Chiesa

di Tommaso Ciccotti

I vescovi italiani: la sanità non sia di élite

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Per i vescovi italiani occorre rispondere alle istanze del tempo presente con creatività e con un impegno rinnovato di presenza nella società, senza paura di esprimersi ma mostrando unità e favorendo la discussione sui temi cruciali per la vita delle persone, ispirati unicamente dal Vangelo. In quest’ottica, il Consiglio Permanente della Cei ha puntato l’attenzione su alcune sfide che il Paese è chiamato ad affrontare, a beneficio di tutti: la sanità, la scuola, il Pnrr, la povertà e il fenomeno migratorio. Monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari, segretario generale della Conferenza episcopale italiana presenta ai giornalisti il comunicato finale della sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente, svoltasi a Roma da lunedì 23 ad oggi, mercoledì 25 gennaio. Una tre giorni di confronto intenso i cui risultati sono stati illustrati da monsignor Baturi nella Sala Marconi di Palazzo Pio, sede dei media vaticani

“Essere creativi - rimarca il segretario generale della Cei - significa essere vicini al popolo”. In particolare “non si può non pensare alla povertà educativa, un tema decisivo. L’altra grande questione è quella dell’unità del Paese, la sua democrazia perché se manca la partecipazione, se non c’è fiducia, la democrazia si riduce ad un insieme di regole”. “Abbiamo dato la nostra disponibilità al Governo - rimarca il presule - per un dialogo a tutto campo, in particolare sui temi che ci sono più a cuore come quello della povertà, dove - sostiene - ci sembra che la situazione si aggravi, e penso ancora al tema dello sviluppo e appunto dell’educazione”. Per favorire il confronto sulle nuove forme di partecipazione e la costruzione di alleanze, dove “per costruire occorre speranza, desiderio, sentendosi responsabili del bene e dando valore ai corpi sociali”, il Consiglio Permanente - si legge nel comunicato - ha scelto di dedicare la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia al tema “Al cuore della democrazia”. L’iniziativa si svolgerà dal 3 al 7 luglio 2024 a Trieste. “Cambia anche il nome, non più italiani, ma in Italia, perché - spiega monsignor Baturi - sono tanti i cattolici non italiani nel Paese”. In questa sessione l’attenzione dei vescovi è andata ancora una volta alle periferie esistenziali. Da qui l’incoraggiamento a promuovere e a sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri, con l’approvazione e il rilancio del Progetto Policoro, nato dall’intuizione di don Mario Operti, per accompagnare i giovani ad assumersi responsabilità in campo sociale e lavorativo. Si è deciso inoltre di tenere un’Assemblea Generale Straordinaria ad Assisi, dal 13 al 16 novembre di quest’anno, e si è provveduto infine ad alcune nomine tra le quali quella di don Gianluca Marchetti a sottosegretario della Cei.

