Chiesa

di Giampaolo Centofanti

Il segreto del tempo

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Pellegrinaggio per l’Appia antica

Lucignoli fumiganti
per catacombe ancora
nella notte di Roma
del quo vadis.

La natura del vento

La notte nel silenzio le canzoni
volavano dai cuori nelle case
passando magari da bugigattoli
aperti al fresco dell’estate.

Il vento le portava, che’ sa molte
cose, le più nascoste pure.
Le posava discreto con un soffio
leggero nel riposo ignaro.

Erano sogni d’amore, preghiere
implorate da madri ansiose,
suppliche di pace ed altre belle cose

che sole la brezza può fare volare.

Oblazione di Vincenzina

Alla luce sbilenca dalla soffitta buia
lo sguardo tendeva in attesa ogni sera
come venisse di là qualcosa
che in fondo non c’era,
come volasse uno sposo chimera.

Come il barlume fosse preghiera
venuta dal cielo
ed i camini sui tetti davanti
angeli santi in vedetta
per dare la buona novella.
Come miracolosa si rivelasse ogni cosa.

Frammento 3

Era lì all’ultimo banco della chiesa,
oltre la vetrata stormiva la quercia
nel vento di maestrale che andava
a primavera.

Notte di Natale

Nella notte di Natale
angeli cantano, pastori
vengono, stelle portano
magi sui loro cammelli.

Quieta la piccola luce
i cuori spaventati
e svela e fuga
il falco alto levato.

Il vuoto pneumatico

Le sirene lontane chiamano al lavoro
ma il lavoro non c’è sono solo ricordi
che esalano dalle nubi d’amianto
di questa alba rossa e già grigia
che rimane dentro come una ferita.
Ma io che vedo ogni cosa straniata
in questo tempo da un pensiero malato,
io sento anche un invicibile canto,
come il fiore germogliato nella crepa del muro,
come il verso imperterrito del gallo…

La natura della luce

L’amore nasce come un tramonto – diceva –
Un raggio di sole infiamma un breve tempo
e tutto trasluce, quieto, nel vespro,
nella naturale mancanza di senso.

Ma la favilla avvampò nel riposo
e Ti pensa ogni momento e si stupisce
e perdutamente si perde in questo vento.

La macchina del tempo

Boccali di vino lasciati sulla tavola vuota,
finestre schiuse sull’aia non più nota,
un tempo allegra di vita semplice e buona.
Può tornare anche il tempo su quella strada,
dove un gallo bastava a salvare l’anima nostra
e l’asinello era un messo del cielo che ci parlava.

Madonna del Divino Amore, antico santuario

Da questo poggio guardi
nello sguardo del cielo
distese serene di campi,
villaggi sparsi tra i colli,
gioie e dolori dal vento
portati a questa casa
e soffri e speri e sogni
sogni miracolosi e belli.

L’anniversario

Ancora cerco quel berretto giallo
che portavi nelle notti d’inverno
per scaldarti il capo.
Era quello il tuo segreto.
Così brillava il tuo sguardo
in ogni tempo,
così guardavi il mondo…

Teresa di Calcutta

…e la notte ora sento è il tuo petto che mi stringe e m’innamora…

Chiamata di Frida

Il sole argentato imbianca questa rada,
il mare brilla della luce fioca, la foschia lontana…
Che cielo mi parla nell’alba roca dei gabbiani e così mite mi infuoca?

Avvento

Tutto canta della tua attesa
nella rossastra luce diffusa
che mite accarezza le morenti
foglie e le doglie discrete
dei rami nel viale che porta
a case quotidiane e misteriose…
Che tempo, quanto tempo,
ti resta? Tutto trasluce,
quieto, nel vespro, senza risposta…

Frammento 1

…ah, luce, ah, pace,
dell’Amore fatto umano,
che scioglie ogni tormento,
ogni oscuro cammino!

Frammento 2

… io che la vita ancora non so,
io che l’attendo, sempre più cose
io perdo e ti amo di meno e ti cerco
di più.

Canto del pescatore

Tutto e niente, ogni cosa
è brezza del mare argentato.
Ancora veglia l’innamorato.
E mille stelle e vele sciolte
e reti colme e non colte
al povero pescatore d’aurore.

Innamorati

Non era così, non era di lì,
ma non fa nulla, l’amore
divorava anche quell’erta,
quella strada brulla.
E subito tornava la lavanda
e la mentuccia, in mezzo
al grano, ai papaveri,
alle rondini e al sole dell’estate.

Frammenti di un canto

Ah, che la terra canta
solo se canti tu…

E nella valle trema
l’antico paese laggiù
alla rugiada dell’alba.
E l’attesa lo scalda
di pace e di speranza…

Stupore fu al morente
forse il non morire
ma già vivere di più.

Canti della sera

…il tempo che starei con te
è un tempo tra la notte
e il giorno, nè farei molto…
con te sulla porta di casa,
a guardare il mondo che si quieta
e a sentire l’eco della sera
nelle nostre parole…

Un barbone

Che cielo verrà
che voi non avete conosciuto?
Noi morivamo sulla via
nel tepore di un mattino d’inverno
e tutto era così dolce
che ci pareva di sognare.

La vedova giovane e l’uomo perso

La sera stendi i panni al primo piano
– torni dal lavoro tra il vociare dei bambini
che giocano in piazza- ed io son sempre lì,
come non visto, a contemplare la tua morte
silenziosa e forte, io che come te vivo di figure
che si muovono a mezz’aria tra i volti di tutti i giorni,
di parole che odo e nessuno pronuncia,
di pensieri che confondono il passato,
il presente, il futuro, con la ruota del dolore.

