Chiesa
di Giuseppe Brienza
Il viso espressivo di monsignor Castellucci
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Diciamolo subito, la polemica scatenata due anni fa contro mons. Nunzio Galantino, seguita alle sue dichiarazioni in cui sosteneva di non identificarsi «con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche» non ci interessa. Del resto, lo stesso Segretario della Cei ha successivamente sostenuto che il tutto si stato originato da un equivoco dovuto a strumentalizzazioni mediatiche. «L’intervista in questione - ha spiegato Galantino fra l’altro in un’intervista rilasciata a Forlì nel giugno 2014 a margine di una “tre giorni” d’incontri della Comunità Giovanni XXIII - è nata in un contesto specifico: l’influenza che hanno i mezzi della comunicazione sociale. In quell’occasione dichiaravo che dobbiamo stare attenti soprattutto alla televisione nella quale si utilizzano solo le immagini che aiutano a sostenere la propria tesi personale. Citavo l’esempio di chi inquadra i volti più inespressivi di coloro che recitano il rosario davanti alle cliniche contro l’aborto» (cit. in Mons. Galantino chiarisce la sua posizione sulle preghiere davanti alle cliniche abortiste, agenzia “Zenit”, 20 luglio 2014).
Non pochi cattolici italiani, però, continuano a ricordare amaramente e citare questa polemica spesso strumentalizzata in chiave anti-bergogliana, rimanendo vittime degli ambienti che hanno alimentato il tutto in un’ottica non rispettosa della Chiesa e del Papa. Proprio un vescovo di origini forlivesi, l’arcivescovo-abate di Modena-Nonantola Mons. Erio Castellucci, sarà presente domani mattina, dalle ore 6:50 alle 7:30, alla preghiera pubblica per la vita nascente organizzata davanti al Policlinico cittadino. È la prima volta che un vescovo diocesano partecipa a Modena a questo tipo di iniziative, promosse dai prolife emiliani e, come detto, non sempre comprese in ambito cattolico e non. I suoi predecessori hanno sempre più o meno esplicitamente incoraggiato la preghiera pubblica per la vita, ma non vi hanno mai preso parte direttamente.
L’orazione pubblica di gruppi più o meno estesi, specificamente in favore della vita nascente e tenuta davanti ad istituti ospedalieri che praticano l’aborto, è una iniziativa particolarmente significativa alla vigilia dell’Avvento. Avrà luogo anche nei prossimi giovedì fino al Santo Natale, ricordando che il centro di questa grande festa, spesso misconosciuto, è proprio la nascita di un bambino innocente che molti avrebbero voluto uccidere per paura, malvagità, egoismo e orgoglio.
Mons. Castellucci non è nuovo per la mobilitazione pubblica e personale in favore della vita umana nascente. Nello scorso aprile ha partecipato ad esempio alla grande mobilitazione prolife organizzata nel centro di Modena con un corteo e un momento di preghiera che ha coinvolto oltre 350. Quando la proposta gli è giunta alle orecchie, subito il vescovo, non se l’è lasciata sfuggire, tanto più in occasione del Giubileo della Misericordia. «Può essere un segno - ha spiegato l’arcivescovo - e un modo per dire che la vita vale sempre. La Misericordia si manifesta fin dall’inizio. Ci sono tre elementi deboli nella vita umana: l’origine, l’esposizione e la fine. Non sempre si dà attenzione al livello normativo e culturale». Se la vita vale in quanto tale, i cristiani sono chiamati a un compito. «Dobbiamo avere uno sguardo più profondo», sostiene quindi mons. Castellucci, che si ottiene «guardando ai più piccoli, come fatto da Gesù Cristo: per essere grandi siate come i bambini».
Mons. Castellucci ha anche scritto una preghiera per la vita in occasione della marcia pienamente riuscita nell’aprile scorso. Tra le richieste al Signore quella di «non far prevalere l’egoismo che respinge la vita, la paura che la teme, l’efficientismo che la trascura e la considera un elemento di disturbo». Alla fine del corteo per la vita è stato anche lanciato un appello a tutte le chiese cristiane, unite in piazza Grande, per fermare per almeno un anno tutte le pratiche degli aborti in Modena (cfr. L’appello delle chiese cristiane di Modena: «Fermiamo un anno gli aborti», in “Gazzetta di Modena”, 7 aprile 2016).
Dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, nel quartiere residenziale di Forlì, dove era attivo e apprezzato parroco, mons. Castellucci è stato designato lo scorso anno pastore di Modena personalmente dal Santo Padre. Con Papa Francesco, infatti, l’interessato ha parlato il 29 giugno 2015 in occasione della consegna del pallio e, come riferito in un’intervista, tra i due c’è stato il seguente scambio di battute: «Gli ho detto: “Io ero un parroco felice…”. Lui si è fermato, ha chiesto il mio nome e mi ha detto: “Ah sei tu. Il tuo nome era qui - indicando la sua testa - poi qui - indicando la sua mano che scriveva - e poi… tac. E mi ha guardato negli occhi. Sicuramente sta seguendo logiche diverse dalla carriera ecclesiale, dagli scatti automatici: ha eliminato le sedi cardinalizie, sta dando nuovi criteri» (cit. in Davide Berti, Il nuovo Vescovo di Modena: «Chiamatemi solo don Erio, resto un parroco che ascolta», in “Gazzetta di Modena”, 3 settembre 2015).
Non è un caso che Mons. Castellucci, provenga dalla campagna, Roncadello per la precisione, una piccolissima frazione del comune di Forlì che si sviluppa sull’argine sinistro del canale di Ravaldino. Qui, è lui che parla, «nei primi due anni di scuole venivo sempre corretto perché per parlare in italiano traducevo dal dialetto» (D. Berti, art. cit.).
Diplomato alle magistrali, entra quindi in seminario nel 1978 e, completati gli studi presso il seminario regionale di Bologna, è ordinato presbitero per la diocesi di Forlì-Bertinoro il 5 maggio 1984. Prosegue gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, conseguendo nel 1985 la licenza in teologia dogmatica e, nel 1988, il dottorato con tesi sul tema “Dimensione cristologica ed ecclesiologica del presbitero nel Concilio Vaticano II”, sviluppando una riflessione sulla figura del sacerdote che, in occasione del Concilio Vaticano II, è stata come noto oggetto di una rilettura teologica ed ecclesiologica. Dal 1988 Castellucci è docente di materie teologiche presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, dove svolge anche le funzioni di preside di facoltà nel periodo 2005-2009, e insegna in altri istituti di scienze religiose a Forlì, Rimini e Pesaro. Dal 2009 al 2015 è stato parroco a Forlì, presso la parrocchia di San Giovanni Evangelista e, il 3 giugno 2015, Papa Francesco lo ha nominato arcivescovo-abate di Modena-Nonantola. Attualmente è membro della commissione episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università.
Per la straordinaria evenienza di domani, con la partecipazione dell’arcivescovo, alla preghiera pubblica di Modena per la vita nascente si unirà anche il Responsabile generale della Comunità “Papa Giovanni XXIII” Giovanni Paolo Ramonda, successore del fondatore storico e carismatico della Comunità don Oreste Benzi (1925-2007). Con presenze così significative e qualificate, non è possibile mancare! E lo diciamo anche a certi media cattolici che, speriamo davvero, possano almeno in questa occasione “coprire” l’evento illustrandone il significato ai non pochi fedeli tentati «dalle abitudini stanche e dalla pigra assuefazione al male» (Papa Francesco, Catechesi durante l’Udienza Generale del Mercoledì, Città del Vaticano, 5 marzo 2014).