceramente parlando mi rimbalza, le fatte di salame sugli occhi attualmente non le porto, e non le voglio portare. Vi è poi un ulteriore componente, sorella gemella, che spalleggia e da manforte a queste infauste mode. Una marea nera di negatività sta invadendo i cuori delle persone comuni, vi è una tacita ed orribile accettazione dell’auto annientamento in corso, quando addirittura non si collabora con esso. La rassegnazione, a un evento negativo che sembra
ineluttabile è quanto di più sbagliato possa esistere, reagire è un dovere morale anche se non è facile, anche quando tutto intorno sembra girare all’incontrario. Questa negatività perniciosa ed
inconcludente sta contagiando tutti peggio del coronavirus, e sembra attecchisca di più là dove la presenza umana va scomparendo. La sindrome delle tinte fosche, con la paura del futuro incorporata nell’anima, è un vento insidioso che ti entra nei pori della pelle, trasformandoti in zombie vivente anche se non vuoi. Diveniamo nostro malgrado dei dead man walking, letteralmente morti che camminano, come ben diceva Madre Teresa di Calcutta. E se siamo capaci di ribellarci all’infausto
andazzo ci lasciamo anche rubare la speranza da questi costruttori di infelicità. Occorre stroncare questo binomio del terrore, se l’Italia vuole risalire la china deve farlo cominciando dalle aree più
depresse dando fiducia e speranza soprattutto alle sparute nuove generazioni. Quando vedo quei pochi ragazzi vogliosi di reagire, ed impermeabili a mode folli dettate dagli schermi, mi si apre il cuore, anche i dolori più lancinanti mi si affievoliscono. Sono mosche bianche lo so, in questo desolato panorama di conformismo, ma ci sono; e spero contagino col loro fare anche i coetanei, portando una ventata di ottimismo nel vortice di musi cupi. E’ l’unica speranza che abbiamo, altre non ne conosco. Vi faccio un ennesimo appello finale ragazzi: non lasciatevi infatuare dalla globalizzazione virtuale, e dai suoi nefasti artefici, che vi mettono in testa che l’Italia è sulla via del declino ed ormai spacciata, vi stanno spudoratamente mentendo. Con sibilo suadente vi propongono
di andare all’estero alla ricerca di chissà che, perché qui, a loro dire, non vi potete “realizzare”.
Falso, terribilmente falso! E’ una bugia colossale e maligna. Rimanete qui invece, combattete con tutte le vostre fresche energie per la nostra amata Patria. Andate contro corrente e costruitevi una
famiglia, fate figli, non vi è nulla di più bello e determinante per il futuro. Lottate per la cultura della vita e non assecondate i becchini dell’autodeterminazione, vi portano sulla via dell’infelicità.
Siamo nella Patria dell’arte, dei poeti sublimi, degli artisti più blasonati, degli scultori migliori. nessuno al mondo ha un passato come il nostro, neanche lontanamente. Questo Paese ragazzi, con
una gloria simile alle spalle, merita un avvenire degno della sua storia. Coraggio, non arrendetevi, tocca a voi portare avanti la lotta!

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07/12/2022
2309/2023
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