Chiesa
di Mario Adinolfi
Papa Francesco ai laici: “Ora tocca a voi”
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Il 18 aprile scorso questo giornale rivolse un “appello ai vescovi italiani” proprio in previsione dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana che si è aperta ieri a Roma alla presenza e con un discorso di Papa Francesco. In quell’articolo chiedevamo in sostanza una mobilitazione dei cattolici innescata dai vescovi, sul modello di quella che fermò i Dico il 12 maggio del 2007 con l’incontro di piazza San Giovanni passato alla storia come “Family Day”. Cinquecentomila italiani si ritrovarono in quella occasione, su input della Cei, per rispondere a una legge che minacciava il diritto di famiglia. E quella legge venne ritirata dal governo proponente, di fatto proprio per la pressione visibilmente e trasversalmente esercitata da piazza San Giovanni.
Oggi le minacce normative sono ben più pesanti: il divorzio breve è già diventato legge dello Stato, la Corte costituzionale ha demolito la legge 40 con l’ultima di 33 sentenze che consente anche la diagnosi preimpianto e avvia la strada alla selezione eugenetica di stampo nazista, il ddl Cirinnà devasta quel che resta dell’istituto matrimoniale, lo rende equiparabile all’unione gay e legittima persino la pratica dell’utero in affitto, nel ddl di riforma della scuola è stato piazzato un emendamento velenoso che renderà obbligatorio il corso di “parità di genere” e dunque inserirà la propaganda gender negli orari scolastici di tutti gli istituti di ogni ordine e grado. L’offensiva è colossale e pensare a quel che venne messo in campo per stoppare i Dico, che erano acqua fresca rispetto a tutto questo, fa insieme sorridere e piangere. Sono passati appena otto anni, non ottanta, da quella battaglia di piazza. Eppure il quadro sembra cambiato drammaticamente, anche rispetto alle energie da mettere in campo per rispondere alla visione antropologica di chi vuole trasformare le persone in cose e mettere a rischio i diritti dei più deboli, dai bambini nati e nascituri agli anziani malati da abbattere con la legge infame dell’eutanasia, altro progetto approdato sui banchi di questo strano Parlamento.
Papa Francesco aprendo ieri i lavori dell’Assemblea generale della Cei ha per certi versi risposto direttamente al nostro appello: “La sensibilità ecclesiale e pastorale si concretizza anche nel rinforzare l’indispensabile ruolo di laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono. In realtà, i laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del Vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!”.
La “risposta” del Papa al nostro appello è dunque insieme un no e un sì. No ad una mobilitazione indetta direttamente dall’episcopato italiano o da esso stimolata, vescovi e monsignori pilota non si vedranno. Forse ce n’era bisogno per la gravità e la peculiarità della condizione italiana, ma siamo figli obbedienti e prendiamo atto che questa è la volontà del Pontefice. Ci interessa invece il suo sì e il suo invito e sprone: dobbiamo assumerci le nostre responsabilità di laici. Caro Papa, lo faremo.
Qui lo abbiamo scritto proprio nel numero che poi verrà ricordato come l’ultimo numero cartaceo di questo quotidiano, almeno per un po’. I costi esorbitanti di stampa e distribuzione insieme alla percezione che la diffusione digitale dei nostri contenuti fosse la più efficace, ci ha fatto optare per trasformare La Croce in un quotidiano che vivrà almeno in questa fase esclusivamente sulla Rete. L’abbiamo trascurata un po’ per concentrare tutte le energie e le risorse sul “foglio di carta”, ma ci siamo resi conto che così saremmo stati condannati a sparire, avendo peraltro rifiutato l’accesso a qualsiasi finanziamento pubblico. E noi invece abbiamo ancora molto da dire. E, lo ricordavo, nell’ultimo numero cartaceo lo abbiamo scritto: serve una mobilitazione unitaria di tutte le realtà che pure sul territorio si stanno muovendo. Si chiama “responsabilità dei laici” e dobbiamo assumercela in pieno. Rapidamente, perché il tempo stringe. E le ferite che stanno per essere inferte al tessuto sociale e alla famiglia per via legislativa sono mortali. Sarebbe inutile gridare dopo. Occorre muoversi prima. Cioè ora.