Società
di Paolo Nardon
Un fantastico disastro
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Era da tantissimo tempo che non lo facevo, così tanto che me ne ero quasi dimenticato; il ricordo, nel profondo, c’era però era disperso nella nebbia di un passato lontano e sfuocato. Probabilmente per molti è una sciocchezza ma per me, per come sono fatto, non lo è. Qualche giorno fa ho preso gli auricolari, li ho agganciati al cellulare e sono andato a fare la solita rigenerante, e salvifica, passeggiata quotidiana; abitudine che ho conservato anche nei periodi del post lockdown quando la gente ancora terrorizzata, anche potendo, faticava a mettere il muso fuori dalla porta di casa. Giravo per una Udine semi deserta e silenziosa in cui l’unico segno di speranza umana era il suonatore di fisarmonica; eroicamente resisteva diffondendo note di un’allegria che pensavamo fosse persa per sempre.
Vi chiederete, quindi, cosa diavolo ho ricominciato a fare dopo tanto tempo. Come dicevo poco fa, per molti, probabilmente, sarà una sciocchezza, ma chi ha una passione simile alla mia… capirà. Dopo tanto tempo mi sono sparato nel cervello solo, e soltanto, musica degli OASIS… al massimo volume e senza intromissioni estemporanee di altri artisti. Solo quella musica che conosco alla perfezione perché mi si è marchiata a fuoco nel più profondo dell’anima. Canzoni che conosco e che soprattutto mi conoscono perché mi hanno accompagnato nei momenti più belli e brutti della mia vita. Ogni nota ha un senso e significato che conosco solo io, perché sono conservati, e nascosti, dentro di me. Sono una specie di arcano che nessuno può rubare e portare via. Come i grandi amori che fanno grandi giri e poi si incontrano (semi cit. ) così quelle note ci sono sempre anche se non sembra; attendono con pazienza nell’ombra della vita, e della memoria, e poi ritornano a te senza rancore e rivendicazioni. Sono pronte a riprenderti senza domande e condizioni e curano le tue ferite e i tuoi dolori. Questo è un tempo strano in cui le emozioni, e i sentimenti, si mescolano in maniera schizofrenica. La mia vita è stata letteralmente scaraventata nel frullatore; devo dire che la cosa è anche piacevole però non sempre. Si vive un continuo ottovolante… ci si diverte però ce la si fa anche sotto. Vivi a tavoletta… e la velocità ha i suoi rischi. Si sta poco ad andare in testa coda o addirittura a cappottarsi. La vita, in questi mesi, mi ha fatto incontrare persone importanti e vivere momenti bellissimi e contemporaneamente dolorosissimi; quei momenti che toccano il profondo e che, nel bene e nel male, lasciano un segno indelebile dentro di te. Un susseguirsi supersonico di strappi sui quali non hai quasi alcun controllo. Si alternano supernove di luce sfolgoranti e abissi plumbei. Tu puoi solo prenderne atto ed affrontare i casini colpo su colpo. In questo bailamme c’è tanta adrenalina, qualche volta anche troppa… . Ci sono momenti in cui la giostra si ferma e ti vedi fottutamente sbagliato e storto, a volte sono le persone a cui tieni che te lo dicono o te lo fanno capire. Parlo soprattutto di quelle che ti sei “scelto” o che la vita ha scaraventato, senza tanti convenevoli, sulla tua strada. Così come le ha messe lì, poi altrettanto inspiegabilmente le fa volare via. Fuoco caldissimo e violento ma effimero… però l’ustione rimane. A volte sei troppo… a volte troppo poco; sembra quasi un rebus impossibile da risolvere. La sera a letto, prima di prendere sonno, nel buio della tua camera rimugini su quello che stai vivendo e fatichi a trovare il bandolo della matassa. Concludi la “profondissima” analisi che sei un casino senza fine. Giunto a questa geniale conclusione rimani un attimo fermo immobile per farla decantare dentro di te e poi ti addormenti un po’ rintronato.
L’altro giorno quando, dopo tanto tempo, ho rinforcato gli auricolari e messo su a cannone gli Oasis ero più o meno in quella zona di vago scazzo; nella nebbia tendente all’autocommiserazione che ti “appesantisce” come fa un incudine attaccato alla caviglia mentre sei a fare una nuotata in mare. Vagoli dicendoti che sei
un disastro e che quella è la tua condizione e da lì non potrai mai uscire.
Camminando guardavo per terra cercando una soluzione al “terribile” dilemma esistenziale e la soluzione non si vedeva all’orizzonte. Intanto Liam e Noel & Co. picchiavano duro nelle mie orecchie, nel mio cervello, nel mio cuore… nella mia anima e facevano il loro dannato lavoro. Piano piano è nata, e cresciuta, dentro di me una sensazione nuova, ma non inedita. Come la mattina la prima luce del giorno squarcia le tenebre così un’idea si è fatta strada inesorabilmente nei mie pensieri arruffati. Ha cominciato a prendere sempre più spazio, sgomitando con britannica arroganza e strafottenza. Ha, come si suole dire, fatto sentire la presenza. Ad un certo, di colpo, ho sollevato lo sguardo dalle mie fichissime Clarks e ho guardato in alto. In quel momento mi sono detto “Sai che c’è? Sì, sono un fottutissimo disastro e casino… ma sono un FANTASTICO fottutissimo disastro e casino. Quello del Piano di Sopra mi ha fortissimamente voluto così, chi sono io per dire che ha sbagliato? Mi ha fatto così e adesso sono cazzi suoi… COME ON !!!!”. Questo sproloquio interiore mi ha alleggerito facendomi buttare fuori tutta la ruggine che avevo accumulato in questi mesi un po’ strampalati. Ho visto chiaramente le mie “peculiarità” ma anche quelle di tutte le persone che ho incontrato e conosciuto in questo tempo. Come quando si tampona hai due opzioni… o ti prendi a mazzate o fai la constatazione amichevole. Quella musica amica e i Memoriali che ho mi hanno fatto propendere per la seconda. Tutti abbiamo difetti; dobbiamo affrontare i nostri e farci un po’ carico di quelli dell’altra persona se vogliamo costruire qualcosa in due. Quindi il giochetto è “semplice”, devi trovare e “vedere” quella che sia disposta a fare altrettanto con te.