Politica
di Davide Vairani
Trump: la partita è stata tra le città e le aree rurali
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Jason Pargin, conosciuto con lo pseudonimo di David Wong, è uno scrittore americano pieno di humor agrodolce. Fa parte della generazione dei quarantenni che da un piccolo centro di campagna dell’Illinois è diventato un personaggio conosciuto in America. Oltre ad avere scritto tre romanzi, dirige un Blog “Cracked.com”. Ha pubblicato un pezzo ironico, “How Half Of America Lost Its F**king Mind”, che dipinge con crudo realismo quel pezzo dell’America profonda, i maledetti, che hanno votato per Trump.
“I film americani disegnano sempre una realtà finta o che esiste solo in una parte degli Stati Uniti. C’è questa scorciatoia universale che i film d’avventura epici usano per distinguere i buoni dai cattivi. In Star Wars, Luca è un ragazzo di campagna .In Braveheart, il personaggio principale (Dennis Braveheart) è un semplice contadino mentre il vile principe Shithead vive in un lussuoso castello e indossa abiti lussuosi. I cattivi vivono in una stazione spaziale piena di luce e fuori dal mondo. I buoni sono semplici persone di campagna, mentre i cattivi sono stronzi decadenti che vivono in città e indossano abiti stupidi. Il refrain si esprime in molti modi - retrogradi vs. progresso, ruvido e rozzo contro intellettuale e colto, maschile contro femminile, poveri contro ricchi, puri contro decadenti, tradizionali vs. pop. Tutto questo è il codice che caratterizza lo scontro tra campagna e città. I film non dicono la verità, sono girati nelle zone delle élites. Noi contadini sono programmati per odiare le élites che se la tirano. Questo ci ha portato a Trump”. Non usa mezzi termini, va dritto al cuore delle questioni. Tra rabbia, nostalgia e un futuro a tinte fosche. Perché Trump non è la ricetta per risolvere tutti i mali dell’America. Non è altro che la cartina di tornasole di un Paese – gli States – che vive di contraddizioni sempre più evidenti, di scontri e di disguguaglianze. “Sono nato e cresciuto in un paesino, come Trump. La mia famiglia è fatta di persone come Trump. Se non mi fossi allontanato e ottenuto questo lavoro ridicolo, io avrei votato solo per lui. So che lo avrei fatto.Vedi, i politici parlano di ‘stati rossi’ e ‘stati blu’ (dove il rosso=repubblicano/conservatore e blu=democratico/ progressista), ma tutto questo è finto, come nei film epici americani. Se si vuole comprendere il fenomeno Trump, occorre andare a fondo delle mappe delle contee. La mappa, contea per contea, nelle elezioni del 2012 era tinta di il rosso, era repubblicana”.
La narrazione di Wong si fa tagliente. “E’ una invenzione fatta ad arte che fa apparire l’America come il ‘partito blu’ di Obama: è una sorta di fazione politica che lotta per ottenere il 20% dei voti. Le parti blu, tuttavia, sono più densamente popolate: sono le città. Si vede in azzurro la zona di Seattle/Tacoma, più in basso San Francisco. Il blu intorno alla forma del lago Michigan è fatto di città come Minneapolis, Milwaukee e Chicago. Nel nord-est c’è, naturalmente, New York e Boston, per scendere poi in Philadelphia, che porta in una fascia blu che collega una serie di città del sud come Charlotte e Atlanta. Isole blu in un mare di rosso. Ma le città sono meno del 4% e il 62% della popolazione probabilmente si sente attaccata al 99% della cultura popolare americana”. Già, la cultura popolare americana. Fatta a pezzi e rinnegata in nome del progresso. Ma cos’è la destra e cos’è la sinistra? – verrebbe da dire parafrasando Giorgio Gaber. Perché a guardare bene in fondo in fondo è come se in America tutto si fosse ribaltato.
“I nostri film, gli spettacoli, le canzoni, e le notizie che ci vengono propinate vengono tutti quanti da fuori, da quelle isole blu dei democratici. E se si vive in ‘rosso’, that fucking sucks (questa traducetela voi)”.
