Politica

di Giuseppe Udinov

Riconoscimento dei figli delle coppie gay in tutti i Paesi Ue

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Sul riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie gay all’interno dell’Ue si preannuncia scontro in Senato. Tutto parte da una proposta di regolamento europeo presentata a dicembre dalla Commissione Ue - secondo la quale i bambini registrati come figli di una coppia in uno Stato membro devono dovrebbero essere riconosciuti come tali in qualsiasi altro Paese comunitario - che si sta valutando a Palazzo Madama e che potrebbe diventare nuovo terreno di scontro tra maggioranza e opposizione.

La proposta della Commissione - L’obiettivo della proposta della Commissione è che i figli siano figli con tutti i diritti conseguenti in tutti gli Stati dell’Unione europea, senza distinzioni tra chi li abbia concepiti o chi siano i genitori, omosessuali o adottivi. “Una famiglia formata da due madri o da due padri in Francia, Spagna, Germania e in tutti i diciannove Paesi europei che già la riconoscono come tale, non deve e non può smettere di esserlo quando varca un confine e arriva in Paesi come Ungheria, Bulgaria, Polonia, Romania o Italia che non hanno una legislazione a favore dell’omogenitorialità”, ha detto Alessia Crocini, presidente delle Famiglie Arcobaleno, come riporta La Stampa.

La proposta di regolamento - che prevede la creazione di un certificato europeo di filiazione - dovrà essere valutata da tutti i parlamenti nazionali per poi essere adottata dal Consiglio Ue all’unanimità previa consultazione con l’Europarlamento. In Italia, è all’esame della commissione Politiche europee, da settimane alle prese con le audizioni, che martedì si chiudono con la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti. Poi la discussione e alla fine la commissione darà un parere sul testo, di cui terrà conto il Parlamento europeo nello step successivo. Se approvato, il regolamento diventerebbe vincolante per tutti nell’Unione.

Per il centrodestra, il rischio è di farne un cavallo di troia per autorizzare la maternità surrogata. Per ora, al Senato si va dalla cautela di Forza Italia al no quasi scontato di Fratelli d’Italia. Prudente il Terzo polo, che vorrebbe mediare con un certificato di filiazione europea facoltativo, e non obbligatorio, in modo da non intaccare il diritto di famiglia che è tema di competenza dei singoli Stati.

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08/03/2023
3105/2023
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