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di Simona Trecca
Susanna Tamaro “Il vento soffia dove vuole”
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Ci sono libri che si acquistano a prescindere dai contenuti poichè il nome dell’autore è di per sé garanzia di essi. Così è stato per “Il vento soffia dove vuole” di Susanna Tamaro (Solferino Edizioni, € 17,00) .
Conosciuta in tarda adolescenza con “Va dove ti porta il cuore”, l’avevo persa di vista fino allo scorso anno quando l’ho apprezzata e amata con “ Tornare umani” di cui ho pubblicato una mia recensione. (https://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2023/01/11/media/susanna-tamaro-torna-in-libreria-con-tornare-umani). Era inevitabile che appena venuta a conoscenza della sua ultima fatica letteraria, mi adoperassi per acquistarla e godermela.
Una volta terminato di leggere il libro,però, qualcosa mi suggeriva di ritornare indietro nel tempo e di rileggere “Va’ dove ti porta il cuore” (Inserito nel 2011 fra i 150 “Grandi Libri” che hanno segnato la storia d’Italia). Nulla di razionale, io di quel libro, letto almeno venticinque anni prima non ricordavo nulla, se non che mi fosse piaciuto tantissimo e che ha avuto un successo planetario. Questo tarlo era presente ma silente, fino a quando ieri mattina nelle mie rare escursioni solitarie nelle librerie, in cui respiro l’aria stampata che mi riossigena il cervello e mi ritempra l’anima, l’ ho trovato nascosto e compresso tra decine di titoli.Compro il libro e poichè faccio parte del mondo social, mi viene naturale accostare le due copertine per fotografarle. Rimango folgorata. Entrambe sono accumunate dalla presenza dei papaveri. La prima, (“Va’ dove ti porta il cuore” stampato a luglio 2023 )su uno sfondo bianco, la seconda, relativa a “Il vento soffia dove vuole” su uno sfondo di un prato verde . E lo sapete che il papavero è il simbolo della Giornata della Memoria della Prima Guerra Mondiale ? E che il papavero è forte e resistente ma allo stesso tempo delicato? Questi due romanzi infatti sono romanzi di memoria, di morte, di rinascita di resilienza ma anche di enormi fragilità umane.
Il costrutto è uguale per entrambi. Romanzi epistolari. Le protagoniste nel silenzio e nella solitudine delle proprie dimore scrivono lettere ai propri cari, monologhi epistolari che riannodano, riavvolgono fili di memorie familiari. Ma mentre in “Va’ dove ti porta il cuore” la solitudine è imposta e subita da un’assenza;(la nipote adolescente), nel “Il vento soffia dove vuole”, la solitudine è ricercata come esigenza personale della protagonista. In entrambi i romanzi c’è un segreto familiare che viene rievocato, che viene svelato per la prima volta ai destinatari. Un segreto che ha accompagnato la vita di entrambe le protagoniste. Mentre nel primo, però tale segreto ha generato inizialmente una doppia vita , una interiore e una biologica, «Era il compiersi di un desiderio, forse il desiderio più grande e intenso della mia vita», per poi avere come conseguenza la fine di entrambe, nel “Il vento soffia dove vuole” il segreto familiare è legato solo alla morte: «invece il seme non era affatto marcito; al contrario, si era espanso in ogni luogo possibile, come fa una pianta infestante con i suoi sviluppi».
Entrambi i romanzi sono ricchi di domande ma mentre in “Va’ dove ti porta il cuore” sono improntate alla ricerca, nel “Il vento soffia dove vuole” seguono le risposte e comunque si avverte in entrambi un bisogno forte di sapere, di conoscenza trascendentale che sembra tutto confluire , nel primo libro nella consapevolezza di un Dio concreto e reale che porta con sè un accenno di gioia debole come luce piccola, una fiammella appena, una crescente e serena consapevolezza di esistere mentre nel secondo libro la Tamaro, per interposta persona, invece, dimostra che quella crescente e serena consapevolezza di esistere l’ha fatta propria. Si respira aria di maturità, di pace con se stessa, di perdono di se stessa. Ma la pacatezza che si avverte è la pacatezza di chi ha già fatto pace con i suoi fantasmi, con la sua storia; di chi ha necessità di trasmettere i suoi pensieri solo per fissarli nero su bianco senza giudizi né pregiudizi . In entrambi i romanzi comunque le epistole sono solo uno strumento utilizzato per dare senso ad un’origine, o meglio alla memoria delle origini. Come un lascito testamentario fondamentale per vivere un presente e costruire un futuro nel nome della pace quella interiore ma anche intergenerazionale.
In entrambi i libri, tipico della Tamaro, abbondano riferimenti al regno animale e vegetale da una prospettiva scientifica, che non solo sono sempre opportuni ma sono anche molto interessanti. Soltanto osservando ciò che accade in natura possiamo conoscere anche noi stessi. Forse sarebbe opportuno che anche noi esseri umani facessimo memoria delle nostre origini “animali” specialmente nell’epoca tecnologica in cui viviamo, per comprendere che “quando la vita esiste , è tutto un susseguirsi di morti e resurrezioni: la vita si sviluppa in una forma,poi viene cancellata e ne nasce un’altra” e saremmo in grado di riscoprire con meraviglia le nostre origini divine e riappropriarci dell’anima l’unica capace di metterci in contatto con l’eco delle armonie celesti.
Termino scrivendo che ho trovato in “Va’ dove ti porta il cuore” le domande sulla vita e in “Il vento soffia dove vuole” le sue risposte e molti concetti espressi sono vicinissimi ad un altro autore a me caro ovvero Don Luigi Maria Epicoco come la concretezza di Dio applicata alla vita quotidiana e la trascendenza della realtà. Un senso oltre il senso. Infatti mi azzardo ad affermare che ho trovato la Tamaro in questo ultimo libro, molto vicina al Cattolicesimo ripulito da ipocrisie e discrasie religiose sia per il riferimento, nel titolo del libro, alla citazione nel Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,8) sia per il decorso del romanzo stesso dove la protagonista scopre che la fede non è per i perfetti, per gli azzimati, per gli inamidati; la fede non è un vestito ma una tunica piena di strappi. La fede è per gli inquieti.
Il cerchio si chiude. Dopo trent’anni. Amen.