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di Mario Adinolfi

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Conosco personalmente Massimo Giletti, Massimo Giannini, Giovanni Floris. Non sono un loro amico, non la penso come loro, ma sono stato ospite o intervistato nelle loro trasmissioni in Rai. Non conosco Milena Gabanelli, non sempre ho amato i toni di Report, ma senza dubbio la trasmissione era più che interessante. Cos’hanno in comune i quattro giornalisti che ho citato? Lavoravano in Rai e ora, perché sgraditi a Matteo Renzi, non ci lavorano più. La Gabanelli, ultima in ordine di tempo, si è autosospesa perché il direttore generale Mario Orfeo, già direttore del Tg1 mandato da Renzi e Berlusconi a normalizzare viale Mazzini in vista delle elezioni, la voleva mandare a fare il condirettore di un sito da neanche centomila visitatori. Manco il direttore, il condirettore. E senza risorse per poterlo rilanciare.

Orfeo adotta questa tattica, offre qualcosa di talmente intollerabile da costringere a andarsene con le sue gambe. Con Massimo GIletti è andata così: la domenica pomeriggio conduceva l’Arena, sono stato ospite molte volte di quel format, faceva ascolti pazzeschi, quattro milioni di media e batteva regolarmente la concorrenza di Barbara D’Urso. Il format aveva un problema: parlava di politica e non con tono filogovernativi. Non era un covo di eversivi, c’era una bella dose di conformismo da Raiuno. Ma “la domenica la gente vuole stare tranquilla” ha sentenziato (m)Orfeo prima di buttare nel cesso e tirare la catena su quattro milioni di telespettatori e relativi ricchi contratti degli sponsor.

Oh, Orfeo è contemporaneamente quello dei 930mila all’anno appena elargiti a Bruno Vespa, gran cerimoniere mai sgradito ai larghintesisti Renzi e Berlusconi, ancor più è quello degli undici milioni di euro dati a Fabio Fazio che ora agitano i sonni persino di Raffaele Cantone. Ma Fazio invita Renzi a presentare ogni suo libro e ogni sua campagna elettorale, senza mai fare una domanda che possa essere irritante per il suscettibile ex premier, dunque daje de milionate di euro. Giletti no, non è che sia un watchdog della democrazia, ma insomma s’è permesso di interrompere Berlusconi e di dirgli che lui non è Barbara D’Urso e le domande le fa, Berlusconi ha minacciato di andarsene (poi è rimasto, quattro milioni di italiani sono quattro milioni di italiani, il buon Silvio non è fesso). Ma gli italiani vogliono stare tranquilli la domenica. Renzi e Berlusconi sono due italiani, no?

Prima di Orfeo il buon Matteo Renzi aveva messo sulla tolda di comando di viale Mazzini il suo sodale oratore alla Leopolda, Antonio Campo Dall’Orto. Che per compiacere l’amico aveva fatto fuori il povero Massimo Giannini, che il suo 5% medio su Raitre lo faceva con Ballarò e in una bella puntata mi permise persino un importante scambio di opinioni su temi religiosi con l’Imam Pallavicini mentre la regia inquadrava il rosario colorato con cui cercavo di darmi parole e coraggio. Insomma, quella trasmissione era luogo del pluralismo. Un po’ troppo pluralismo. Via il direttore di Raitre, via Massimo Giannini ed ecco arrivare per volere del nuovo direttore, altra renziana militante con curriculum di interviste-spot a Matteo, Daria Bignardi, il soldato Gianluca Semprini da Sky. Asettico, filogovernativo, un po’ noioso. Invita Matteo Orfini a fare i monologhi, a Renzi piace. Alla gente no, la trasmissione che sostituisce Ballarò si chiama Politics e viene cancellata dopo tre mesi per assenza di telespettatori. Il soldato Semprini legge le news di notte in qualche canale sperduto. E mi dispiace davvero per lui, a Sky s’era dimostrato capace. Ma la Rai ti stritola.

Ho lavorato per molti anni in Rai e ne conosco bene il terribile sport che accomuna l’ipertrofica pianta organica dei dipendenti e dirigenti dell’azienda: fiutare il vento e piazzare la vela in conformità. Per chi ama la libertà delle idee è qualcosa che ti fa mancare l’aria, io mi dimisi addirittura da un contratto a termine, comprendo perfettamente la decisione di Milena Gabanelli di autosospendersi davanti all’umiliazione, come quella di Giletti e Floris (altro sgradito, molto sgradito a Renzi) di andarsene a La7.

Ma il problema è che in Rai sanno far di conto. Mancano centottanta giorni alle elezioni politiche italiane più importanti del secolo, che determineranno gli equilibri di potere per decenni a venire: vinceranno le larghe intese Renzi-Berlusconi o i barbari grillini. A centottanta giorni, forse meno (nel 2013 si votò il 24 febbraio) Renzi e Berlusconi si cautelano. Mettono alla direzione generale un esecutore materiale di ordini politici, che si occupa di fare il lavoro sporco e mettere la mordacchia a qualsiasi voce che disturbi il manovratore. Renzi si ricorda troppo bene l’imitazione devastante di Francesco Rutelli fatta da Corrado Guzzanti a pochi giorni dalle elezioni 2001 quando il leader della Margherita era candidato premier, non vuole scherzi del genere. E così oggi in Rai non c’è neanche una trasmissione che oserà essere critica verso il governo del Pd, verso Renzi e verso Berlusconi. Neanche una. Via l’Arena, via Ballarò, via persino Politics, via Michele Santoro, via Nicola Porro, autosospesa la Gabanelli, Crozza da mo’ che se ne è andato, di geniacci alla Corrado Guzzanti poi manco l’ombra. La satira Orfeo la fa fare a Luca e Paolo con Camera Caffè, sai come tremano i politici. Rivediamoci quel Rutelli d’annata va. Che poi faceva tanto, tanto ridere, prima che la Rai ridiventasse l’Eiar. (dettaglio: di Guzzanti trovate su YouTube tutti gli spezzoni dei suoi spettacoli Rai, ma non il video di quella immortale imitazione pre-elettorale in cui il Rutelli antesignano delle larghe intese implora Berlusconi con lo straordinario “so’ cinque anni che te portamo l’acqua co’ le orecchie, che ce volevi pure la scorza de limone?”). Normalizzare la tv pubblica e metterla sotto stretto controllo politico affinché non emergano possibili voci critiche verso il ceto dominante si chiama regime. E vabbè, siamo in Italia: “Berlusco’, ricordati degli amici”. (della citata imitazione di Guzzanti abbiamo rintracciato solo un audio, riascoltatela prima che cancellino pure questo…ecco, di attacchi di questo genere al centrosinistra governativo e al centrodestra larghintensista nella Rai di Mario Orfeo non ce ne saranno più).

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