Chiesa
di Tommaso Ciccotti
Papa Francesco: la salute non è un lusso
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“La salute non è un lusso, è per tutti”. Allora “spetta ad ogni Paese adoperarsi per ricercare le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute”. Francesco leva ancora una volta la voce contro quella “cultura dello scarto” che tende a eliminare chi non è produttivo o autosufficiente. In primis, i malati. L’appello del Papa è il cuore del discorso ai membri della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, organismo che rappresenta migliaia di professionisti sanitari.
Il Papa ringrazia i professionisti sul campo per l’impegno e la dedizione, “specialmente quando sono nascosti”. Ricorda quindi l’esperienza “difficilmente immaginabile” che il mondo ha vissuto negli ultimi tre anni, quella della pandemia. “Senza il vostro impegno e le vostre fatiche - dice - molti malati non sarebbero stati curati”.
Il senso del dovere animato dalla forza dell’amore vi ha permesso di prestare la vostra opera al servizio del prossimo, anche mettendo a rischio la vostra stessa salute. E con voi ringrazio tutti gli altri operatori sanitari. La pandemia spinge quindi a una riflessione sull’esperienza della malattia, come pure la prossima ricorrenza, l’11 febbraio, sulla Giornata mondiale del malato. “Ciò - sottolinea - è oggi tanto più opportuno, anzi necessario, perché spesso la cultura dell’efficienza e dello scarto spinge a negarla”.
Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti.
Può accadere, allora, “che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti”. Ed è così, dice Francesco, che “inizia la solitudine”. Contro la “cultura dello scarto” c’è “la cultura della cura”, che è quella “impersonata dal buon Samaritano”, il quale davanti a un uomo ferito che altri avevano ignorato “non gira lo sguardo altrove”, ma si avvicina “con compassione” e se ne prende cura. La parabola evangelica indica dunque una precisa linea di comportamento: “Ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune” .“Rialzare e riabilitare” sono le due parole che il Papa indica per il servizio dei professionisti sanitari. Servizio che nasce dalla consapevolezza che i loro assistiti “prima di tutto sono persone”. “Al centro infatti dev’esserci sempre la persona, in tutte le sue componenti, compresa quella spirituale: una totalità unificata, in cui si armonizzano le dimensioni biologiche e spirituali, culturali e relazionali, progettuali e ambientali dell’essere umano nel percorso della vita”, afferma Papa Francesco. “Questo principio, che è alla base della Costituzione etica della vostra Federazione, orienta il cammino e permette di non cedere a sterili efficientismi o a un’applicazione fredda dei protocolli”.