Politica
di Roberto Signori
Gratteri procuratore capo a Napoli
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La nomina di Nicola Gratteri a procuratore capo di Napoli è finalmente una bella notizia. Una delle vergogne mai chiarite di Napolitano è chi gli impose di depennare il nome di Gratteri dalla casella di ministro della Giustizia del governo Renzi. E Renzi ancora oggi tace sul nome e cognome che operò quel killeraggio politico. Gratteri metterà paura alla camorra. Gli vanno dati gli strumenti per operare e dovrà essere molto protetti
«Non mi faccio intimidire da un Parlamento che si fa dettare le interrogazioni dagli indagati di mafia». Alla vigilia della probabile nomina di Nicola Gratteri a procuratore capo della Procura di Napoli, le dichiarazioni rilasciate dallo stesso magistrato di Catanzaro lo scorso 30 maggio alla V commissione del Csm fanno infuriare il deputato di Azione-Italia viva Roberto Giachetti e rischiano di compromettere la sua promozione.
L’avvocato indagato che detterebbe le interrogazioni ai parlamentari è l’ex azzurro Giancarlo Pittelli, che Gratteri individua come il politico di riferimento delle cosche in un processo, nato dall’inchiesta Rinascita-Scott, ormai alle battute finali. Il legale aveva invocato la sua innocenza in alcune missive scritte ai suoi ex colleghi parlamentari, come lo stesso Giachetti, l’ex ministro Mara Carfagna o la Pd Enza Bruno Bossio (altro bersaglio di Gratteri assieme all’ex compagno Nicola Adamo). Giachetti non ci sta a passare come inconsapevole messaggero della mafia e attacca il magistrato alla Camera, invocando un intervento del Csm e punzecchiando anche l’ex collega di partito Ernesto Carbone oggi a Palazzo de’ Marescialli («Come ha fatto a stare zitto di fronte a queste accuse al Parlamento?», si chiede il renziano).
L’avvocato indagato che detterebbe le interrogazioni ai parlamentari è l’ex azzurro Giancarlo Pittelli, che Gratteri individua come il politico di riferimento delle cosche in un processo, nato dall’inchiesta Rinascita-Scott, ormai alle battute finali. Il legale aveva invocato la sua innocenza in alcune missive scritte ai suoi ex colleghi parlamentari, come lo stesso Giachetti, l’ex ministro Mara Carfagna o la Pd Enza Bruno Bossio (altro bersaglio di Gratteri assieme all’ex compagno Nicola Adamo). Giachetti non ci sta a passare come inconsapevole messaggero della mafia e attacca il magistrato alla Camera, invocando un intervento del Csm e punzecchiando anche l’ex collega di partito Ernesto Carbone oggi a Palazzo de’ Marescialli («Come ha fatto a stare zitto di fronte a queste accuse al Parlamento?», si chiede il renziano).
A complicare la strada di Gratteri ci pensa anche l’ex Pg di Catanzaro Otello Lupacchini, cacciato in un fiat dal Csm, trasferito a Torino e degradato a semplice sostituto per aver adombrato su una tv Mediaset «l’evanescenza come ombra lunatica» di molte delle operazioni di Gratteri («una denigrazione immotivata e ingiustificata» per lo stesso Csm) anche grazie alle pressioni dell’ex Guardasigilli M5s Alfonso Bonafede e dell’allora Pg di Cassazione Giovanni Salvi. Durante un’infuocata conferenza stampa per la presentazione del libro De iniustitiae execratione di Lupacchini sulla vicenda, sono stati rivelati dei retroscena sulla cacciata dell’ex Pg («Gratteri mi ha definito paranoico e invidioso»), tanto che il senatore azzurro Pietro Pittalis ha chiesto che il Csm sospenda la sua decisione.