Storie
di Fabio Annovazzi
TRA BARABBA, GIUDA E IL GALLO DI PIETRO
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La scena è nota, e si svolse all’incirca duemila anni orsono: un governatore romano di una remota regione orientale dell’impero aveva deciso, ritenendolo innocente, di liberare un prigioniero che i capetti del luogo gli avevano consegnato per pura invidia. Questi ultimi invece strepitavano strappandosi i capelli, e volevano a tutti i costi che il malcapitato venisse condannato a morte.
Nonostante l’insistenza del tetrarca governativo il braccio di ferro proseguì serrato per alcuni interminabili istanti, nessuno voleva piegarsi, ma alla fine il delegato dell’imperatore cedette, pensò in cuor suo che il gioco non valeva la candela. Con un ultimo estremo tentativo interrogò la folla, radunata intorno, dicendosi disposto a liberare un prigioniero per le imminenti festività pasquali.
Taluni storici, dell’agnosticismo corretto, dicono che sia del tutto improbabile che sia avvenuto così, i romani a detta loro non rilasciavano mai, per nessun motivo, i reclusi. Mamma mia che presunzione che ha qualcuno dall’alto della sua cadrega e dai suoi (pessimi) studi sui tomi, probabilmente pensa di saperne di più di decine di testimoni oculari di allora che assistettero alla scena. Ma non è questo il punto, il dramma è come andò a finire il processo popolare. Una folla ululante decise incredibilmente di far liberare un assassino e far condannare a morte il Giusto. Sì, certo, erano aizzati dai boriosi caporioni locali, ma questo non sminuisce affatto la loro colpa, ancora più grave se si pensa che pochi giorni prima gridavano “Osanna!” all’unisono e ora sbraitano furiosamente “crocifiggilo!” Eppure molti di essi erano stati beneficiati dai miracoli e dalle guarigioni che quest’Uomo, che sosteneva di essere Figlio di Dio, compiva, tantissimi erano rimasti colpiti dalla sua predicazione, dalle parole luminose che uscivano dalla sua bocca, dalla sua immensa ma decisa mitezza. Perché tradire così ignobilmente sangue innocente? Non mi fa paura la cattiveria dei malvagi, si sa che esiste, sono ben rappresentati e c’è poco da farci, mi spaventa terribilmente il silenzio e la connivenza dei presunti onesti, di chi finge di essere buono ma in realtà se ne lava le mani peggio di Ponzio Pilato, tanto per restare in tema. Credo immensamente che se oggi giorno, aprile 2023, si ripetesse questo processo sommario nelle Gerusalemme nostrane, la folla terrebbe lo stesso identico comportamento di allora. Anzi, forse farebbe anche peggio, tanti indizi che ho sottomano fanno una prova certa. In primo luogo: quanti giornalisti, venuti magari per raccontare la storia, occulterebbero appositamente parte della verità per compiacere alla linea editoriale del loro giornale o TG e sceglierebbero Barabba? Una miriade di sicuro, per paura di perdere lo stipendio. La dignità per altro l’hanno già smarrita da un pezzo, e allo specchio credo che si guardino con fatica. Sanno benissimo di fare servizi e scritti in cui si celano scomode verità, ma proseguono lo stesso facendo i forti con i deboli e i deboli coi forti, esattamente come i conigli.
