Chiesa
di Giampaolo Centofanti
Don Centofanti: Vangelo di venerdì 17 novembre e commento
Abbonati agli albi cartacei de La Croce e all’archivio storico del quotidiano
Lc 17,26-37 Venerdì 17 novembre 2023, Santa Elisabetta d’Ungheria, religiosa
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
***
Si possono fare le stesse cose con spirito diverso, è lo spirito che conta. Dove il nostro spirito non è sincero, dove non cerca di accogliere la grazia davvero ricevuta in dono, cresce il malessere e si sviluppano tendenze negative. Le nostre scelte sono dinamiche, aprono o chiudono ad un vivere nella luce.
Non di rado la fede viene trasmessa in realtà come un’etica, fare cose. Dunque vivere sulle nostre forze, “salvandoci” da soli, finendo per operare disordinatamente, guidati da doveri meccanici, da entusiasmi e passioni senza discernimento. Camminando dietro a Gesù invece impariamo gradualmente a riconoscere la sua voce autentica distinguendola da mille voci interne ed esterne, anche apparentemente buone. Essa ci porta per esempio a pregare nel momento giusto e nel momento giusto a operare, mettendo ordine nella nostra vita. Portati dalla grazia, con semplicità e buonsenso nella fede, impariamo a lasciare che sia la Parola di Gesù a rivelarsi nella nostra vita, liberandoci da tante letture meccaniche, impariamo ad accogliere ogni cosa a modo suo come grazia, non vivisezionando lo Spirito, che appunto viene in vari modi anche attraverso le persone, le situazioni. Talora sono per esempio l’appesantimento del salvarci da soli, la precarietà del puntare su noi stessi, sulle nostre bontà, le tappe necessarie per sperimentare nella nostra carne il bisogno di lasciarci portare davvero dalla grazia, di passare dal disordinato fare alla leggerezza della fede. Tante persone hanno ricevuto semi potenti di grazia ma non vengono aiutate dalle guide in tale direzione, ma invece legate e confuse da un dover fare meccanico, che non comprende il graduale, personalissimo, cammino di ciascuno nella luce. Il lasciarsi portare dalla fede, invece, orienta tendenzialmente a comprendere il cammino personalissimo di ciascuno evitando, superando, gli opposti scogli del mero “fare”: il moralismo, vivere di regole astratte ed il pragmatismo, il fare senza riferimenti.