Politica

di Mirko De Carli

Quanto ai lobbisti della borsa valori

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Come ha ben detto Mario Adinolfi salire sul carro dei vincitori, in politica, è l’esercizio più facile di questo mondo. Soprattutto è lo sport preferito dall’italiano medio. E dopo la vittoria di Musumeci alle elezioni regionali in Sicilia la corsa per accreditarsi come gli azionisti di maggioranza del centro-destra italiano ha preso il via con il susseguirsi di dichiarazioni davvero imbarazzanti. Una in particolare mi ha stimolato a prendere carta e penna ed abbozzare questa riflessione che condivido con voi: nello specifico si tratta del post di Filippo Savarese del Comitato Difendiamo I Nostri Figli che plaude alla “lobby del senso comune”. Già il titolo ha dell’inverosimile: non ricordo nella lunga storia della Chiesa accorati appelli per una nuova generazione di laici cristiani lobbisti bensì, come ebbero a dire i pontefici da Paolo VI in avanti, per una “nuova generazione di laici cristiani impegnati in politica”. Detto questo, addentrandomi nell’analisi proposta, ho trovato altre bizzarre riflessioni post-elettorali.

L’ILLUSIONE DEI TAVOLI POLITICI
Dice Savarese: “Non credo che in politica esista l’ottimo, ma sicuramente esiste il pessimo; e in Sicilia l’hanno capito. Bene l’elezione di Nello Musumeci: un uomo di princìpi, come si diceva una volta, oltre che un amministratore onesto e competente. L’unico candidato ad aver personalmente incontrato i referenti nazionali del Comitato Difendiamo i Nostri Figli in campagna elettorale e fatto proprie le istanze di Massimo Gandolfini, subendo per questo i feroci attacchi delle associazioni LGBT. Il neo-Presidente ha promesso la costituzione di un tavolo regionale di lavoro tra associazioni familiari con cui predisporre le migliori politiche per il rilancio della natalità e per “rimettere la famiglia al centro del villaggio”. Un esempio di quanto viene proposto? La Conferenza Nazionale sulla famiglia proposta dal governo italiano: ore di chiacchiere sul niente infarcite di false promesse e zero euro. Obiettivo del Pd: cercare di catturare il consenso del mondo pro-Family perso in questi anni di malgoverno. Ma voi potreste dire: questo è il centro-sinistra, e il centro-destra? Uguale: vedi Perugia, dove Forza Italia e altri astenendosi (pur amministrando la città) lasciano approvare normative che aprono le porte alla dis-educazione gender nel territoriale comunale del capoluogo umbro. I tavoli e le promesse pre-elettorali non valgono nulla con i partiti della vecchia politica: servono per ottenere qualche selfie per Instagram e qualche mancia in più per sbarcare il lunario.

LA FARSA DEL CENTRO-DESTRA PRO-FAMILY
Dice ancora Savarese: “In Italia anche il Bene Comune ha finalmente la sua Lobby. I semi sparsi dal Family Day del 20 giugno 2015 in poi stanno portando buoni frutti in tutto il territorio. Siamo diventati un interlocutore rappresentativo, capace di determinare l’indirizzo politico delle coalizioni che ci ascoltano sui nostri temi. È già accaduto in laboratori politici di primo rilievo come Liguria, Genova, Verona e in altre realtà più che simboliche come Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”: il primo Sindaco di centrodestra dopo 50 anni di governo rosso ha abbandonato la Rete Ready LGBT dopo averne preso l’impegno firmando il Manifesto per la Famiglia del Comitato DNF. Risultati concreti che ci dicono una cosa chiara: si può fare la differenza. E si deve insistere. Proprio oggi ho letto che Giuseppe Vicinelli, Sindaco forzista di Sant’Agata Bolognese, istituirà il primo Assessorato alla Vita d’Italia. Obiettivo promuovere la natalità con misure sociali ed economiche ma anche, dice, contrastare in generale le “macabre mode di oggi”, come i “simboli sull’abbigliamento, e altro come Halloween, che inneggiano alla morte”. Grandissimo Sindaco. E non dovremmo sostenerlo perché “Forza Italia è piena di gente che non la pensa come lui”? Ma scusate, questa è esattamente la ragione per cui dobbiamo aiutarlo: fare cultura nel suo partito, che resta determinante nelle sfide politiche anche sui nostri temi. Sono le persone che fanno la differenza, e basta un pizzico di sale per dare sapore a tutto il piatto. Almeno questo dice anche il Vangelo”. Ora mettiamo un po’ di puntini sulle i: a La Spezia, dove c’è il centro-destra versione Toti alla guida della città come a Genova si porta avanti un agenda di governo cittadino che non ha nulla a che vedere con le pressioni “idealiste” della lobby del bene comune; a Verona, se non fosse grazie alla puntuale e costante azione di monitoraggio del circolo locale del Popolo della Famiglia presieduto da Filippo Grigolini la giunta attuale di centro-destra non avrebbe alzato certamente gli scudi su vicende allarmanti come l’inserimento dell’indottrinamento gender al Tocatì e infine, per quanto riguarda l’assessorato alla Vita d’Italia, non credo che ci sia da cantar vittoria in quanto unico caso in assoluto in un piccolo comune del bolognese se non al massimo fare un plauso a un sindaco coraggioso parte di uno schieramento che non è certo propenso a rendere la sua iniziativa parte integrante del suo programma di mandato (visto che a Bologna la candidata Borgonzoni preferiva andare in piazza col Cassero per ricordare la strage di Orlando invece di ragionare ad un possibile apparentamento col sottoscritto e la lista del Popolo della Famiglia a Bologna al secondo turno del ballottaggio alle amministrative del 2016).

