Chiesa
di Davide Vairani
la Chiesa belga ed il caso abusi
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La Chiesa belga e l’orrore degli abusi: “Abus sexuels de mineurs dans une relation pastorale dans l’Église de Belgique - Vers une politique cohérente”. Quattrocento pagine di rapporto in cui si ripercorrono gli anni che vanno dal 1995 ad oggi con tutti gli avvenimenti più bui della Chiesa belga e le iniziative messe in atto anche in collaborazione con il governo affinché fatti così drammatici come gli abusi sessuali non accadano più.
Il rapporto è stato diffuso alla stampa dalla Conferenza episcopale belga il 12 febbraio scorso, è scaricabile online (www.abusdansleglise.be/) e sarà consegnato in Vaticano, in vista dell’incontro voluto da Papa Francesco sulla “protezione dei minori nella Chiesa” con tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo (21-24 febbraio).
È direttamente il Card. Jozef De Kesel a metterci la faccia e a guidare con forza il percorso di verità e pulizia nella Chiesa belga. Sarà proprio il Presidente della Conferenza Episcopale di Belgio nonché Arcivescovo Metropolita di Malines-Bruxelles a partecipare ai lavori in Vaticano.
In un comunicato, che accompagna il Rapporto, De Kesel esprime l’auspicio che l’incontro vaticano possa portare “ad una politica coerente in tutta la Chiesa”. “Nel nostro Paese – si legge nel comunicato – numerose vittime di abusi sessuali si sono rivelate nella Chiesa cattolica nel corso degli ultimi due decenni e misure importanti sono state prese per una politica coerente”.
Il Rapporto ricorda nel dettaglio questi ultimi 20 anni, ripercorrendo le dimissioni del vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe, reo confesso di abuso su minori (2010), le perquisizioni che ci furono nello stesso anno nell’arcivescovado di Malines-Bruxelles nella residenza privata del cardinale Danneels, le audizioni di tutti i vescovi e i cardinali del Belgio (tra il 2010 e il 2011) davanti ad una Commissione speciale di arbitrato creata dal governo e la risposta della Chiesa belga con la messa in atto di una serie di misure di contrasto: due guide (“Una souffrance cachée” e “Du tabou à la prévention”); la collaborazione con la Commissione speciale di arbitrato istituita dalla Camera; la creazione di dieci punti di contatto; la Fondazione Dignity per il trattamento anche economico alle vittime e la creazione di una Commissione inter-diocesana per la protezione dei bambini e dei giovani. “Centinaia di vittime di abuso sessuale hanno finalmente trovato il coraggio di parlare – afferma De Kesel -. Da allora e grazie all’aiuto di numerose persone, abbiamo lavorato all’elaborazione di una politica coerente. Essa passa soprattutto e prima di tutto dal riconoscimento del male causato alle vittime, della loro impotenza di fronte all’abusatore, del silenzio nel quale sono state condannate e del danno che tutto ciò ha provocato in queste persone. In dialogo con coloro che sono stati abusati e con i loro familiari, con l’aiuto di specialisti, ci siamo impegnati a realizzare misure che mirano nel possibile a ristabilire giustizia. Cerchiamo ugualmente di mettere in atto tutte le misure necessarie per mettere fine agli abusi sessuali nelle relazioni pastorali. Speriamo che la riflessione della prossima settimana a Roma possa condurre tutta la Chiesa cattolica ad una politica coerente”.
I riflettori mediatici attorno all’atteso incontro vaticano si sono accesi da settimane, anzi non si sono per la verità mai spenti. Giustamente, dato che il tema degli abusi sessuali nella Chiesa grida vendetta al cospetto di Dio. Quello che – al contrario – continuo personalmente a non digerire è il think-tank tutto interno al mondo cattolico che sulla diagnosi ha una granita certezza: la lobby gay sempre più dominante nella Chiesa cattolica. La tesi secondo la quale l’orrore diffuso degli abusi sessuali si spiega con la tolleranza dell’omosessualità dilagante nel clero non solo mi appare assai riduttiva in merito alle ragioni, ma anche menzognera. Menzognera per due ragioni di fondo. La prima sta nel metodo che viene spesso utilizzato. Se si vuole essere onesti e leali anzitutto intellettualmente, il metodo per osservare l’oggetto è sempre dettato dall’oggetto stesso che si vuole indagare e mai il contrario. Fare il contrario è menzognero, perché non porta ad esprime giudizi e valutazioni a partire dalla realtà osservata, ma viceversa porta a piegare la realtà rispetto ai propri pre-giudizi e alle proprie idee. La seconda ragione è strettamente correlata alla prima. Troppo spesso chi sostiene tale tesi la infarcisce di congetture e presupposti presi come apodittici che tali non sono o che – quantomeno – occorrerebbe avessero qualche oggettiva correlazione con la realtà nuda e cruda. Ne viene fuori una narrazione della realtà quantomeno miope e distorta. Sono i think-tank che hanno promosso e diffuso il j’accuse di Mons. Vigano che chiedeva le dimissioni di Papa Francesco per incapacità e per complicità, sono coloro che soffiano su ogni fatto che accade nella Chiesa per tentare di dimostrare non solo che è il Papa stesso a non volere combattere contro gli abusi sessuali ma che è proprio (l’indebito) successore di Pietro ad essere il dominus della cupola gay nella Chiesa, con tanto di vescovi e cardinali gay nominati dal Pontefice nei punti chiave della curia romana e della Chiesa universale.