Poesie dell’alba

Tuo il canto di campi
anelati da poesie dell’alba.
Mi fremevano parole nel cuore
a guizzi e a lampi.
Che aria nuova danzeranno
finalmente le distese di girasoli?

Luci nella via

In quell’anonima strada di periferia
chi avrebbe pensato di incontrare
la vita. Questo diceva confusa, nuova,
l’anziana signora. Le avessi potuto parlare,
le avrei detto del potersi fidare, del non credere
all’inganno solo viscerale. Le avrei detto:
se viene una luce lasciati portare,
non temere il deserto se lo vuole il cielo,
ma temi le verdi praterie senza notte,
né luna, né stelle, né pioggia, il lume artificiale.

Abramo, che ebbe fede sperando contro ogni speranza

Niente.
Non vedo ancora niente lì sul monte.
Forse le stelle alpine sono le sole
a credere ancora ad un tempo che viene,
loro hanno in dono petali di lana per il vento e la neve.
Lì sulle cime calve battute dalla tramontana
vi è tanto turbinare che non alza in volo niente.
Ma una felicità insensata ancora pervade l’aria,
su per la mulattiera, ancora è come lana.

Conversione

Com’era bella la sera quella sera,
una canzone semplice cantava
non sarà una chimera ed intuivo:
davvero ci ameremo per sempre.
Che luce serena rischiarava l’aria,
che luce vera, semplice e buona
che dava vita, così spontanea
da non essere notata ma era
la fonte di ogni cosa. E che aria
alla campagna andava, umile
e tersa come l’anima tua.
La vita sapeva di lavanda
e di mentuccia ed era grano,
rondini, papaveri, il cardo,
l’olivo, luna nascente, margherita.

Secondi vespri

Giungevano quei campi
alla filanda,
poi al villaggio,
portati dagli olmi,
dai cornioli,
fino al bosco
che si faceva colle
quasi monte ed oltre
da un ribasso
si vedeva all’orizzonte
il mare
ed al tramonto
un sole enorme rosso…

Comunità in cammino con Maria e Gesù

Era come allora, tra gli ulivi
e il verde,
tra tetti di tegole consunte,
quella gioia fraterna
e sperante,
quella pace oltre le beghe
e tua madre silenziosa
che ascoltava sempre.

Il pregare della sera

Un eco che prima non c’era
sentivi la sera
come fosse ora quell’aia
interno della chiesa
e si ascoltasse
nel vespro naturale
la voce profonda delle cose,
ciascuna portata al suo riposo,
alla sua naturale dimora.

Il segreto del tempo

Quando veniva una luce di sera,
quella della luna, quella di una stella,
sentivo una dolcezza fiduciosa e serena.
Veniva una preghiera,
come dal cielo, come dalla terra
e vedevo dal convento le valli,
i villaggi,
portare il segreto del tempo,
che alcuno sapeva e ognuno conosceva.

Colle santuario (“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco angeli gli si avvicinarono e lo servivano” Mt 4, 11).

Nella tersa notte delle distese,
delle colline ormai assopite,
piccole luci di strade, di case,
brillano nel segreto del tempo.
Semplice e bello, senza pretese
di glorie rinomate, di chiacchiere astruse.
Anche piccole luci sono corti
celesti di lucciole incantate.
Così è vedere da questo poggio
di grazia tutte le cose.

L’estate della risposta

Furtiva pare ogni cosa
nel freddo mattino invernale,
estranea la terra al mare.

Sconnesso ognuno, incerto,
cerca non sa cosa,
come un porto chimera,
una domanda ignota.

Il segreto del tempo (2)

Sparsi villaggi per i colli
rifrangono qua e là raggi
del tramonto. Come fitte
lancinanti di luce o grida
di perché rivolte al cielo.
E velano e rivelano il segreto
del tempo, di ogni sentimento
umano che parla nel silenzio
e attende la risposta di qualcuno
chiedendola all’eterno.

Diego Armando Maradona

Ra o ciel p’ ‘a povera ggente
ca maj ‘e vint niente,
senza “sant” in alt scfere?
Suffrenn ‘nzieme a la città.
Comm ma comm pnzare
chella punizzione, Pecci
non passava o’ pallone,
l’impossibble era niente.
Contro leggi rella scienz
Eppure chella ro potente.
Miracule p’ ‘a povera ggente.
E ancor p’ ‘e vie se legge:
Me crerev ca murev e stu juorno
nu o verev: 10 maggio 1987.

Frate Scolta

Scuoteva la brezza invernale
l’ombrellone alla spiaggia,
lasciato in attesa di qualcosa
che tornasse per restare.
Silenzio d’un tempo cessato
nel verde azzurro del mare,
nell’orizzonte lontano, come
chiaro invalicabile confine.

Allora stupore fu l’oltre
incommensurabile del vento.

Il canto che sorprende (1)

È la vita un canto, perduto talora
tra nebbie invernali di strade
tumultuose,
e un giorno ritrovato nel campo
di grano al sole di maggio.
Spera sempre quel Canto
e canta parole mai proferite
per te soltanto.

Il canto che sorprende (2)

Sempre ho atteso, come le margherite
e le rondini tra le spighe del campo,
il tuo canto, mi cantasse per incanto
un canto nuovo. Ecco ancora lo sento,
nell’umiltà del mio tempo e mi porta
e viene dalla terra e dal cielo.

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20/03/2023
0306/2023
Ss. Carlo Lwanga e compagni

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