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di Lucia Scozzoli

Rassegnati, Vladimiro: contro Asia e Amanda perdi anche tu

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Amanda Knox sarà la conduttrice di un programma in cinque episodi, “The Scarlet Letter Reports”, che verrà mandato in onda da Watch, piattaforma video di Facebook, e avrà uno sguardo critico sui media e su come essi demonizzino le donne.

La storia personale (e pubblica) della Knox le dovrebbe dare gli argomenti per affrontare questo tema: mentre studiava in Italia nel 2007, fu accusata dell’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher, condannata a 26 anni di prigione e poi liberata e assolta, dopo 4 anni dietro le sbarre. Tornata a casa in America, nel gennaio 2014 fu di nuovo condannata in secondo grado, ma poi definitivamente scagionata nel marzo 2015 dalla Suprema corte.

Rudy Guede è stato infine condannato per l’omicidio, mentre la Knox è diventata una sostenitrice di coloro che sono stati condannati ingiustamente per crimini. Ha scritto “Waiting to be Heard”, un libro di memorie, nel 2013, ed è stata oggetto di un documentario Netflix del 2016 intitolato “Amanda Knox”.

Come da lei stessa raccontato a The Independent, la Knox è stata vittima della stampa: durante il processo, «branchi di fotografi perseguitavano le persone coinvolte nel caso». Un giornalista del Daily Mail coniò il soprannome “Foxy Knoxy”, mentre il tabloid inglese insistette assai sui particolari rivelati dalla polizia che ipotizzava che l’omicidio fosse il risultato di un gioco erotico finito male.

Nel comunicato stampa sul nuovo show, la Knox ha dichiarato: «Mentre ero sotto processo per un omicidio che non ho commesso, il pubblico ministero mi ha dipinto come una femme fatale con poteri magici per controllare gli uomini. Così ha fatto il pubblico, così ha fatto la giuria, ho perso anni della mia vita in prigione a causa di stereotipi bidimensionali e misogini ». Ha continuato: «In The Scarlet Letter Reports, spero di ri-umanizzare gli altri che sono stati ugualmente umiliati e diffamati, ed elevare lo standard secondo il quale pensiamo e parliamo di donne pubbliche».

Nei cinque episodi di “Scarlet Letter Reports”, tra gli altri la Knox intervisterà la modella-attrice Amber Rose (che ha iniziato la carriera con lo striptease all’età di 15 anni, dopo il divorzio dei suoi genitori per contribuire al bilancio economico della sua famiglia) e Daisy Coleman, l’adolescente del Missouri divenuta sostenitrice dell’educazione sessuale dopo essere stata vittima di stupro di gruppo nel college, abbandonata mezza nuda fuori al freddo, aggredita sui social per anni, mentre i suoi aguzzini sono stati condannati a pene assai leggere. Discuteranno della loro esperienza di essere “sessualizzate, scrutate e demonizzate” dai media - e di come hanno ricostruito le loro vite.

Il tema delle violenze di genere è molto in voga, ed è un argomento utile in ogni occasione: anche la Boschi ha provato a tirare fuori l’arma piagnona del “mi attacchi solo perché sono donna” con Travaglio in un confronto TV, per sottrarsi alle domande sul suo intervento nella faccenda banca Etruria, ma non ha funzionato molto. Invece il povero Vladimiro Guadagno ha dovuto porgere formali (e piangenti) scuse ad Asia Argento per non aver mostrato sufficiente comprensione verso le presunte violenze da lei subite e tenute segrete per decenni: chi vuol lavorare nello show biz, stia ben attento a quel che dice in proposito. Questo è il momento del #metoo, non c’è spazio per alcun’altra opinione.

In realtà qualche idea un po’ polemica a riguardo qualcuno azzarda a farla comparire qua e là, come Grazia Sabruna di Linkiesta, la quale riporta alcuni dei commenti letti sotto il profilo del 18enne Damiano David dei Maneskin (secondi classificati all’ultima edizione di X Factor): “Io ti legherei al letto per una settimana almeno”, “cosa ti farei…”, “perché hai i vestiti addosso?”, “mi fai sesso”, “Squirto”.

La Sambruna osserva: «Detto questo, viene da farsi un paio di domande (forse qualcuna di più) per giungere ad un’unica, inevitabile conclusione: se Damiano dei Maneskin fosse stato una donna, anzi, per la precisione una ragazzina, saremmo tutte indignate. No, saremmo proprio incazzate come delle bisce. Viviamo in tempi strambi, è noto, ma ciò che risulta ancora più noto è che, con l’aria che tira, non sia più opportuno fare apprezzamenti a una femmina senza un suo esplicito consenso scritto e approvato dalla Sacra Rota».

Fa notare ancora la giornalista che se le stesse identiche battute fossero rivolte ad una ragazzina più o meno vip, si alzerebbero enormi polveroni mediatici, si mobiliterebbero le testate giornalistiche se non la polizia postale.

O ancora, se esce un articolo che stronca l’outfit di Claudia Gerini, «è bodyshaming e dunque polemica, guerra, caccia all’untore e a quella stronza che si è permessa di mettere nero su bianco l’ovvio. Se nell’arco della stessa giornata, però, vengono pubblicate le foto di quando Lorenzo Licitra (vincitore di X Factor) pesava 40 kg in più, invece, ecco quello va bene, nessuno scandalo, anzi, è una curiosità, una roba da condividere sui social commentando “ammazza se era ciccione” per fare incetta di like (e clic)».

Io non so se negli States la stampa sia effettivamente più misogina che da noi, tanto da richiedere il focus di un programma come quello della Knox: però è certo che in Italia i giornali hanno un occhio di riguardo per le donne, anzi, un sacro terrore alla critica, per non parlare delle battute ironiche o con qualche velata allusione sessuale. Fa tutto subito molestia.

In quanto alla persecuzione durante il processo, c’è da segnalare che anche Sollecito, inquisito con la Knox, ha subìto lo stesso pedinamento e ancora adesso c’è chi lo tiene d’occhio sui social e non manca di additare ogni suo passo falso (come Selvaggia Lucarelli ha fatto quando lo ha beccato a ridacchiare con le battute di pessimo gusto di pastorizia).

Forse forse, va a finire che gli italiani sono all’avanguardia pure sul tema sessismo: più educati degli americani, più rispettosi degli inglesi, con una stampa molto più allineata ai diktat politically correct. Da noi, son già tutti in fila con le manine sul banco, pronti a prendersi la scudisciata se sgarrano. Non so se è meglio, ma di sicuro così ci risparmiamo il format di “Scarlet Letter Reports” a casa nostra, e non è poco.

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19/12/2017
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