A me piacciono i dati e i numeri, perché se li si vogliono leggere ed analizzare con onestà riescono a rendere con precisione la realtà vera e non quella che troppo spesso riteniamo essa sia. Il Rapporto della Chiesa belga è interessante – tra i molteplici aspetti – perché riporta una serie di informazioni preziose.
A partire dal 1 ° gennaio 2012, la gerarchia ecclesiastica belga ha voluto istituire dieci “punti di contatto”, cioè luoghi e spazi nei quali i sopravvissuti agli abusi sessuali perpetrati da preti e religiosi belgi avessero la possibilità di uscire finalmente dalla paura e dall’omertà e portare le proprie denunce. Dieci punti di contatto, uno per ciascuna delle otto diocesi belghe, una per tutte le congregazioni fiamminghe e gli ordini religiosi (URV) e uno per tutte le congregazioni francofone e gli ordini religiosi (COREB). Sono rimasti accessibili dalla fine del 2014 e tutt’ora lo sono. Luoghi neutri che – con il supporto di psicologi e psicoterapeuti – garantiscono piena tutela e riservatezza a coloro che vi si rivolgono e che - tramite un ulteriore punto centrale di informazione a Bruxelles che svolge funzione di coordinamento – garantiscono il collegamento e l’integrazione con il lavoro che viene parallelamente svolto dalla Commissione speciale di arbitrato che si occupa di tutte quelle denunce di abusi sessuali ormai andate in prescrizione per la legge belga.
Se si legge con attenzione il Capitolo 8 del Rapporto (“Le foncionnement des points de contact”, pp.ne 173-205), si possono vedere alcuni dati interessanti.
In cinque anni di attività sono state registrate 426 “comunicazioni”, cioè denunce di abusi. La maggior di queste (n. 286) si sono registrate nel 2012 - primo anno di funzionamento dei punti di contatto -. Erano 37 nel 2013, 95 nel 2014-2015 e 8 nel 2016-17. Il 78% (n. 331) di esse è stato effettuato dalle vittime stesse; l’11% (n. 48) da membri della famiglia delle vittime; il 10% (n. 44) proviene da altre giurisdizioni e 1% (n. 3) da parte degli stessi abusanti.
I sopravvissuti hanno portato dentro di sé per troppi anni il dolore e i démoni causati dagli abusi: l’83% delle vittime aveva più di 40 anni al momento della denuncia e il 35% addirittura più di 60 anni. Nel 4% dei casi la vittima era deceduta e la denuncia è stata fatta da familiari o altri parenti
Il 76% delle vittime sono di sesso maschile e il 24% di sesso femminile. Che età avevano quando hanno subito gli abusi? La stragrande maggioranza (73%) tra i 10 e i 18 anni. L’8% tra i 18 e 21 anni e più e il 19% meno di 8 anni (si vedano le due tabelle qui sotto)
La lettura di questi dati ci indica intanto alcuni elementi importanti. Il primo. Se l’omosessualità fosse la vera causa di tutti gli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti e religiosi, come si potrebbe spiegare una percentuale così alta di ragazze abusate (il 24%)? Il secondo. La correlazione omosessualità=pedofilia appare da questi dati quantomeno azzardata. Tendenzialmente, un pedofilo perpetra abusi su ragazzini in età pre-puberale, più piccoli sono e più i pedofili ne sono attratti. Se osserviamo l’età che avevano i sopravvissuti quando hanno subito abusi e molestie possiamo notare che la fascia in percentuale più ampia si colloca in una fase di crescita vicino e oltre la maggiore età: “solo” il 19% aveva meno di 10 anni.
Andiamo avanti con la lettura dei dati.
Quando sono accaduti gli abusi e le molestie sessuali? Il 92% dei fatti più di 28 anni fa’ e il 56% più di 48 anni fa. Solo l’8% è degli ultimi 26 anni: tra il 1991 e il 2000 il 5% e dopo l’anno 2000 addirittura solamente il 3% (si veda tabella sotto).
