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di Jack Reacher

Siria: popolazione allo stremo

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Oltre la metà della popolazione in Siria, nazione colpita dal devastante sisma del 6 febbraio scorso in Turchia e da 12 anni teatro di un conflitto sanguinoso divampato nel marzo 2011, sta “soffrendo la fame”. Gli esperti del Programma alimentare mondiale (Wfp) lanciano un nuovo campanello di allarme per un Paese che alle conseguenze drammatiche della guerra sconta anche quella che viene definita la “bomba della povertà”, causa di un numero ancora maggiore di morti. Un bilancio drammatico che ha fatto registrare fra marzo 2011 e lo stesso mese del 2021 oltre 350mila decessi, uno su 13 è un bambino, circa 5,5 milioni di rifugiati di cui 3,5 fuggiti in Turchia. A questi si sommano i 6,5 milioni di sfollati interni, per una situazione sempre più esplosiva.

Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto del Wfp pubblicato in questi giorni, circa 12,1 milioni di siriani soffrono di insicurezza alimentare, con oltre tre milioni che stanno per scivolare nella fame vera e propria. Un numero che è almeno il doppio rispetto al 2018, quando il conflitto era ancora ai livelli più sanguinosi, a conferma di un rapido declino della qualità di vita - legata alle sanzioni internazionali e a interessi contrapposti - anche in una fase meno cruenta della guerra.

I dati del rapporto mostrano che il 28% dei bambini hanno visto ostacolata, se non bloccata, la crescita e lo sviluppo. Kenn Crossley, direttore nazionale Wfp in Siria, elenca le difficoltà cui ha dovuto far fronte la popolazione: “Bombardamenti, sfollamenti, isolamento, siccità, tracollo economico e, ora, terremoti di proporzioni sbalorditive. I siriani - avverte - sono notevolmente resilienti”, ma è ora che “il mondo arrivi a dire basta” con questo conflitto. Il salario medio copre solo un quarto del fabbisogno alimentare di una famiglia, i prezzi sono aumentati e vi è anche grave carenza di carburante e grano legati all’invasione russa dell’Ucraina.

Povertà, guerra e devastazioni procurate dal terremoto sono fra i temi della lettera da Aleppo numero 46, pubblicata ieri, dal dottor Nabil Antaki dei Maristi blu. Il sisma nella ex capitale economica e commerciale del Paese ha causato 458 morti, oltre 1,000 feriti e il crollo completo di circa 60 immobili. Altre centinaia di edifici - che già portavano i segni evidenti della guerra - hanno subito danni che non si possono riparare e andranno distrutti, migliaia non sono tuttora agibili lasciando prive di un tetto centinaia di migliaia di persone.

Gli attivisti cristiani sono sin dall’inizio in prima fila nei soccorsi: “Negli ultimi 20 giorni - scrive Antaki - la nostra residenza ha accolto centinaia di persone, in numero variabile a seconda delle partenze e degli arrivi” garantendo un riparo, cibo, un vestito, un bagno caldo. “A parte il bilancio umano e materiale grave - prosegue - vi sono i traumi psicologici in tutte le età. Oggi, a 35 giorni dal terremoto, adulti e bambini portano ancora le conseguenze dello shock, dell’angoscia, della disperazione, hanno incubi e pensano che il peggio debba ancora venire”.

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17/03/2023
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