LA RETORICA FALLIMENTARE “DEL LIEVITO NEI PARTITI (IN QUESTO CASO NEL PARTITO, FRATELLI D’ITALIA)
Conclude la sua riflessione Savarese così: “Si consolida la mia impressione generale: solo un’ampia alleanza programmatica d’ispirazione popolare e conservatrice, moderata nei modi e quanto più radicale nei valori di riferimento, presidiata internamente da sentinelle dei princìpi non negoziabili ed esternamente da un’attenta “lobby del Buon Senso Comune”, quale ormai siamo, potrà evitarci quei cinque anni di renzismo o grillismo che completerebbero il micidiale disegno contro la Vita, la Famiglia e la Libertà educativa in già protratto stato di avanzamento. Ma il vento sta cambiando. Le persone soffrono tremendamente il fetore del politicamente corretto e aspirano all’aria pulita del buon senso comune. Sì, il buon senso comune. La normalità. Ora che siamo in grado di far pesare i nostri valori, è il momento di farli diventare l’Agenda politica del prossimo Governo. Non possiamo accontentarci di niente di poco meno, ché sarebbe semplicemente fatale. Ognuno di noi resta libero padrone del proprio giudizio e del proprio voto. Ma poiché la Causa è comune, anche stavolta solo #InsiemePossiamo”. Leggiamo con attenzione le parole usate: alleanza programmatica d’ispirazione popolare e conservatrice. Che vuol dire? Ah forse si riferisce al qualunquismo idealista berlusconiano che tanti di noi hanno in passato confuso, in buona fede, come l’unica ancora di salvezza per chi crede nel primato dei cosiddetti “principi non negoziabili”. E usare aggettivi come “popolare e conservatore” senza rifarsi alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica cosa vuol dire? Nulla, parole al vento ahimè. Retorica da palazzo in salsa elettoralistica. Come rifarsi al buon senso senza chiedere impegni precisi che possano inchiodare in maniera inequivocabile il carrozzone berlusconiano alle necessità reali delle famiglie italiane. Perché non prendono una posizione chiara e netta su proposte come il reddito di maternità, un fisco a misura di Famiglia numerosa, la domenica a casa, un fondo di garanzia statale per le giovani coppie che non hanno i requisiti per accedere ai mutui sulla prima casa ad esempio?

Riempirsi la bocca di hashtag mielosi e sentimentalisti senza presentare uno straccio di contenuti reali per questa fantomatica agenda popolare e conservatrice significa non aver imparato nulla dal tradimento di Alfano al popolo del Family Day. Proprio nulla. Come avvenuto con Valeria Fedeli nei giorni scorsi il
Comitato Difendiamo I Nostri Figli pensa a far accordi impresentabili con tutti pur di rendere credibile la strategia della lobby anziché quella del soggetto politico del Family Day.

I fatti però parlano da soli e anni di sconfitte della logica ruiniana dei cattolici come “sale e lievito nei partiti” dimostrano che la strada è un’altra: impegnarci per dare rappresentanza autonoma ai nostri valori dentro le istituzioni ponendo aut aut precisi a chi vuole i nostri voti per governare. Dialoganti con tutti ma a schiena dritta sui principi non negoziabili.

Non ci interessano le mancette elettorali come un posto da assessore senza alcun peso politico sostanziale, un posto di lavoro in una qualche società amica del politico di turno che appoggio o qualche soldino in più per campagne pubblicitarie che non aggregano più dieci persone per città. Questa logica da lobby della borsa valori non ci appartiene. Noi siamo “lampadine fulminate” che hanno scelto la strada impervia di chi, anni addietro, ha dato vita a grandi movimenti di liberazione nazionale come Solidarnosc o Carta 77. Abituati a “pagare prezzi” non ad avere un prezzo. Pronti a fare la storia come popolo e non come lobbisti. Perché i nostri avversari sono i più grandi lobbisti al mondo e noi siamo
chiamati ad essere l’antitesi in tutto di questa retorica del male che avanza.

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08/11/2017
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