Politica
di Giuseppe Udinov
L’Ue gioca la carta dei rimpatri per superare lo stallo su migranti
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Rilanciare la strategia dei rimpatri, e mettere l’Unione europea nelle condizioni di intervenire direttamente nella gestione dei flussi migratori. Al Consiglio europeo in agenda questa settimana, il 9 e 10 febbraio a Bruxelles, sarà un po’ questa la formula su cui si punterà per evitare strappi tra i governi Ue sul dossier dei migranti. Un tema particolarmente divisivo. Sull’incremento dell’azione esterna per la difesa dei confini Ue, in particolare, ha posto l’accento l’ultima bozza delle conclusioni del summit dei leader. Sarà un Consiglio europeo straordinario, a cui non seguirà, quindi, un testo legislativo. Il rischio è che la riunione si trasformi in un tutti contro tutti non solo sui migranti ma anche sull’altro tema caldo del momento, quello degli aiuti di Stato. La premier Giorgia Meloni ha iniziato il suo mini-tour a Stoccolma e Berlino rinfrancata dal linguaggio contenuto nell’ultima bozza sul dossier migrazione.
«È necessaria un’azione rapida per assicurare rimpatri effettivi, dall’Ue e dai Paesi terzi lungo le rotte, verso i Paesi di origine, utilizzando come leva tutte le politiche, gli strumenti e i mezzi pertinenti», si legge nel testo. L’elenco degli strumenti è nutrito: si va dalla più classica azione diplomatica alla cooperazione commerciale.
Ed è su questo punto che l’Ue potrebbe fare breccia con gli interlocutori africani: condizionando il cosiddetto Sistema di Preferenze Generalizzate (Spg) - che fornisce agevolazioni tariffarie per incoraggiare l’export di uno Stato in via di sviluppo - alla cooperazione sui migranti da parte di un determinato Paese d’origine. Con le capitali “amiche” potrebbe anche aumentare l’apertura sulle quote di immigrazione legale. Il tema è stato citato anche da Meloni dopo l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Sono disponibile ad aprire i consolati in Africa per far fare domande regolari e poi distribuire chi può entrare», ha spiegato la presidente del Consiglio.
Di solidarietà e responsabilità, al Consiglio europeo, sarà difficile che non se ne parli. Ma il riferimento alla dimensione interna - ricollocamenti e movimenti secondari, tanto per fare un esempio - nella bozza delle conclusioni è minimo e relegato alla riforma del Patto di Migrazione e Asilo, i cui tempi restano lunghissimi.
Intanto lunedì 6 febbraio ad Adria (RO), presso il Cantiere navale Vittoria, è in programma una cerimonia di consegna alle autorità libiche di una motovedetta classe 300 di nuova fabbricazione, nell’ambito del progetto europeo Sibmmil. Partecipano il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, la ministra degli Esteri libica, Najila El Mangoush, e il Commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi.
Il Consiglio europeo, salvo indicazioni dell’ultim’ora, durerà due giorni proprio come un summit ordinario. L’impressione è che, più che sui migranti, i leader si soffermeranno sul Piano industriale targato von der Leyen. I punti caldi, nel breve periodo sono due: l’uso delle risorse già disponibili (da Recovery Fund, RepowerEu e programma InvestEu) e il nuovo regime semplificato di aiuti di Stato. Il riferimento contenuto nella bozza di conclusioni alla tutela del mercato unico è un punto a favore di chi, come l’Italia, non vuole una corsa alle sovvenzioni che avvantaggi solo Francia e Germania. E in questa partita Roma trova una sponda proprio nei Paesi “frugali” del Nord, attenti a non danneggiare i pilastri della concorrenza. Non a caso la presidenza svedese si è detta cauta sul tema degli aiuti di Stato. «Scelte sbagliate possono avere effetti sulla nostra competitività per diversi anni», è stato spiegato. L’ipotesi di utilizzare Sure nel breve termine non è contemplata nelle conclusioni del summit. C’è, però, il riferimento alla flessibilità nell’uso dei fondi esistenti. È a questo, più che a nuovo debito, che punta per ora l’Italia.