Chiesa
di Mario Adinolfi
L’Anno Santo della Misericordia
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“Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio, tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte permangono spalancate”. Che bello l’annuncio di Papa Francesco, che speranza grande che si apre nel cuore dei cristiani con l’Anno Santo della Misericordia che prenderà il via il prossimo 8 dicembre, a cinquant’anni dalla fine del Concilio Vaticano II.
Siamo rimasti sorpresi, spiazzati, anche in redazione. Avevamo la notizia (embargata, come si dice in gergo, cioè vincolata a una diffusione alle ore 17) e scorreva adrenalina, un’emozione rara. Aspettavamo le parole del Papa e sono state di una chiarezza meravigliosa: “Tutta la Chiesa potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione a ogni uomo e ogni donna del nostro tempo. Lo affidiamo fin d’ora alla Madre della Misericordia, perché rivolga a noi il suo sguardo e vegli sul nostro cammino”. Maria vegli davvero su questo percorso, un cammino non facile, che però la Chiesa affronta con il piglio di un organismo vivo, forte, credibile. Fino al 26 novembre 2016 il Giubileo straordinario sarà una grande occasione di incontro e di crescita, per i cristiani tutti e non solo.
Tutti davvero siamo chiamati a dare consolazione a ogni uomo e ogni donna del nostro tempo. Mi pare un compito da far tremare le vene dei polsi, ma questo è l’invito del Papa e noi dovremo essere conseguenti. Il compito è faticoso perché grande è il dolore che scorre in questo tempo confuso che attraversiamo appesantiti da numerosi fardelli: la schiavitù dell’apparenza, l’incapacità di determinare con nettezza gli elementi identitari, il turbinio di opinioni spesso sconclusionate che tolgono certezze in particolare ai più deboli. Tutto questo innestato ai mali endemici, ormai quasi connaturati all’uomo contemporaneo: la povertà, la violenza, la guerra, lo scarso valore assegnato alla vita umana, la violabilità di ogni valore, anche il più basico, come la tutela dei diritti dei più deboli a partire dalle donne e dai bambini, dagli anziani e dai malati.
In un clima permeato da quella “globalizzazione dell’indifferenza” contro cui Francesco ci ha sempre messo in guardia, rimproverando ad una società contemporanea divenuta “vile” quella che lui chiama la “cultura dello scarto”, i cristiani saranno chiamati ad un compito supremo: dare consolazione a ogni uomo e ogni donna del nostro tempo. Sarà una gioia e una fatica. Sarà il Giubileo vivo di una Chiesa viva.
Prepariamoci adeguatamente. Il percorso verso l’8 dicembre sia ricco di momenti di riflessione importante e non irrilevante saranno due tappe per i cattolici anche italiani: l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana nella seconda metà di maggio e il Sinodo sulla famiglia di ottobre. La Chiesa italiana, i suoi vescovi, i ventotto milioni di italiani che sono padri o madri, saranno in qualche modo chiamati a dare risposte. Sono le ultime settimane utili per inviare ad esempio quelle ai quarantasei quesiti su cui sarà poi costruito l’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo. I cattolici italiani si producano in uno sforzo e rispondano. Anche noi come redazione de La Croce lo stiamo facendo.
Sono e resto convinto, infatti, che la sfida che ci chiede il Papa con questo Giubileo straordinario, l’apertura e l’incontro dialogante con tutti, possa nascere solo da una definizione chiara dell’identità dell’essere Chiesa. Consolo e accolgo, se so chi sono e in quale casa abito. La scelta di Francesco di aprire l’Anno Santo della Misericordia nel cinquantenario della fine del Concilio Vaticano II dà una risposta chiara: siamo la Chiesa della continuità dottrinale, capace di rinnovare senza mai rinnegare. Siamo la Chiesa di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di San Giovanni Paolo II, di Papa Benedetto XVI. Siamo la Chiesa di Francesco. Una Chiesa viva, aperta al mondo, sorridente e innamorata di ogni uomo e di ogni donna. Pronti a curarne il dolore, partendo dal nostro, guardando prima di tutto le nostre proprie ferite e affidandole alla Misericordia del Signore nell’Anno Santo che un Papa venuto dall’altra parte del mondo ha donato al mondo intero.