“Vedi – prosegue Wong - , io vengo da uno stato ‘blu’ – l’Illinois -, ma lo stato non è in realtà blu. Chicago è blu. Sono di una piccola città in una delle zone rosso sangue: se un bambino di periferia andasse a visitare Chicago si sentirebbe in altro posto, completamente diverso dal proprio modo di vivere. E il mondo intero maledetto ruota intorno a loro, ai ‘blu’. Ogni spettacolo TV è su Los Angeles o New York, magari con un po’ di Chicago o Baltimora gettati lì così, tanto per fare vedere qualcosa di diverso. Quando hanno fatto fare uno spettacolo su di noi si poteva sentire l’arroganza da centinaia di miglia di distanza. ‘Nulla di ciò che accade davvero sta al di fuori delle città!’ - dicono ai loro cocktail party, beatamente ignari di dove si coltiva il cibo. Ehi, ti ricordi quando l’uragano Katrina ha colpito New Orleans? Un po’ strano che un grande uragano che ha percorso centinaia di miglia sia riuscito ad evitare tutto il resto e colpire una sola città. Se guardavi allora le notizie in TV avresti sentito a malapena parlare di come la tempesta a rullo compressore avesse devastato il solo Mississippi rurale, uccidendo 238 persone e facendo danni per $125.000.000.000. Ma chi si preoccupa per queste persone? Cosa c’è di interessante su un gruppo di montanari senza denti che si disperano per un rimorchio devastato? New Orleans è culturalmente importante. Importa. Per quelli invece ignorati, sofferenti, Donald Trump è stato come mattone buttato dalle finestra delle élites”.
Come un mattone buttato dalle finestre delle élites. Trump non è altro che il prodotto delle contraddizioni americane. Che scandalizza i benpensanti, quelli che non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese. “Ma questa è davvero una elezione democratica, una elezione civile? Non sono forse i sostenitori Trump solo un mucchio di razzisti?” – continua Wong come parlando ad un ipotetico americano di città.
“Quello che posso dire, per esperienza personale, è che il razzismo della mia giovinezza non esisteva. E se c’era non era razzismo. Non ho mai visto un solo membro della famiglia, un amico o compagno di classe essere razzista per le persone di colore che arrivavano dalle città. Abbiamo lavorato con loro, giocato ai videogiochi con loro, li salutavamo sempre quando passavano.Guardando indietro, penso che l’idea era che le minoranze locali andavano bene finché si comportavano esattamente come noi. Se mi aveste chiesto, al momento, avrei detto la paura e l’odio non era di persone con pelle nera, ma di quelle specifiche tribù di Chicago. Era tutto parte della natura bizzarra delle città, come percepito da lontano, una combinazione di selvaggi iper-aggressivi e di élite bianche frivole. Le loro vie sono strane. Le persone che vivono in campagna hanno il doppio delle probabilità di possedere una pistola e probabilmente di sposarsi più giovani. La gente nelle aree urbane ‘blu’ parlano e si muovono più velocemente. Essi hanno più probabilità di essere tossicodipendenti, ma meno probabilità di essere alcolisti. Gli azzurri hanno meno probabilità di possedere la terra e, soprattutto, hanno meno probabilità di essere cristiani evangelici. Nei piccoli centri, spesso questo viene espresso come: ‘Non condividono i nostri valori!’ e i miei amici progressisti amano farsi beffe di questo”.
Non è questione di nostalgia dei bei tempi andati. Non lo è. “Le città sanno sempre vivere nel futuro. Mi ricordo quando la nostra piccola cittadina ottenne il primo ristorante cinese e, 20 anni dopo, il suo primo negozio di caffè. Tutta questa roba era nei film decenni precedenti. Ebbene, la percezione di allora era che quelle persone della città stavano tutti diventando atei, stavano abbandonando la chiesa per emanciparsi con i ‘diritti’ omosessuali. Che, ci è stato detto, era letteralmente un segno dell’Apocalisse. Non solo a causa delle conseguenze spirituali (che erano terribili), ma per la devastazione che sarebbe accaduta alla cultura di un Paese. In quel luogo, in quel momento, la chiesa era tutto. La chiesa era il luogo dove hai fatto amici, hai incontrato le ragazze, ti sei messo in rete per trovare lavoro, hai ottenuto sostegno sociale. I poveri potevano ottenere cibo e vestiti lì, le coppie potevano ottenere consigli sui loro matrimoni, i tossicodipendenti potevano cercare di uscirne. Ma ora stiamo vedendo un sorprendente calo nel cristianesimo tra la popolazione generale, una malattia dei senza Dio. Quindi, secondo Fox News, qual è il risultato di questa decadenza delle citttà che hanno storto il naso a Dio? Il caos. Il tessuto sociale è in panne, si dice, proprio come previsto. E ciò che gli americani vedono nelle notizie di oggi è una sbirciata al loro domani. Neri disprezzati, musulmani costruire bombe, l’AIDS che si sviluppa velocemente tra persone gay, cartelli messicani della droga che decapitano i bambini, gli atei che abbattono gli alberi di Natale. Nel frattempo, i liberal alla Lena Dunham se ne stanno nei loro appartamenti a $5000 al mese e dicono: “Ma quei cristiani bianchi sono il vero problema!”