Politica
di Fabio Torriero
Il ruolo del PDF tra Chiesa e politica, tra rivoluzione antropologica e restaurazione
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Partiamo dal quadro politico e da quello internazionale per spiegare il ruolo e le prospettive del Pdf.
Non è il Pdf che deve giustificare la sua presenza, ma la situazione nazionale e internazionale che impongono la presenza del Pdf.
QUADRO INTERNAZIONALE.
I venti di guerra in Siria, oltre al dato umanitario, che ci deve sempre interrogare come credenti, ci pone anche di fronte a delle questioni non da poco: niente è come sembra, e c’è sempre un’altra spiegazione dietro ciò che ci vogliono far vedere. Come se una regia occulta e multinazionale faccia scattare l’ora x e i suoi ordini superino sempre le leadership nazionali. Una regia più forte e potente di Trump, più forte e potente di Putin, dell’Ue etc. Dobbiamo credere ai gas nervini russi come ci hanno fatto credere alle armi nucleari di Saddam, che hanno giustificato la guerra democratica in Iraq, che poi, una volta disarcionato Saddam Hussein ha originato l’Isis? Come mai questa improvvisa accelerazione nello scontro in medio-oriente, con tanto di missili belli ed efficaci, elogiati da un Trump che prima chiede a Putin un incontro e poi gli fa guerra
insieme a Inghilterra, Francia ed Europa? E quali ragioni? Il petrolio, le fonti energetiche, la geopolitica, ossia impedire lo sbocco nel mediterraneo ai russi? I padroni del mondo sanno che rischiano una terza guerra mondiale, se anche la Cina scende in campo, e che l’alleanza filo-Isis (i paesi come Qatar, Emirati arabi, Arabia, finanziatori del califfato, il fronte sunnita, guarda caso alleato degli Usa) si sta ricomponendo ora contro chi ha combattuto l’Isis? Ossia, il fronte sciita, composto da Iran, Libano, Siria, i curdi, alleati o vicini alla Russia, guarda caso oggi nel centro del mirino. E il ruolo di Israele, della terra santa, di Gerusalemme, della Turchia? E l’Italia senza governo, tiepida e priva di una sua politica estera? Incapace di tutelare i propri interessi: si vedano le sanzioni alla Russia o la guerra in Libia?
La verità che il rischio di una guerra mondiale, ammesso che non ci sia già a macchia di leopardo come afferma il Santo Padre, non è frutto di una mancanza di pace, ma della mancanza della cultura della vita. C’è un’emergenza morale che si riflette, si traduce in una cultura della morte, in una cultura dello scarto a 360 gradi, che investe tutto, dalle istituzioni all’ambiente (la crisi economica e sociale dei popoli è il riflesso di questa crisi più profonda); una cultura di morte che indossa due abiti: l’egoismo, la violenza, la volontà di potenza dei potenti e l’individualismo di massa dal basso, che sta minando la comunità internazionale, la convivenza internazionale e dall’interno, scardinando gli Stati nazionali stessi, distruggendo la coesione civile delle comunità (si pensi alla Catalogna); e (l’altro vestito), un cosmopolitismo ideologico, una finta tolleranza, un finto buonismo compassionevole, amorevole. Un mondo dove impera il cristianesimo senza Cristo. Stiamo parlando dell’Occidente.
La risposta è una sola: la battaglia antropologica sia a livello nazionale che internazionale. Ma per questo ci vuole una Chiesa consapevole del suo ruolo (l’evangelizzazione non si ferma solo in Africa o nelle periferie del mondo, deve ripartire anche in Europa), ci vuole una Chiesa consapevole e credenti consapevoli del loro ruolo anche e soprattutto di testimoni del bene pubblico, del bene comune, e una
politica che metta al centro la battaglia antropologica. Prima o poi, la spinta sovranista (tutti i movimenti emergenti in Europa, dalla Germania alla Francia, all’Austria, all’Ungheria, e da ultimo in Italia), speculare al globalismo fallimentare e alle sue ricette relative all’immigrazione, all’integrazione, alla sicurezza, alle identità dei popoli, si attenuerà. E lì dovranno essere presenti i credenti, come operatori di sintesi, di mediazione tra l’accoglienza sostenibile e l’integrazione di qualità, tra le identità dei popoli e la dimensione universale della fede. Un esempio di quanto sto dicendo e del ruolo dei credenti protagonisti della storia nella ricomposizione del tessuto civile e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica? La mobilitazione sul caso Charlie Gard, la mobilitazione in difesa di Alfie Evans, dimostrano che quando i credenti sono coesi e c’è una Chiesa, o istituzioni non neutrali, l’opinione pubblica può essere raggiunta e colpita al cuore. E può ripartire un’inversione di tendenza, che però non può fare a meno della sfera politica. Ricordiamocelo,
così come in Europa anche in Italia, a fronte della fine delle categorie novecentesche destra sinistra, l’unico vero bipolarismo è tra bene e male, tra falso e vero, verità ed errore. L’emergenza e la conseguente agenda politica antropologica, sono la chiave che sempre più caratterizzerà il dibattito politico e inciderà nelle battaglie dei partiti.
QUADRO NAZIONALE
La cultura di morte, frutto del mix tra nichilismo economico post-capitalista e libertarismo post-sessantottino (la società delle pulsioni dell’io, la società radicale di massa, tanto per ricordare le analisi di Pasolini e Augusto Del Noce), che tanto ha plasmato gli italiani, si è naturalmente riflessa nel recente voto del 4 marzo. Da una parte quei partiti, espressione del potere, della sua violenza e arroganza, considerati casta, dal Pd a Fi, rei di aver varato politiche ingiuste e sbagliate (l’immigrazione, il jobs act, la precarizzazione), partiti che oramai hanno fatto il loro tempo, figli di schemi superati e dall’altra, un sempre più arrembante e numericamente vincente, individualismo di massa.