Grande preoccupazione è stata espressa dai vescovi riguardo alla sanità pubblica che, si legge nel testo, sta scivolando verso una sanità di élite e rischia di lasciare indietro chi non ha possibilità economiche e vede impedito l’accesso alle cure. “La difficoltà di accedere per il luogo in cui si risiede, per le condizioni economiche e culturali incide sulle aspettative di vita”, afferma il segretario generale della Cei rispondendo alle domande dei giornalisti. “La società per reggere deve tenere insieme i diversi pezzi ed il tema della sanità non può non essere al centro della nostra attenzione, perché - spiega - ci preoccupano tutte quelle misure volte a indebolire la sanità di base, quella territoriale o altre misure che riducono la possibilità di accesso a cure adeguate”. Allo stesso tempo, è stato rilevato il pericolo di un nuovo assistenzialismo che sembra tamponare le emergenze, ma che non risolve i problemi alla radice. Il divario tra Nord e Sud, visibile non solo in campo sanitario, si accentua in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), uno strumento che richiede una grande capacità progettuale e che fatica, scrivono i vescovi, ad essere a servizio di tutti, soprattutto delle regioni del Mezzogiorno. Nel guardare alla situazione del Paese, accanto agli aspetti positivi di alcuni recenti provvedimenti legislativi, viene evidenziata la persistenza di vecchie e nuove povertà. “C’è una riflessione aperta sul tema del reddito di cittadinanza”, afferma monsignor Baturi rispondendo ad un’altra domanda e “ci possono essere situazioni di povertà che richiedono interventi di solidarietà per dare dignità alla sua persona e alla sua famiglia, ma al tempo stesso, senza entrare nello specifico, è necessario collegare queste misure allo sviluppo ed al lavoro. Per questo il presidente Zuppi - aggiunge - ha detto che la Cei è disponibile a un dialogo sul welfare nel suo complesso”. Non manca poi l’accento su un argomento cruciale qual è quello della pace, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina e la cui costruzione è un compito che sollecita ogni credente.
L’importanza di costruire comunità aperte e di lavorare insieme è emersa anche nel confronto sul secondo anno del Cammino sinodale dedicato all’ascolto. Nonostante qualche resistenza, nelle diocesi italiane il tentativo di rendere il Cammino non solo un evento, ma - si evince dal comunicato - uno stile sta prendendo corpo nel linguaggio e nelle intenzioni, attraverso assemblee, incontri, iniziative promosse nelle diocesi e nelle parrocchie e in altre realtà nell’ambito dei “cantieri sinodali”. In questo orizzonte, i Vescovi hanno scelto come tema principale della 77ª Assemblea Generale (Roma, 22-25 maggio 2023): “In ascolto dello Spirito che parla alla Sua Chiesa. Linee per la fase sapienziale del Cammino sinodale”. L’obiettivo è offrire una mappa di temi emersi e approfonditi nel biennio dell’ascolto, avviandosi così nella seconda fase a discernere il “senso di fede” espresso nella prima e, su questa base, costruire alcune proposte. Si tratterà di individuare quei nodi pastorali concreti sui quali portare l’attenzione dell’intero popolo di Dio per comprendere cosa va cambiato per diventare una Chiesa più fedele al Vangelo, più accogliente, più aperta, più prossima, più agile, più missionaria, più familiare, più vicina agli ultimi, più capace di relazioni, più spirituale e più kerygmatica.
Guardando al tempo presente, i vescovi non hanno mancato di evidenziare le grandi trasformazioni sociali, politiche e culturali in atto che fanno emergere, da un lato, la frammentazione sociale e l’individualismo crescente e, dall’altro, una vitalità diffusa. Il Paese è chiamato ad affrontare nodi importanti, tra cui la promozione e la difesa di un lavoro degno, la riduzione delle diseguaglianze, la custodia dell’ambiente. Servono, pertanto, ascolto attivo, protagonismo comunitario e responsabilità. Secondo la Cei il futuro dell’Italia, in relazione anche allo scenario globale e alle sfide che ne conseguono, richiede persone che si mettano in gioco e collaborino per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere.
Ad introdurre, lo scorso 23 gennaio, la sessione invernale del Consiglio episcopale permanente era stato il cardinale presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, indicando come prospettiva per la Chiesa italiana quella di chi “continua a parlare e non tacere” per fare emergere il “popolo di Dio nascosto” che già c’è nel Paese, molto più numeroso di quello che possiamo misurare “con categorie vecchie” e che si può vedere in momenti particolare della vita della società, com’è stata la scomparsa di fratel Biagio Conte a Palermo che “ha suscitato in modo sorprendente attenzione attorno alla sua figura”. Una Chiesa chiamata a tendere alla pace, perché il mondo, sottolineava Zuppi, “deve porre fine a questa guerra e affrontare seriamente gli altri conflitti aperti, che sono meno sotto gli occhi di tutti, ma pure così dolorosi”. Da qui l’invito alle parrocchie italiane a pregare ad ogni Messa “insistentemente per la pace”.

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26/01/2023
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