Società
di Giuseppe Bruno
E’ quasi una presa in giro la giornata mondiale della filosofia
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Che senso ha “festeggiare” la filosofia in una società che ormai l’ha resa peggio di Cenerentola? Chi le darà il vestito buono per partecipare al ballo, persino in suo onore? Chi? Forse i politici? Certamente no! Loro sono quelli che tanto tempo fa hanno fatto morire Socrate e lo rifarebbero oggi più che mai, siano di Centro, di Destra o di Sinistra. Per loro non è importante far ragionare la gente anzi, meno ragionano e meglio è; così li puoi indottrinare senza problemi. Nessuno di essi vuole uomini veri al suo seguito, ma solo fanatici, esecutori di ordini non imposti con la forza fisica, assolutamente no, siamo in democrazia! Ma con quella della propaganda. Cioè con l’arma del condizionamento. Diceva Piaget, non certo un nostalgico del passato umanistico, ma un esponente di spicco dell’epistemologia sperimentale contemporanea che niente è davvero acquisito dal soggetto conoscente se non è stato sconvolto il suo precedente equilibrio conoscitivo e ne è stato costituito un altro attraverso i processi dell’accomodamento e dell’assimilazione.
Ma ciò richiede l’indispensabile partecipazione del soggetto conoscente a questo processo, viceversa esso non è possibile. Ma tutto questo sembra dimenticato dai nuovi Mentore della società di oggi. Sarà la fretta, sarà il ritmo quasi insostenibile del “progresso”, sarà che tutto è investimento e quindi anche il tempo va tesaurizzato, certo ciò che appare sempre più evidente è l’espandersi nella mentalità comune di oggi, come un tumore maligno e irreversibile l’incapacità di ragionare o meglio la pigrizia mentale non solo delle masse, ma, cosa abbastanza preoccupante, anche delle cosiddette élite culturali. Incapacità o pigrizia mentale che fa ripetere a pappagallo ciò che qualcuno ci ha messo in testa senza che neanche ce ne siamo pienamente resi conto. Oggi dappertutto e soprattutto nelle scuole, i luoghi che dovrebbero privilegiare la formazione vera e completa del soggetto conoscente, vige un sistema che qualcuno definisce elegantemente “destrutturante”, bella parola di moda e dirompente, ma che nasconde, ahimè, più di una grave insidia alla vera educazione. Innanzitutto chi dovrebbe essere il soggetto destrutturante? Quale autorevolezza ha per esserlo? Non diciamo autorità perché quella è facile procurarsela basta salire sul carro dei vincitori, ma autorevolezza, quella che fa si che tutti ti riconoscano spontaneamente come autorevole quindi degno di essere ascoltato. Autorevole veramente è solo chi convince nella libertà di colui che l’ascolta. Chi sa argomentare onestamente secondo le regole universali del ragionamento. Quindi chi applica il metodo che è alla base della filosofia. Che però oggi più che mai “povera e nuda va” e anzi in più è anche “presa in giro”. Tutti, infatti parlano di spirito critico, ma se vai a vedere lo trovi a senso unico, cioè il suo esatto contrario. Allora, se vogliamo dare un senso alla giornata mondiale della filosofia, cominciamo a farci tutti un serio esame di coscienza e a confessare che nessuno dei “maestri” più alla page di oggi è veramente autorevole perché non sa convincere nella libertà, ma solo imporre surrettiziamente con l’arma del condizionamento. Spero nessuno si offenda e gridi allo scandalo o al politicamente scorretto o dica che questo è linguaggio d’odio o altre belle cavolate così tanto di moda che servono solo a silenziare il confutatore delle tesi esposte perché non si è in grado di confutarlo con l’argomentazione. E’ inutile piangerci addosso quando i nostri giovani sono fragili e socialdipendenti e soccombono in un mondo che non hanno né veramente conosciuto e tanto meno capito e ancor meno amato, perché il guaio della fretta è che non ti puoi davvero soffermare su nulla, non puoi approfondire nulla, non puoi, così, davvero appassionarti a nulla, non puoi amare davvero nulla. Tutto è fugace, fluido in una società che ha solo un obiettivo: produrre e reinvestire profitti e le persone non contano niente in se stesse non sono “sostanze individuali di natura razionale” secondo la definizione di Boezio, ma contano solo in quanto produttori e consumatori. Allora, se vogliamo salvare la scuola e di conseguenza la società, compriamo un vestito nuovo alla filosofia, anzi facciamoglielo scegliere perché possa proporsi in modo accattivante e autorevole ai nostri giovani e se proprio dobbiamo “destrutturare” cominciamo ad insegnare ai nostri alunni ad usare davvero il pensiero critico e quello creativo. Cominciamo ad esaminare tutti i temi del “politicamente corretto” con tecniche argomentative per vedere se hanno fondamento davvero e quale esso sia o se non sono diventati i nuovi tabù di oggi inculcati con l’arma del condizionamento e difesi con l’autorità del potere privo di vera
autorevolezza. Cominciamo dai primi anni di scuola soprattutto proteggendo i discenti dalle verità che l’autorità di oggi vuole inculcare, perché essi hanno bisogno di verità vere non di verità inventate da chi ha il potere. Anche perché l’arma del condizionamento è un’arma a doppio taglio richiede come si sa il “rinforzo” continuo perché non è una conoscenza veramente assimilata, secondo la lezione di Piaget, ma una momentanea verniciatura e basterà cambiare autorità perché essa cambi completamente colore.
Quindi il problema si sposta, e non potrebbe essere diversamente, verso noi adulti responsabili dell’Educazione delle nuove generazioni. Noi adulti Genitori, Educatori e Operatori della scuola. Il mondo sta cambiando a ritmo serrato e ciò che guida il cambiamento è una forza cieca: la tecnologia legata al profitto. La Scuola, tutta la Comunità educante, deve imparare a tenersi criticamente distante da questa forza, non farsi da essa strumentalizzare. Questo se vuole conservare l’uomo, quello vero, quello dotato della caratteristica della razionalità e della liberta nell’empatia della relazione verticale e orizzontale. E deve tenersi lontana da questa forza bruta, proprio invitando tutti i giorni nelle classi, dalla scuola dell’infanzia ai gradi più alti, la filosofia vestita dei vestiti che riterrà più opportuni, al fine di creare quella élite culturale vera, capace di dominare secondo obiettivi umani questa forza bruta che viceversa ci schiavizzerà sempre di più.