(individualismo identitario) e i 5stelle (individualismo moralista), veri e propri eredi della lotta di classe, non più collettiva o collettivista, ma individualista: il popolo ha sempre ragione, il ceto politico è per definizione corrotto e da eliminare. E’ il moralismo giacobino alla Robespierre. A questi elementi si sono aggiunti due dati, la fame e la paura. Paura dell’immigrato, del
delinquente, del diverso e la crisi economica (ecco spiegata l’ancora del reddito di cittadinanza e la flat tax). E’ la guerra tra ricchi e poveri, italiani e migranti, Nord contro Sud. Per il Popolo della Famiglia, grazie al risultato delle politiche (230mila voti sono un tesoretto da monetizzare, rafforzare e professionalizzare), si apre uno scenario importante.
Va capito e declinato.
1) La mediazione tra la prateria che inevitabilmente si aprirà con i delusi della politica, del prossimo governo, delle promesse disattese dei 5Stelle, della Lega, degli altri, e la mancata tutela dell’agenda antropologica, che scoperta durante la campagna elettorale (tutti parlavano della famiglia, della denatalità, della vita), sarà dimenticata da oggi in poi. Perché? Perché qualsiasi governo che sarà varato
(di scopo, di minoranza, del presidente, a due, a tre), sarà un governo obbligato ad annacquare i programmi. Tradotto, vuol dire, che tutte le ragioni che hanno spinto gli italiani ad affidarsi ai cosiddetti populismi, saranno carta straccia. Anche le ricette in difesa della famiglia. E nemmeno si può auspicare un ritorno ai due vecchi partiti sulla carta non populisti: Fi e il Pd perché sono uguali, laicisti sui temi etici, liberali in politica, liberisti in economia. Il Pd è la bandiera del laicismo, del partito radicale di massa, Fi non è da meno (basta vedere come hanno votato in occasione delle leggi sul biotestamento, il divorzio breve, le unioni civili). Non a caso prima delle elezioni pensavano di fare un governo insieme.
2) E qui si comprenderà sempre di più la mission del Pdf: la governabilità coerente scaturisce dall’omogeneità culturale, non ci possono essere partiti “armate Brancaleone” dove dentro convivono atei, cattolici, nazionalisti, europeisti, liberisti, statalisti; e i credenti devono stare con i credenti, crescere omogeneamente in un soggetto politico unitario. La stagione dei credenti negli altri partiti è finita. Ha esaurito il suo significato originario.
3) Di fronte a leggi laiciste già approvate (unioni civili, divorzio breve, biotestamento) e altre in programma (liberalizzazione delle droghe, eutanasia, gender nelle scuole, adozioni gay e matrimoni egualitari), la risposta deve essere forte. Tra un po’ il quadro politico non sarà più tra destra e sinistra, come detto, categorie superate e interscambiabili, tra poco oltrepasserà pure le categorie alto-basso (popoli contro caste), ma dentro un nuovo bipartitismo ci sarà la contrapposizione tra due populismi sostanzialmente avaloriali (Lega e 5Stelle) e due partiti nichilisti, liberali di massa (Fi e Pd).
il mondo dei credenti, possono ignorare tutto ciò? Rassegnarsi all’irrilevanza, all’intimismo astratto? Possono rassegnarsi al fatto che una società possa reggersi senza valori non negoziabili, principii essenziali? Come la vita, la famiglia, il diritto universale a nascere, il diritto di un figlio ad avere un padre e una madre, il diritto a non drogarsi a non prostituirsi, il diritto di malati e anziani a non essere lasciati soli? Il Popolo della Famiglia ritiene che la battaglia tra il bene e il male, tra il falso e il vero, sia fondamentale. E segnerà il nuovo confine della politica. Quando una madre non è più colei che partorisce, un padre non è più colui che genera, i figli si possono comprare e vendere e il sesso si può decidere in base alla mente, e ogni desiderio deve diventare un diritto, vuol dire che sta cambiando il paradigma dell’umanità, non della società. E i credenti non possono limitarsi a mere invettive, dichiarazioni di principio, a continui e inutili Family Day che
negli anni a venire rischiano di trasformarsi in sterili ruggiti del topo, nel comizio del perdente.
Il Pdf si candida a lavorare per ricomporre l’unità politica dei cattolici, perché solo una forte rappresentanza dei credenti in politica può fermare e rispondere al laicismo. Un lavoro che mira a coltivare l’egemonia culturale in una battaglia tesa a far comprendere la centralità dell’agenda antropologica, come superiore agli schemi della vecchia politica. Puntare sul bene comune, sulla centralità della vita e della famiglia, sul fare figli, significa far ripartire la società e l’economia. Egemonia culturale per una nuova dimensione politica. Ci aspettiamo dalla Chiesa, dai pastori, semplicemente la consapevolezza di un ruolo, la coscienza di un’emergenza. Loro faranno il loro mestiere, noi faremo il nostro. Ci stiamo preparando ad irrobustire la nostra presenza, alle prossime elezioni, con la formazione, la comunicazione, la professionalizzazione della ns classe dirigente, il radicamento sul territorio. Quello che non vogliamo è che si ripeta la sindrome del Circo Massimo: una Chiesa che subisce o non capisce una piazza, addirittura tentando di spostare il significato di quella mobilitazione spontanea; una piazza fuori dai recinti consueti delle organizzazioni cattoliche ed ecclesiali. Quel cambiamento, quella rivoluzione partita da quelle piazze deve essere la linfa per il cambiamento della società e questo è il ruolo del Pdf, e di una nuova sensibilità della Chiesa, e questo è il compito dei pastori.