Politica

di Nathan Algren

Hong Kong al voto: ‘grande assente’ il Partito democratico

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Il Partito democratico di Hong Kong non parteciperà alle prossime elezioni ordinarie dei Consiglio distrettuali, in calendario il mese prossimo, non avendo ottenuto un numero sufficiente di candidature in base alle nuove regole introdotte dalle autorità. Si tratta dunque della prima votazione per le assemblee locali senza la presenza dei democratici dalla fondazione del partito nel 1994, perché è venuto meno uno dei requisiti previsti per la partecipazione, in particolare quello relativo al numero minimo di candidature in tre comunità specifiche.

Nel maggio scorso il governo locale di Hong Kong ha annunciato alcune proposte per migliorare la governance a livello distrettuale. Quanti desiderano partecipare al voto devono presentare almeno 50 candidature indicate dal corpo elettorale e devono presentare nominativi da almeno tre comunità specifiche, fra i quali vi sono: i comitati distrettuali per la lotta alla criminalità; i comitati distrettuali per la sicurezza antincendio; i comitati di zona.

Il Partito Democratico ha rilasciato un comunicato stampa sui social, in cui ha confermato che non sarà in corsa nelle prossime elezioni. “Siamo spiacenti di annunciare - sottolinea la nota - che non parteciperemo alle elezioni comunali. Tuttavia, il Partito democratico continuerà a difendere la voce dei residenti di Hong Kong attraverso vari mezzi, riflettendo genuinamente le diverse opinioni dei cittadini e offrendo raccomandazioni che si ritiene siano più vantaggiose per Hong Kong e la sua popolazione”. Il presidente del partito Lo Kin-hei ha dichiarato che le nuove regole avallano uno squilibrio di potere e di forze per queste tre comunità e, anche per questo, è stato difficile ottenere un numero sufficiente di candidature.

Le elezioni del Consiglio distrettuale di Hong Kong del 2023 sono previste per il 10 dicembre prossimo per tutti i 18 Consigli distrettuali della ex colonia britannica. Le modifiche elettorali approvate all’inizio di quest’anno hanno riportato in auge i seggi nominati negli organi deliberativi, introducendo seggi eletti da comitati distrettuali nominati dal governo e rafforzando l’eleggibilità con il controllo e la nomina obbligatoria da parte dei membri del comitato. Questa è la prima elezione cui partecipano solo candidati pro-Pechino vista l’assenza dei movimenti democratici e moderati, che hanno ottenuto una vittoria schiacciante alle ultime elezioni nel 2019, l’anno delle proteste represse con la forza e silenziate dalla Legge sulla sicurezza nazionale.

Il capo dell’esecutivo di Hong Kong John Lee ha difeso le nuove regole definendole eque e aperte. Gli standard elevati, a suo dire, garantirebbero la qualità dei candidati, che devono rispettare le decisioni delle persone a cui hanno chiesto la nomina. “Dovreste migliorare voi stessi - ha detto il leader - per convincere la gente che siete una persona affidabile per servire la comunità, se non riuscite ad ottenere le nomine” necessarie per presentare la candidatura.

Tuttavia, l’annuncio relativo alla mancata partecipazione del Partito democratico ha già sollevato più di una reazione, con una parte dell’elettorato che parla di decisione “imbarazzante” perché rende di fatto sleale la competizione fra le parti. Al riguardo, il presidente del partito spiega: “Vogliamo dare voce - ha detto Lo - alle esigenze degli abitanti di Hong Kong e servire continuamente la popolazione locale, anche in un sistema limitato. Non abbiamo alcuna pretesa di cambiare il quadro generale, ma speriamo di poter dare un contributo”. Egli ha infine ammesso che la città è oggi ammantata da una atmosfera generale di pessimismo e di poche speranze. “Non è realistico - conclude - non fare nulla sperando in qualcosa di buono. Non è salutare accettare di non poter fare nulla. Vi è sempre qualcosa che possiamo fare”.

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09/11/2023
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