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di Simona Trecca
Libro - Dacia Maraini “Vita mia”
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“Vita mia che sei malandata
che mi sei tormentata
che mi sei svirgolata
che te ne vorresti andare
senza un saluto, un piede avanti
e uno dietro, vita mia
che balli e canti
sulle rovine del passato…
Ma prima di andare
lasciati capire
lasciati concepire
lasciati abbracciare
lasciati raccontare.”
Inizia così uno dei libri di memoria più intensi e appassionati degli ultimi tempi. (Vita Mia, Edizioni Rizzoli La Scala €18,00). Dacia Maraini racconta, senza edulcorare nulla, gli anni di prigionia della sua famiglia, in un campo di concentramento, nel Giappone del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale. La cronaca descrittiva e realistica che a tratti si fa fatica ad accettare è ricca di tante digressioni, mai fuori luogo, che intervallano il racconto biografico, che altro non sono che riflessioni con cui si può anche non concordare, di una donna che comunque ha vissuto una vita che avrebbe potuto traumatizzarla e che invece è stata oggetto di riscatto a livello sociale e culturale. Dacia Maraini è una delle più importanti scrittrici italiane.
Autrice di romanzi, poesie, saggi, vincitrice del premio Campello nel 1990 con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 vincitrice del il Premio Strega con Buio, con questo libro forza se stessa nel superare una timidezza comune per molti ex internati, e si racconta per ovviare ad un diffuso sentimento di irritazione di stanchezza verso la memoria considerato offensivo ed umiliante. E da donna libera, senza odio e rancore, testimonia la brutalità della guerra, l’abominio dell’essere umano costretto a vivere in condizioni disumane ma anche la solidarietà e il coraggio, l’istinto di sopravvivenza e nella figura dei genitori della piccola Maraini, il coraggio, quello vero, di difendere ciò in cui si crede fino a pagarne le estreme conseguenze. La famiglia Maraini, in Giappone per il lavoro del papà Fosco , antropologo, insegnante universitario, vive tranquillamente la sua vita integrata nel tessuto sociale di Kyoto. Con tre figlie da accudire, mamma Topazia, donna siciliana, figlia di un duca e risoluta per origine, viene convocata insieme al marito e in maniera separata, dalle autorità giapponesi. Nel 1943, Il Giappone, infatti ha, firmato un patto con la Germania Nazista e l’Italia della Repubblica di Salò, a guida fascista e chiede agli italiani presenti sul proprio territorio di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò.
Dopo la risposta negativa da parte di entrambi i genitori, tutta la famiglia viene inviata nel campo di concentramento destinato ai traditori della patria e da qui catapultati in un inferno di abusi, soprusi, ostilità, patendo la fame, quella vera, mangiando topi, formiche, rovistando nei bidoni della spazzatura e altro che la mente umana vacilla di fronte al solo pensiero dell’orrore subito, specialmente dalle uniche tre bambine Maraini , ma anche la tenerezza di aggrapparsi alla speranza espressa nelle poesie che papà Fosco scrive con la mano che tremava per il freddo e le malattie e che rappresentano in quel momento una ragione di vita e un senso di armonia a cui ci si aggrappa per mantenere integra la propria dignità umana.
« L’armonia dovrebbe fare parte dei diritti umani, perché sollecita un buon rapporto con le cose, con la natura, con la musica, con il futuro con se stessi. Dove c’è armonia non c’è guerra, dove c’è armonia non c’è odio e distruzione» diceva la mamma dell’autrice. Guardando oggi il mondo in cui viviamo, notiamo ben presto che l’armonia non è più e da tempo su questa terra. Non è più e da tempo, oggetto di ricerca personale, non è più e da tempo aspirazione umana.
Questo libro dovrebbe essere letto a scuola, affinché una testimonianza così autentica, possa essere di incoraggiamento alle nuove generazioni ad avere delle idee e a difenderle sempre. Possa, inoltre insegnare a noi adulti che : «Le idee contano. Il coraggio non consiste soltanto a difendere idee quando non c’è il rischio, il coraggio vero sta nell’affrontare il rischio e difendere le proprie idee. Questo è il coraggio»
afferma Dacia Maraini in un’intervista su Rai uno del 25/10/2023 nella trasmissione Uno Mattina. Ed è di fronte ad una galoppante e preoccupante massificazione sociale che si sente vivamente il bisogno di persone coraggiose nei termini sopra espressi. Il problema semmai che si pone, oggi, è la natura delle idee da difendere. Se ad esse storniamo Verità e Bellezza, non sono più idee ma ideologie. E queste uccidono. Per le idee vere invece si sceglie di donare la propria Vita. Per Amore, con onore e dignità.