. Le vittime del terrore urlano nella strada accanto alle proprie membra mozzate e la risposta da parte delle élite è piangere su come gli uomini dovrebbero essere autorizzati a utilizzare servizi igienici femminili e su quanto è crudele tenere polli in gabbia. Follia. In punto è che le evidenze che sono state tali e indiscusse per migliaia di anni e ora ottengono risate dalle élites: il duro lavoro è meglio della dipendenza dal governo, i bambini stanno meglio con entrambi i genitori, la pace è meglio della guerra , un rigido codice morale è meglio che l’edonismo allegro, gli esseri umani tendono a valorizzare di più le cose che hanno guadagnato con sacrificio più di quello che ottengono per diritto, non essere esploso da una bomba è meglio che farsi esplodere da una bomba”. La narrazione di Wong c’entra il cuore del problema: “Il fondamento su cui l’America è stata innegabilmente costruita - la famiglia, la fede, e il duro lavoro – è stato ritenuto fuori moda e meschino. Non perdere tempo a scrivermi che le cose che ho elencato sono sbagliate. So che sono sbagliate. O meglio, penso che si sbagliano, perché io ora vivo in una contea ‘blu’ e lavoro per un settore “blu”. So che i bei vecchi tempi del passato sono state costruiti sulla schiavitù e la segregazione, so che intere categorie di umanità hanno vissuto la religione solo come un affare di comodo. So che queste “famiglie tradizionali” spesso si sono poggiate su milioni di donne segregate in cucina. So che i gay hanno vissuto nella paura. So che i cambiamenti sono stati per il meglio. Ma provate a dirlo a chi vive in un paesino come Trump”. Provate a dirlo a migliaia di famiglie italiane che vivono sotto la soglia di povertà e che non arrivano alla fine del mese. Provate a dirlo a Renzi. In fondo, è come se Wong stesse dipingendo un quadro che va bel aldilà degli States: quante analogie ci vedete tra i “rossi” americani e le élites del Partito Democratico italiano? Io ne vedo tantissime.
“Se non si vive in uno di questi piccoli centri, non si può capire la disperazione. La stragrande maggioranza delle possibili carriere ti obbliga ad andare verso la città. E dietro ogni città c’è oggi un muro invalicabile che si chiama “costo della vita”. Diciamo che sei un ragazzo intelligente che guadagna miseri $8 l’ora a Walgreen e che aspira a cose più grandi. Bene, preparati a muoverti te e il tuo nuovo bambino in un appartamento di 70 metri quadrati per $1200 al mese, e poi pagare il doppio di quello che stai pagando ora per le utilities, gli alimentari, e la baby sitter. In una città, si può plausibilmente aspirare a formare una band, o diventare un attore, oppure ottenere una laurea in medicina. Si può effettivamente avere sogni. In una piccola città, non ci possono essere luoghi per le arti e lo spettacolo, a parte dei paesi music bar e chiese. Ci possono essere solo due medici in città. Se apri gli annunci di lavoro sarà solo per negozi di fast food. Ci sono parti di queste città che sembrano uno scenario post-apocalittico. Ti sto dicendo, la disperazione ti mangia vivo. Da dove vengo, non eri un vero uomo a meno che non eri in grado di riparare una macchina, rattoppare un tetto, cacciare la propria carne e difendere la tua casa da un intruso.Per questo votano per chi promette loro di rimettere le cose come erano, sì, proprio per quel Trump che sarebbe stato un campanello d’allarme per le isole blu. Hanno votato per il mattone attraverso la finestra. E’ stato un voto di disperazione. ‘Ma Trump è oggettivamente un pezzo di merda!’ - tu dici. ‘Lui insulta la gente, molesta le donne, non è un uomo qualunque! È un viscido, miliardario arrogante!’. Aspetta, stai parlando di Donald Trump, o di te stesso? Non hai mai tifato per una persona del genere? Qualcuno potente che dà ai nemici gli insulti che si meritano? O uno qualsiasi dei diversi milioni di poliziotto rinnegati che possono rompere tutte le regole perché possono fare ciò che vogliono contro i deboli?. ‘Ma quelli sono personaggi di fantasia!’ - Va bene, che dire di tutti quei milionari di sinistra nei talk show? Questo è Trump. Le urla di indignazione delle élites sono come i suoni delle bombe che atterrano sulla fortezza del nemico. Ci si sente bene a respingere le persone, prendere in giro loro, per scrivere loro che sono fuori di testa, dei miserabili. Ma si potrebbe anche prendere tempo per cercare di capire: perché - ti sto dicendo- questi miserabili saranno ancora in tanti e in giro per le campagne molto a lungo dopo che Trump se ne sarà andato”.
Ogni riferimento indiretto alla situazione italiana è fortemente voluto e intenzionale.