Chi sono gli abusatori? Il 95% uomini e il 5% donne. Di questi, il 42% risulta ad oggi deceduto, mentre per il 26% dei casi l’età degli abusanti non può essere definita chiaramente al momento
fatti. Nel 29% dei casi stiamo parlando di uomini e donne di Chiesa con più di 40 anni all’età dei fatti, dei quali il 17% con più di 70 anni (si veda tabella sotto).
In quale contesto sono avvenuti gli abusi e le molestie sessuali? Nel 43% a scuola, nel 28% nelle parrocchie, nel 5% a spese di accoliti (cioè nei seminari), il 5% nei luoghi di cura e il 4% in gruppi e movimenti giovanili (tabella sotto).
Incrociando questa ultima serie di informazioni, risulta evidente che gli abusi sessuali siano perlopiù avvenuti molto indietro nel tempo, siano stati perpetrati non solo da uomini ma anche da donne di Chiesa, generalmente in età molto avanzata. Rarissimi i casi riscontrati a partire dall’anno 2000 sino ad oggi.
A questo proposito, si deve tenere conto di un altro importante dato: 628 vittime sono state segnalate alla Commissione Arbitrale. (Cap. Le Centre d’Arbitrage – pp.ne. 209-241). Occorre ricordare che trattasi di reati o presunti tali prescritti dalla legge belga, dunque non accaduti sicuramente negli ultimi anni. Dei 628 file, 121 sono stati chiusi senza alcun compenso finanziario (anche perché non sempre trattavasi di abusi sessuali), 506 con compensazione finanziaria e 1 con una combinazione di entrambi. Dove sono avvenuti gli abusi in queste situazioni? Per quanto riguarda i sopravvissuti di sesso maschile esattamente come abbiamo sopra visto: solo il 4% al domicilio, il 22% in parrocchia, il 59% a scuola. Totalmente differente per i sopravvissuti di sesso femminile: ben il 30% nella propria abitazione; il 25% in parrocchia e solamente il 18% a scuola (si vedano le tabelle sotto).
Vorrà significare qualche cosa questa analisi? Delle due l’una: o negli ultimi anni si è assistito ad un drastico calo di sacerdoti e religiosi omosessuali oppure è evidente anche da queste valutazioni che confinare il problema degli abusi nella Chiesa alla lobby gay dei preti è quanto meno ipotesi riduttiva e miope. Anche perché – secondo i tinkh tank di cui parlavo prima – addirittura la lobby gay non solo non è diminuita quantitativamente in questi anni, ma sarebbe addirittura aumentata.
Un ultimo elemento che vogliamo sottolineare. Con una premessa: un abuso sessuale è sempre una violenza orribile, anche se non si consuma in un atto di penetrazione sessuale. Su questo non c’è alcun dubbio. Altra premessa: non esiste risarcimento economico tale da compensare la violenza subita, violenza che ha distrutto l’esistenza a tutti i sopravvissuti. Detto questo, il Rapporto descrive con puntualità di informazioni i risarcimenti economici che sono stati approvati e trasferiti a tutti coloro che hanno subito abusi e maltrattamenti sessuali da parte di uomini e donne della Chiesa belga. Per potere procedere in tale direzione, si è proceduto ad una sorta di classificazione che è stata poi utilizzata per tutte le denunce riscontrate sia nei punti di contatto che dalla Commissione Arbitrale. Quattro e categorie, costruite in relazione alla “gravità” degli abusi riscontrati e denunciati:
Categoria 1.“Attentat à la pudeur sans violence, ni menace” (atteggiamenti contrari al pudore pubblico che non hanno comportato tuttavia violenza fisica né minacce): risarcimento massimo fino a 2.500 euro (tranne che per le situazioni nelle quali l’età dei minori fosse al di sotto dei 16 anni al momento dei fatti riscontrati veritieri oppure per minori in particolare situazione di vulnerabilità. Questi sono rientrati nella seconda categoria).
Categoria 2.“Attentat à la pudeur avec violence ou menace, ou avec une présomption de menace ou violence lorsque le mineur était âgé de moins de 16 ans au moment des faits, ou manifestait une certaine vulnérabilité” (atteggiamenti contrari al pudore pubblico agiti o presumibilmente agiti con violenza fisica e minacce per le situazioni nelle quali l’età dei minori fosse al di sotto dei 16 anni al momento dei fatti riscontrati veritieri oppure per minori in particolare situazione di vulnerabilità): risarcimento fino ad un massimo di 5.000 euro.
