Storie
di Ambra Corsi
Immobili a Roma: ecco la speculazione sui privati
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Nel 2011 il Governo Berlusconi, per far fronte alla crisi del nostro paese, con lo spread a livelli altissimi, ha dovuto introdurre la legge 106, per aumentare le entrate nelle casse degli enti locali.
Tale legge stabiliva anche che per gli immobili in edilizia convenzionata/agevolata era necessario pagare un importo (AFFRANCAZIONE) per effettuarne la vendita a libero mercato.
La legge a Roma è rimasta lettera morta finché, nel 2015, non è intervenuta la sentenza di Cassazione 18135, secondo la quale se per liberare gli immobili da un prezzo vincolato è necessaria l’affrancazione, vuol dire che tutte le vendite, anche precedenti, avrebbero dovuto essere fatte ad un prezzo massimo di cessione.
Da lì, mentre il Comune cominciava a rendere possibili le affrancazioni, partivano le cause verso chi aveva venduto questi immobili in totale trasparenza e nel rispetto del diritto vivente, seguendo le indicazioni dei notai e con istituti di credito che erogavano mutui sulla base del valore di mercato di questi immobili.
Al venditore viene richiesto di restituire la differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo massimo di cessione, importi che possono superare i 300.000 euro.
Quindi tutto il SISTEMA per anni ha interpretato in un’unica direzione la legge, e oggi, per un presunto errore di sistema, solo le famiglie in buona fede devono pagare.
Dove trova una famiglia, che ha venduto per ricomprare una prima casa, importi di questo tipo? Cosa raccontiamo ai nostri figli spaventati perché vedono la mamma piangere? Come possiamo accettare che ci siano anziani che subiscono questo stress, che non riescono neppure ad ottenere un mutuo per tentare di chiudere con una transazione stra-giudiziale? Transazioni che sono vere e proprie ESTORSIONI.
Ci sono persone che hanno acquistato a libero mercato da privati e ora si vedono chiamati a restituire l’indebito, e non possono rivalersi sul loro venditore perché prescritto. Quindi lasciamo il cerino in mano all’ultimo venditore?
È una follia, è una violazione evidente di giustizia, evidente anche a un bambino.
In tutto questo l’attuale proprietario dell’immobile, ricevuta la differenza di prezzo, può (se vuole) affrancare con poche migliaia di euro e rimuovere il vincolo del prezzo vincolato. Non è forse questa una speculazione? Una famiglia senza più un tetto sulla testa, l’altra con un ingiustificato arricchimento.
Bisogna fermare questa guerra assurda, questo dramma che colpisce i deboli e che fa salve le caste.
Perché i giudici non condannano i notai? Perché i giudici non condannano il Comune che dopo il 2011 rilasciava i nulla osta alle vendite a libero mercato, sostenendo che non esistevano vincoli di prezzo? Addirittura nel 2013 il comune scrive al Notariato dicendo di non mandare più richieste di approfondimento, perché queste case sono vendibili al mercato dopo il limite di 5 anni dalle assegnazioni, per cui la legge 106 non è applicabile.
Questa guerra sta arricchendo soltanto avvocati senza scrupoli che convincono i propri assistiti a fare causa ad altre famiglie con metodi poco regolari, per esempio con volantinaggi che promettono guadagni lauti senza anticipi di spese.
Noi venditori non abbiamo potuto scegliere, se avessimo saputo probabilmente non avremmo venduto, ci saremmo stretti in casa anche se la famiglia cresceva, io ero incinta del mio terzo figlio all’epoca (Samuele appunto); ma almeno una casa l’avremmo avuta, ora rischiamo di restare senza.
Serve un intervento legislativo urgente che consenta al venditore di regolarizzare quelle vendite che non sapeva fossero irregolari.
Alcuni venditori si sono riuniti nel Comitato venditori 18135, un comitato nato appunto dalle tante famiglie che si stanno ritrovando senza sonno e potenzialmente senza futuro a causa di questa applicazione retroattiva della Legge (ad oggi circa 200 famiglie cui complessivamente vengono richiesti indietro circa 30 mln di euro, e cresciamo ogni giorno!).
Venerdì scorso una nuova sentenza di condanna…una Famiglia con 5 figli che finita l’udienza si è sentita dire :”pagate subito tutte le spese legali (circa 25.000 euro) o vi pignoriamo casa”!(devono passare 90 giorni prima che questa Famiglia possa fare appello…intanto casa può essere ignorata.)
Oggi più di 200 famiglie si sono riunite in piazza Montecitorio per lanciare il loro (e nostro) grido di aiuto.