Politica
di Mario Adinolfi
Da oggi si marcia verso le politiche
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Ci lasciamo alle spalle l’ultimo test amministrative al municipio Roma X e con questo chiudiamo la lunga fase di avvicinamento del Popolo della Famiglia alle elezioni politiche che pare saranno fissate per l’11 marzo, per singolare coincidenza il giorno in cui il Pdf compie due anni: nascemmo infatti al Palazzetto delle Carte Geografiche di Roma dove l’11 marzo 2016 si ritrovò la nostra assemblea costituente. Il Popolo della Famiglia si misurò poco più di un mese dopo alle amministrative di Bolzano, ottenendo il primo consigliere eletto, Giovanna Arminio. Da lì una corsa attraverso trentacinque città in due tornate elettorali prevalenti (giugno 2016 e giugno 2017), infine questo ultimo test romano dove abbiamo cancellato la “sindrome dello zerovirgola” che ci prendeva nelle grandi aree metropolitane, dove è più difficile il contatto diretto con un elettore sempre più sfiduciato. Nonostante tutte le difficoltà abbiamo fatto segnare un netto progresso passando dallo 0.6% all’1.4% (1.37 per i puristi attenti a ogni dettaglio). Ormai è un dato di fatto che ovunque si presenti il Popolo della Famiglia come minimo ottiene un risultato tra l’1 e il 2 per cento, con le punte che conosciamo in città come Verona e addirittura la doppia cifra a Riolo, Goito, Avola. Abbiamo testato la nostra presenza su territori che raggruppano ormai quasi dieci milioni di abitanti, possiamo certamente affermare di aver costruito un movimento politico nazionale non inconsistente. Il tutto senza un euro, senza copertura mediatica, con l’ostilità feroce dei nemici e anche più feroce di alcuni “amici”, candidando sempre persone sostanzialmente alla prima esperienza salvo rari casi. Il Popolo della Famiglia è, in questo senso, nato veramente dal basso.
Ho sentito qualcuno dire che il risultato di Ostia è insoddisfacente e “hai visto Casa Pound?”. Devo spiegare (ma davvero devo?) che tutti i movimenti politici che nascono dal basso su una spinta “emergenziale” hanno bisogno di tempo per strutturarsi. Questa è la storia comune di ogni vicenda analoga nella storia d’Italia, dalla Lega Nord (elezioni politiche 1987 0,9% e solo Bossi eletto al Senato, elezioni europee 1989 1,8%) al M5S che si presentò per la prima volta 10 anni fa alle comunali a Roma prendendo il 2%, alla stessa Casa Pound che si candidò alle comunali che elessero Ignazio Marino prendendo lo 0.59%, poi tre anni dopo a quelle di Virginia Raggi prendendo l’1.2% e ora facendo l’exploit ad Ostia. Sono tutti percorsi che durano molti anni e pretendono la massima determinazione, vorrei dire persino ostinazione. Chi crede che tutto arrivi immediatamente perché siamo i più bravi è completamente fuori strada. Serve tanto, tanto lavoro e durerà anni. Noi abbiamo la fortuna di poter osservare un trend ascendente e non discendente dei consensi che il Popolo della Famiglia è in grado di raccogliere. Questo è un bene prezioso che premia il lavoro che stiamo compiendo in ogni angolo d’Italia.
Chiaramente oggi comincia la campagna elettorale del Popolo della Famiglia per le elezioni politiche e comincia sotto la buona stella del risultato ottenuto da GIovanni Fiori che con la sua squadra ha raddoppiato i nostri voti su un territorio difficilissimo dove non si votava da due anni e mezzo perché il precedente consiglio municipale era stato sciolto per mafia, ricordiamolo sempre. Abbiamo lavorato in un territorio minato e anomalo, eppure riportando un risultato più che incoraggiante. Di più: le amministrative non sono il tipo di elezione più adatta per far valere i nostri argomenti, più squisitamente valoriali e politici. Eppure non abbiamo mai rinunciato a misurarci, anche per apprendere meglio in migliaia di militanti le technicalities della burocrazia elettorale e per rendere concreto il nostro programma cristianamente ispirato. Questo lavoro così faticoso è servito a costruire le precondizioni affinché la battaglia per le politiche abbia reali possibilità di successo.