Categoria 3. “Viol avec pénétration sexuelle quelle qu’en soit la nature ou le moyen, perpétré sur un mineur d’âge sans son consentement ou avec présomption de non-consentement si le mineur était âgé de moins de 16 ans au moment des premiers faits ou manifestait une certaine vulnérabilité” (stupro con penetrazione sessuale, qualunque fosse la natura o il movente, perpetrato su un minore senza il suo consenso o con una presunzione di non consenso se il minore aveva meno di 16 anni al momento dei fatti o in situazione di vulnerabilità): risarcimento fino ad un massimo di 10.000 euro.
Catégorie 4. “Faits de la catégorie susmentionnée qui, vu leur gravité, leur longue durée ou les circonstances spéciales de l’abus sexuel, doivent être considérés comme exceptionnels et qui ont conduit à un dommage extrême et manifeste dont le lien causal avec l’abus sexuel est prouvé” (fatti della categoria di cui sopra che, per la loro serietà, durata o per le circostanze particolari di abuso sessuale devono essere considerate eccezionali e che hanno portato a danni estremi e manifesti il cui nesso causale con l’abuso sessuale è dimostrato): risarcimento fino ad un massimo di 25.000 euro.
Sottolineo ancora: ogni atto che minaccia una persona e in particolare un bambino è un abuso e una violenza, senza se e senza ma. Precisato questo, osserviamo con attenzione le Categorie 3 e 4.
Il numero totale di risarcimenti finanziari per le persone che si sono rivolte ai punti di contatto ammonta a 349, anche se vi erano 426 denunce. Varie situazioni non hanno comportato alcun risarcimento finanziario, sia perché la vittima non lo voleva o perché la vittima era morta o perché la denuncia era stata inoltrata a un’altra autorità giuridica pubblica, come un tribunale.
Delle 628 denunce esaminate dalla Commissione Arbitrale, 121 sono state chiuse senza alcun compenso finanziario (anche perché non sempre trattavasi di abusi sessuali), 506 con risarcimento finanziario e 1 con una combinazione di entrambi.
Se osserviamo le tabelle qui sotto riportate, si può notare che il 63,6% del totale degli 856 risarcimenti economici sono collocati nelle Categorie 1 e 2, il 31,5% nella Categoria 3 e “solo” il 4,9% nella Categoria 4.
Il Rapporto della Chiesa belga – insomma – ci mostra quanto sia più complessa la situazione che si nasconde dietro l’orrore della piaga degli abusi e maltrattamenti da parte di preti e religiosi nella Chiesa di Cristo e che non può essere ridotta all’omosessualità più o meno latente di essi. Papa Francesco ha dato l’interpretazione più forte e radicale a questa crisi: non si tratta “solo” di cadute nella tentazione della carne, di peccati sessuali, ma di abuso di potere, abuso che nasce da una interpretazione perversa del ruolo sacerdotale, da un male che ha chiamato “clericalizzazione”. A rinforzarne la testi (ahimè) il “caso” che è recentemente scoppiato e che riguarda gli abusi e le violenze sessuali perpetrate da sacerdoti e religiosi verso le suore, sul quale lo stesso Papa Francesco è intervenuto in aereo martedì scorso di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti, Riconoscimento esplicito, quello di Bergoglio, di un fenomeno segnalato da più parti negli ultimi 20 anni. La domanda a cui il Papa rispondeva prendeva spunto da una dichiarazione dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) e da un articolo uscito sull’ultimo numero di Donne Chiesa Mondo, mensile allegato all’Osservatore Romano.
Se al peccato della carne si può rimediare con la conversione individuale, l’abuso di potere, il clericalismo, richiedono un cambiamento più profondo, una revisione completa della cultura cattolica e della preparazione dei futuri preti, richiede di tornare alle origini del messaggio evangelico, che parla sempre di servizio e non di potere.
Nella Lettera al Popolo di Dio dello scorso 20 agosto, Papa Francesco, ribadendo la linea della tolleranza zero sugli abusi sessuali commessi da preti e religiosi, scriveva che “le ferite non vanno mai prescritte” e che “il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere”. C’è stato un crescendo di interventi di Bergoglio sul tema, lungo i quasi sei anni di pontificato, fino all’annuncio dello scorso 12 settembre: una convocazione straordinaria dei presidenti delle Conferenze episcopali del mondo, assieme ai capi dicastero della Curia Romana e ai rappresentanti delle unioni dei superiori e delle superiore maggiori degli ordini religiosi, sulla protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, dal 21 al 24 febbraio in Vaticano.
Tocca a ciascuno di noi, tocca a noi laici non tacere e non avere paura della verità, perché solo la Verità rende liberi. Ma per amore di Cristo e della Sua Chiesa, per amore dei tanti e troppi sopravvissuti agli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti e religiosi di Cristo, occorre capire con coraggio ed umiltà le cause vere, pregare per i nostri sacerdoti e religiosi e seguire il successore di Pietro nella battaglia “tolleranza zero”.