Storie

di Roberto Signori

Non importate le bombe a grappolo

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Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha esortato l’Ucraina a non utilizzare le bombe a grappolo dopo la conferma da parte degli Stati Uniti dell’invio di un pacchetto di aiuti militari di questo tipo a Kiev dal valore di 800 milioni di dollari nella guerra contro la Russia. Diversi gruppi umanitari hanno criticato nei giorni scorsi la decisione del presidente americano Joe Biden per il fatto che i residui bellici possono rimanere inesplosi per decine di anni.

“Sarebbe il più grande pericolo per gli ucraini per diversi anni, fino a un secolo, se le bombe a grappolo venissero utilizzate nelle aree occupate dai russi nel territorio dell’Ucraina”, ha twittato ieri Hun Sen, citando la “dolorosa esperienza” della Cambogia, dove le munizioni sganciate dagli americani all’inizio degli anni ‘70 hanno provocato e continuano a provocare decine di morti e feriti gravi con mutilazioni. “Mi appello al presidente degli Stati Uniti, in quanto fornitore, e al presidente ucraino, in quanto destinatario, affinché non utilizzino le bombe a grappolo nella guerra, perché le vere vittime saranno gli ucraini”, ha ribadito il premier-dittatore al potere dal 1985.

Insieme a Laos e Vietnam, la Cambogia è uno dei Paesi più minati al mondo dopo che negli anni ‘60 e ‘70 gli Stati Uniti hanno lanciato milioni di bombe nel tentativo di colpire le basi comuniste durante la guerra del Vietnam. Solo in Laos tra il 1964 e il 1973 sono state sganciate circa 260 milioni di bombe. Ad oggi meno dello 0,5% sono state sminate.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha assicurato che verranno ridotti al minimo i rischi per i civili, ma sarà una promessa molto difficile da mantenere, considerata l’imprevedibilità dell’arma. Le bombe a grappolo sono ordigni progettati per esplodere in aria e al loro interno contengono una serie di munizioni più piccole fabbricate per diffondersi su un’area molto ampia, che a loro volta esplodono al contatto con il suolo. O almeno dovrebbero: secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa, anche in conflitti recenti il 40% degli ordigni rimane inesploso, aumentando i rischi per i civili e causando una “distruzione indiscriminata” in violazione del diritto umanitario internazionale.

In Cambogia, solo negli ultimi 40 anni, almeno 20mila persone sono morte per aver calpestato mine inesplose. In Laos almeno 11mila. Nel 60% dei casi le vittime stavano svolgendo normali attività quotidiane e un terzo sono minori, secondo diversi dati. Tuttavia un rapporto dello scorso anno del gruppo di monitoraggio Cluster Munition Coalition ha rilevato che nel 2022 il 97% delle vittime sono state civili e il 66% bambini.

A gennaio un gruppo di sminatori ucraini ha visitato i campi minati cambogiani. Nel conflitto tra Russia e Ucraina le bombe a grappolo sono infatti già state utilizzate da entrambe le parti lo scorso autunno (in maniera estesa da parte di Mosca, in maniera più limitata da parte di Kiev), causando decine di morti anche tra non combattenti. I bombardamenti russi hanno colpito infrastrutture mediche e civili, uccidendo oltre 200 persone. In base ad alcune indagini nella città di Izium, gli attacchi ucraini con cluster bombs tra marzo e settembre 2022, durante l’occupazione russa, hanno provocato almeno 8 morti tra i civili e 15 feriti, ma secondo le testimonianze raccolte da Human Rights Watch i numeri reali sarebbero molto più alti.

Kiev ha finora utilizzato munizioni di produzione turca. Oggi la fabbricazione di bombe a grappolo si concentra soprattutto in Asia: secondo la Cluster Munition Coalition, i principali Paesi produttori sono Brasile, Cina, Egitto, Grecia, India, Iran, Israele, Corea del Nord, Corea del Sud, Pakistan, Polonia, Romania, Russia, Singapore, Turchia e Stati Uniti. Più di 120 Paesi hanno firmato la Convenzione sulle munizioni a grappolo, che vieta l’uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di questo tipo di armi. Tuttavia Russia, Ucraina, Stati Uniti, ma anche Cina, India e Pakistan hanno rifiutato di firmare il trattato.

Finora la Russia ha utilizzato in Ucraina vecchie scorte e bombe a grappolo di nuova concezione - e ha inoltre ricomprato diversi ordini di armi venduti all’India e alla giunta golpista militare del Myanmar.

Human Rights Watch ha sottolineato che Cina e Russia “stanno attivamente ricercando e sviluppando nuovi tipi di munizioni a grappolo”. La Cina non ha commentato l’utilizzo delle bombe a grappolo contro i civili in Ucraina, ma a maggio 2022, ha sottolineato un portavoce del ministero degli Esteri, ha condannato l’uso dell’arma da parte degli Stati Uniti nel sud-est asiatico. La Cina ha più volte ribadito di non aver mai utilizzato munizioni a grappolo in nessuna parte del mondo, ma ha riconosciuto di produrle, immagazzinarle ed esportarle, sebbene non ci sia trasparenza sui trasferimenti cinesi. “Non esportiamo prodotti militari verso Paesi soggetti a embarghi e sanzioni del Consiglio di sicurezza e non forniamo armi ad attori non statali o individui”, aveva dichiarato Pechino nel 2019. Tuttavia finora sono stati recuperati resti di origine cinese in Iraq, Israele, Libano e Sudan.

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12/07/2023
3011/2023
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