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di Giuseppe Udinov

Icone da Mosca al Donbass

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Non solo la più venerata di tutte, l’icona della Trinità di Rublev, ormai troneggia in mezzo alla cattedrale del Santissimo Salvatore di Mosca, ma un intero esercito di immagini sacre è stato arruolato per affrontare il contrattacco degli ucraini alla Santa Russia. Il governo russo ha stanziato 60 milioni di rubli (poco meno di 1 milione di euro) per produrre copie delle riproduzioni di Cristo, della Madonna e dei santi, commissionate al museo dedicato allo stesso Rublev, uno dei più importanti del Paese.

Il progetto si chiama “Volti dell’icona russa”, ed è destinato alle città situate tra Donetsk e Mariupol, i punti di controllo strategico della zona che sfocia nel mare d’Azov, la via d’accesso alla Crimea, su cui si temono le offensive ucraine. Le copie iconografiche devono essere realizzate “in piena concordanza con le tecniche originali, compresi i materiali”, e le immagini prioritarie sono quelle del “Salvatore non fatto da mani d’uomo” (Spas Nerukotvornyj), la “Madre di Dio Jaroslavskaja”, una versione sintetica della “Vladimirskaja” e della “Kazanskaja”, e l’immagine trionfante della “Resurrezione di Cristo”, che infrange le porte dell’Ade e libera l’umanità resa schiava dal demonio, prendendo per mano Adamo ed Eva, il migliore simbolo della guerra russa per la de-satanizzazione del mondo intero.

Già Putin aveva distribuito diverse icone nella sua ultima visita propagandistica nel Donbass, consegnandole ai soldati in prima linea. Da entrambi gli schieramenti provengono icone dipinte sui corpetti corazzati, difesa sacra dall’artiglieria nemica, una delle quali è stata regalata da Zelenskyj a Papa Francesco nella recente visita a Roma. La mostra del museo Rublev era già stata allestita in molte città russe negli anni scorsi, esponendo appunto delle copie fedeli, e ora diventa “mostra di prima linea del fronte”.

Il museo Rublev è situato al centro di Mosca, negli edifici del monastero Andronikov, dove il monaco Andrej trascorse gli anni della formazione sotto la guida di S. Sergij di Radonezh, che poi si trasferì al monastero fuori Mosca dedicato alla Santissima Trinità. Lì è sepolto il santo ispiratore della rinascita della Russia, in onore del quale il suo discepolo compose la famosa icona dei Tre Pellegrini in visita ad Abramo. Fu Stalin a far aprire il museo nel 1947, e a lungo esso è rimasto nelle mani dello Stato, nonostante le richieste di restituzione alla Chiesa rinnovate in modo molto pressante dal patriarca Kirill.

Ora Kirill ha vinto la sua guerra con il passato, restituendo alla Chiesa il ruolo storico di guida spirituale dello Stato e delle sue campagne o “operazioni speciali” contro tutti i nemici interni ed esterni. Il museo Rublev è sotto il suo controllo, e questo significa che tutte le raccolte di icone del Paese sono ormai a disposizione del patriarcato, oltre che del ministero della Difesa, l’istituzione più vicina alla Chiesa ortodossa fra tutti gli organi dello Stato. La Trinità di Rublev è stata trasportata in pompa magna su speciali macchine ad assetto interno invariabile, lungo il breve tratto dal museo fino alla cattedrale, dove dovrebbe rimanere per un paio di settimane prima di tornare al laboratorio di restauro, ma Kirill è sicuro di poterla trattenere almeno per un anno, in realtà per sempre.

I responsabili della sistemazione attuale dell’icona, infatti, assicurano che non vi sono stati problemi nel trasporto, e comunque “qualunque dettaglio verrà risistemato, ridipinto o ricostruito con le stesse tecniche dello stesso santo iconografo Andrej”. La cura dell’icona diventa simbolo della restaurazione dell’intera immagine della Russia: è stata collocata in una capsula speciale che mantiene il necessario tasso di umidità, e l’intero abside è sottoposto a un regime climatico e organizzativo speciale, sottoponendo a minuziosi controlli tutti coloro che si recheranno ad ammirarla e a pregare per la salvezza del Paese e della propria anima, con ingressi scaglionati e tempo a scadenza per la devozione.

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08/06/2023
0712/2023
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