Storie
di Mario Adinolfi
La pantomima di Severino Antinori
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Il ginecologo sospeso dall’esercizio della professione medica, Severino Antinori, arrestato per aver espiantato con violenza ovuli da una ventiquattrenne spagnola dopo averla immobilizzata e sedata contro la sua volontà oltre che per essersi fregato ventottomila euro da una coppia a cui aveva promesso un figlio tramite le sue discusse procedure, sta tentando di trasformare in un bizzarro show il suo processo in corso
davanti al tribunale di Milano.
Urlando frasi sconnesse su un presunto complotto per avvelenarlo, mostrando un tatuaggio che s’è fatto in petto con gruppo sanguigno e altre informazioni utili in caso di un repentino ricovero ospedaliero a seguito d’attentato alla sua salute, alla fine ha proclamato un mozzicone di verità: “Io porto avanti le battaglie di Marco Pannella”.
Ora, senza personalizzare oltre, certamente la vicenda di Antinori è piuttosto emblematica di un pensiero che attraverso una falsa idea di autodeterminazione vuole lasciare totale libertà d’azione “all’uomo di scienza”, incurante delle vittime che poi tale azione si lascia alle spalle. Un pensiero radicaleggiante ormai tracimato nell’arroganza di alcune élites, che in nome delle stesse idee rappresentate in maniera solo più colorita da Antinori, ritengono che tutto ciò che è possibile debba essere anche lecito.
Se poi ciò comporta violenza, inganno, gioco da illusionista molto parente della truffa e del patrocinio, questi vengono considerati “danni collaterali”.
Ecco, saremo molto lieti se un pensiero del genere e questo tipo di “battaglie” fossero condannate alla galera, perché della vera libertà sono solo pantomima.