C’è qualcosa che manca e che anche questa tornata di Ostia ha messo in evidenza? Certo, manca moltissimo per far sì che un movimento consolidato tra l’1 e il 2 per cento dei consensi possa essere un movimento che supera lo sbarramento del 3. Ma voglio fin d’ora rendere chiaro che il Popolo della Famiglia non è un’esperienza transitoria: abbiamo costruito qualcosa destinato ad essere permanente, crocevia politico fondamentale. Avrete notato che ormai ogni duello si risolve in un testa a testa nello strano tripolarismo italiano. Anche le elezioni del 5 novembre 2017 non fanno eccezione: testa a testa in Sicilia, testa a testa a Ostia. Questo vuol dire che già oggi il Popolo della Famiglia, con il suo 1-2% dei voti, detiene la golden share in grado di determinare vincitori e sconfitti di questo sistema dove è fondamentale detenere una quota di consenso anche piccola ma capace di essere determinante. È la storia di questa legislatura con il ruolo (pessimo) svolto da Alfano con il 2% dei voti e addirittura da Verdini con solo una pattuglia di 5 senatori, senza i quali ad esempio la legge Cirinnà non sarebbe mai diventata norma dello Stato. I radicali non hanno praticamente mai superato la soglia del 2% dei voti (tranne con il singolare exploit della Lista Bonino in una tornata europea) eppure la loro capacità di elaborazione è stata drammaticamente incisiva sulla nascita di leggi per noi odiose, dovute alle doti carismatiche di Marco Pannella nella gestione dei rapporti con le altre forze politiche quando era parlamentare. Insomma, aver già costruito un movimento politico capace di aggirarsi sempre, quando si presenta in qualsiasi zona d’Italia, almeno tra l’1 e il 2 per cento dei voti è un patrimonio che assolutamente non verrà disperso, anche se questa dovesse essere la nostra consistenza alle politiche.
Se però metteremo in pratica cinque semplici attività, in realtà il nostro consenso si avvicinerà e auspicabilmente supererà il traguardo del 3% medio nazionale. Questa è la lezione pratica che otteniamo dal risultato di Ostia.
1. FARE BRANDING DEL SIMBOLO DEL PDF. Stando per strada per sostenere Giovanni Fiori abbiamo capito quanto debole sia il livello di conoscenza del simbolo del Popolo della Famiglia. Forse il 10% della cittadinanza ci conosce e non a caso una percentuale consistente di chi ci conosce, ci vota. Il margine di miglioramento è dunque enorme. Al momento in cui il 100% della cittadinanza dovesse conoscerci, i livelli di consenso al Pdf andrebbero a doppia cifra.
2. USCIRE DAL VIRTUALE, INCONTRARE LE PERSONE. I social network sono una splendida opportunità di comunicazione a costo zero, ma rischiano di esaurire la nostra esperienza di socialità finalizzata a far conoscere il Popolo della Famiglia. Dobbiamo invece come militanti pidieffini battere il territorio palmo a palmo, verrebbe da dire casa per casa, per far conoscere chi siamo, il nostro simbolo, le nostre idee, il nostro programma. Partendo da piccoli cenacoli casalinghi con amici, arrivando alle “gazebate” in piazza, dobbiamo guardare negli occhi più elettori possibile in questi quattro mesi che ci separano dalle politiche, in modo che sappiano misurare la nostra splendida sincerità.
