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di Raffaele Dicembrino
La fede nella società moderna
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Si può essere ancora cristiani in un mondo che non lo è più? E’ la domanda che si pone il teologo e biblista belga Jozef De Kesel, cardinale e arcivescovo emerito di Bruxelles-Malines, del quale la Libreria Editrice Vaticana pubblica la traduzione italiana del libro già uscito in francese nel 2021, “Foi e religion dans une société moderne”, con un titolo che nella versione Lev recita: “Cristiani in un mondo che non lo è +”. Il cardinale, che partecipa al Concistoro del 30 settembre e poi ai Sinodo che si apre il 4 ottobre, sostiene di sì, a condizione di accettare, abitare e valorizzare il presente per quello che è. E testimoniando nel mondo il Vangelo, con essenzialità. Quindi “cercare Dio, ascoltare la sua Parola; rispondergli con la preghiera e la liturgia, il ringraziamento e la lode; vivere nell’amore fraterno e nella solidarietà con chi è nel bisogno”. Questo, per il cardinale De Kesel, significa che la Chiesa dovrà farsi più umile, più piccola e forse minoritaria, più confessante e missionaria, più aperta al dialogo e alla solidarietà. E il Sinodo che sta arrivando, che per il porporato “riprende lo spirito del Concilio” potrà aiutarla in quest’opera, “che è prima di tutto una conversione dello spirito”.
Il cardinale dichiara: “Nel mio libro invito la Chiesa ad accettare la secolarizzazione, non come un nemico o un ostacolo alla nostra missione, ma come una situazione normale, nella quale la Chiesa può vivere e compiere la sua missione. Con questo non voglio dire che la secolarizzazione non ponga nessun problema. Come la religione, anche la secolarizzazione può radicalizzarsi, e diventa secolarismo. E c’è una grande differenza: il secolarismo non nega la possibilità della fede, ma dice che la fede non ha nessun significato per la società. La religione diventa una convinzione privata che ha senso solo per la vita privata. E’ la tesi della privatizzazione della religione in una società secolarizzata. Nello stesso tempo in cui difendo la secolarizzazione, dico no a questa privatizzazione. La mentalità secolarista chiede alla Chiesa e ad ogni religione di occuparsi solo dei propri problemi, cosiddetti “religiosi”, ma non delle grandi sfide del mondo e della società: la povertà, l’ingiustizia, la violenza e la guerra, la crisi ecologica, la migrazione. Allora si capisce che questa tesi della privatizzazione della religione si oppone radicalmente al Vangelo e alla tradizione bibliche. Non si può separare l’amore verso Dio dall’amore per il prossimo. Affermare che il messaggio del Vangelo non ha niente da dire sulle grandi sfide della società, fa perdere alla Chiesa ogni credibilità”.