Politica

di Roberto Signori

La dura replica del sindaco

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Iniziando da una precisazione- spiegazione su che cosa sia un Centro di permanenza per il rimpatrio, il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri passa alla replica puntuale alle parole dell’arcivescovo di Ferrara, Gian Carlo Perego. Uno scontro che si rinnova, peraltro, ancora sull’accoglienza dei migranti. Anche, se come sottolinea nel suo lungo post su Facebook, il primo cittadino i cpr non servono per accogliere, ma per detenere che deve essere espulso, cioè indesiderato sul territorio italiano.

“C’è un po’ di confusione su questo tema e alcuni cittadini, giustamente, hanno sollevato alcune perplessità e preoccupazioni – sottolinea Fabbri – Parto col dirvi che non è un centro di accoglienza come ho letto. Tutt’altro. È un luogo detentivo da cui non si può uscire liberamente, al cui interno entrano prioritariamente stranieri irregolari, considerati una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica, condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati, in attesa che vengano rimpatriati. Insomma un carcere, che serve ad evitare la dispersione su tutto il territorio nazionale di questi soggetti, per lo più pericolosi, quando non è possibile eseguire immediatamente il rimpatrio. Sulla detenzione in struttura è bene ricordare che il recente Decreto Cutro, estende il limite di trattenimento dello straniero da 3 a 18 mesi.

Forse è meglio in strada con la speranza che queste persone passino da una biblioteca, o facciano un corso di ricamo in cooperativa e si convertano improvvisamente alle buone maniere e al lavoro onesto? No, il mio e nostro approccio è molto diverso dal passato: meglio il carcere e che se ne tornino a casa”. Poi l’affondo dopo le parole di contrarietà dell’arcivescovo Perego.

“Leggo, non più con stupore ormai, le parole di questa mattina (ieri, ndr) dell’arcivescovo Perego, direttore della fondazione Migrantes, che parla già di ’città carcere’. Secondo me è l’esatto contrario. Sono i cittadini a sentirsi in carcere quando questi soggetti invadono strade e parchi, tessono accordi con la criminalità locale instaurando un clima di paura in città. Le guerre con machete e le rivolte sono ancora un ricordo vivo tra i ferraresi, frutto di un’accoglienza indiscriminata e del suo relativo business, che abbiamo sempre denunciato e gradualmente abbiamo smantellato”. Convenzione tra Asp e prefettura sulla gestione dell’accoglienza, “immediatamente stracciata al mio arrivo – prosegue Fabbri – che prevedeva un ingresso fino a 1500 persone. Il Comune, infatti, aveva in gestione oltre 1000 richiedenti asilo. Oggi, per fortuna, non è più così, e il vescovo nelle parole ai quotidiani fa bene a riportarlo, perché Ferrara, fino a quando ci sarò io, non sarà mai più complice di quel sistema”.

E prosegue “è chiaro che se questo progetto dovesse andare in porto Ferrara sarà una città molto più attenzionata, con più forze dell’ordine, ma soprattutto ci consentirà prioritariamente di neutralizzare, con la reclusione, i nostri soggetti più pericolosi, senza dover attendere la chiamata di altri Cpr. Per questi motivi, mentre riesco a comprendere le polemiche del Pd sul Cpr come luoghi non sufficientemente accoglienti, sicuramente diversi dagli hotel con piscina, dall’elargizione di buoni spesa a cui avevano abituato queste persone, non riesco a comprenderlo quando ricordano le barricate”. Poi ancora all’arcivescovo: “È bello parlare di accoglienza, di umanità, di diritti, come il nostro vescovo, ma solo fino a quando queste persone restano lontane dal proprio percorso quotidiano. Infatti in Curia non so quanta di questa gente ci vive. Gli consiglio di fare meno lettere ai giornali e di impiegare quel tempo a spalancare le porte, quelle di casa sua, non solo a Cristo ma anche a queste persone e poi ne potremo riparlare”.

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14/11/2023
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