Poverini, e povera obiettività. Quanti giornali, che hanno anche la faccia tosta di definirsi cattolici, non scriverebbero (e non scrivono) una riga su che difende la Verità, anzi ne sono quasi infastiditi e giungono a compromessi ignobili col male. Ma sì dai condannatelo, così stiamo tutti tranquilli e non ci importuna più con le sue parabole fastidiose! Più che banderuole questi sono dei veri e propri Giuda iscariota, traditori per quaranta copie vendute in più. Cari miei, ridate pure Barabba, ma ricordatevi che chi tradisce Dio alla fine tradisce sicuramente anche l’uomo, per questo state contribuendo come babbei a creare una società infernale. Tanti medici oggi giorno sono come i dottori della legge di quel tempo, hanno messo il giuramento di Ippocrate nel cassetto disimparando che il primo ruolo di un dottore è quello di “non nocere” e che la persona va curata integralmente, nel suo totale rispetto e senza sperimentazioni fuori luogo. Anche questi, spiace dirlo (non tutti per fortuna, solo un esigua ma rumorosa minoranza), stanno urlando “Barabba” con voce ridondante. Il ruolo dei farisei e dei loro luogotenenti lo vedo interpretato alla perfezione da una parte maggioritaria dei politici italiani, e da chi li segue con fare accecato. Questi ultimi trangugerebbero qualsiasi porcheria pur di non dar torto ai loro divi “vestiti” sempre all’ultima moda. Ne consegue che etichettano gli avversari con diciture infamanti, figuratevi come scalpiterebbero in questa scena, peggio di cavalli imbizzarriti. Sono avidi di sangue e fosse per loro, in nome di presunti “diritti”, il Cristo lo avrebbero sfracellato a bastonate direttamente sulla pubblica piazza senza alcun processo.
Nella folla vedo anche, ahimè, i silenziosi, coloro che per timore di ritorsione non si espongono.
Sanno che si sta facendo un gravissimo crimine contro un innocente, ma tacciono per vigliaccheria.
Questi ultimi mi fanno venire in mente certi insegnanti o presidi di scuola che intuiscono benissimo come le farneticanti ideologie attuali siano un danno mostruoso per i minori e per i bambini, ma se ne stanno ignavi onde evitare di perdere lo scranno. Una piccola lobby di sadducei, che abilmente si è intrufolata tra i meandri delle cattedre, potrebbe castigarli facendoli apparire come medioevali, per cui gli tremano le gambe. Ma ciò non sminuisce la loro colossale colpa di figuranti muti e rassegnati, mentre il male imperversa. C’è chi gode alla grande e si arricchisce poi, fregandosi sotto sotto le mani, per questa farsa fuori scena. Sono i venditori di armi che soffiano appositamente sul fuoco, intonando ritmicamente con voce da tenore primo il nome del farabutto ebraico finito nelle romane galere. Loro devono avere un nemico per forza, guai non ci fosse i profitti calerebbero, se non c’è se lo inventano di sana pianta e lo fanno divenire tale. In furbesca lontananza, ma con colpa simile, si noterebbero ad occhio nudo anche alcuni membri di una parte della chiesa che si è terribilmente mondanizzata perdendo di vista l’anima e mettendo al centro bislacche teorie di una presunta liberazione che ci rende in realtà più schiavi di prima. Fanno gli gnorri girando al largo, con lo sguardo appositamente altrove, fingendo di non vedere e non sentire, sordomuti nel cuore.
Ma sono sicuramente tra i principali responsabili, accecati dall’idea di un inesistente messia guerriero che salverà il proletariato. Un capitolo a parte meritano i tanti Pietro nostrani che a parole, e in certi altisonanti siti online, giurano fedeltà sino alla morte al Maestro e poi al primo chicchirichì del gallo sono già tremebondi dinnanzi alla flatulenza di una semplice servetta da nulla fuggendo a gambe levate. Faccio salva la buona fede e basta, per il resto stendiamo un velo pietoso. Non chiamateli certamente eroi: sono codardi, fifoni e rinnegatori, oltreché ipocriti. Basta, mi fermo qui con l’elenco dei personaggi, anche se ce ne sarebbero molti altri, ho descritto anche troppo una folla di cui anche io a volte faccio parte, ora in un ruolo, ora in un altro, e se la grazia non mi assiste sarei peggio di Caifa. Per cui me ne guardo bene dal puntare il dito sulle miserie altrui, ho visto troppi cedri del Libano cadere. Spero, quello sì, di avere le lacrime amare del primo pontefice per chiedere perdono; sono a implorare misericordia verso colui che ha distrutto con la Croce tutta questa immane cattiveria che lo circondava, nella speranza di avere almeno un briciolo di quella fede immensa del ladrone pentito alla destra del Cristo. Buona settimana Santa a tutti!