3. NON AVERE PAURA. Chi si espone per il Popolo della Famiglia paga prezzo. Più di tutti lo sa chi vi scrive, ma ogni dirigente del Popolo della Famiglia ha già sulla pelle la sua quota di cicatrici dovute alle ferite da maldicenza. Eppure, come un boomerang, insulti e attacchi tornano a nostro vantaggio e non bisogna averne paura. Mai farsi intimidire, anche se la violenza (talvolta del fuoco amico) fa paura. Non bisogna averne. Niente come l’aggressione subita a Novara ha reso visibile a molti chi sono i pagliacci violenti e chi i miti, nella dialettica falsa in cui vorrebbero cacciarci. Se pure dicono male di noi, se pure ci insultano o ci maltrattano, essere nella sequela di Cristo dovrebbe renderci edotti del rischio che quotidianamente corriamo. E nulla è efficace come la dimostrazione che tali assalti non ci intimidiscono, anzi sono comunicativi essi stessi e a nostro favore. Il problema è se ci ignorano, non se ci attaccano.
4. COSTRUIRE UN RAPPORTO CON I MEDIA. A Ostia abbiamo vissuto il consueto oscuramento mediatico pre-elettorale, che alle politiche per fortuna sarà evitato per legge per via della normativa sulla par condicio che ci offre spazi obbligatori in televisione che sapremo adeguatamente sfruttare. Sul piano locale bisogna però infittire i rapporti con quotidiani, siti, radio e tv locali facendo arrivare loro almeno tre comunicati a settimana sulle nostre iniziative territoriali in modo che l’attività del Popolo della Famiglia sia mediaticamente coperta, non ci interessa se in modalità antipatizzante o meno, basta che sia portata all’attenzione dei cittadini.
5. ESSERE PREPARATI AL DIBATTITO. I nostri sono argomenti che sanno avviare subito una fiammata nella discussione pubblica, dobbiamo saperla gestire con il massimo della competenza, offrendo dati e non prediche. O capiamo o moriamo è stato scritto con questa intenzione, offrire un manualetto di 207 pagine che contenesse tutti gli argomenti della nostra Proposta per l’Italia, spiegati analiticamente con cifre e link a supporto. Abbandonando atteggiamenti bigotti che non ci appartengono e scegliendo il piano della razionalità per il confronto con gli argomenti dei nostri avversari, non possiamo che prevalere. Bisogna arrivare preparati al dibattito di questi ultimi quattro mesi di campagna elettorale.
Il lascito dell’esperienza sul municipio Roma X è anche un “disgelo” del mondo ecclesiale, abbiamo volantinato ogni domenica davanti alle 22 parrocche del territorio accolti spesso con curiosità e qualche volta con simpatia. Nel giro dei prossimi due mesi più di una tappa dell’OCOM tour vedrà sul palco i vescovi di diocesi che vogliono esprimere incoraggiamento al Popolo della Famiglia e alla sua battaglia. Una battaglia che non deve essere impaziente. Dice un proverbio anglosassone trasformato in orecchiabile canzoncina dai Morcheeba “Rome wasn’t built in a day”, Roma non è stata costruita in un giorno. Servono fatica, costanza, determinazione al limite con l’ostinazione, tempo. La nostra strada ci dice che la costruzione procede di buona lena e il primo importante traguardo di verifica dello “stato di avanzamento lavori” è da qui a quattro mesi. Comunque andrà, siamo nati per restare. Del Popolo della Famiglia questo sistema non potrà agevolmente liberarsi, perché noi facciamo tutto questo che se non ce ne addossassimo il carico noi, nessun altro lo farebbe. Sullo sfondo c’è un tempo in cui potrebbero essere approvate norme devastanti e mortifere, noi impediremo che avanzi e proporre un governo ragionevole della comunità che parta dalla vita e dalla famiglia naturale. Saremo i “radicali” del ventunesimo secolo, dureremo decenni dunque abituatevi alla nostra crescita lenta ma costante. E preparatevi davvero a questi cento giorni di battaglia, elmetto in testa. C’è molto da fare, c’è bisogno di tutti e gli obiettivi sono lì, destinati a chi avrà la determinazione per volerli raccogliere. Con la benevolenza di Maria Vergine, che protegga sempre il nostro cammino e ci aiuti come ha fatto fino ad oggi.