Politica

di Elisa Rossini

Elisa Rossini e la richiesta di revoca dell’adesione alla Carta d’intenti Ready

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Prima di procedere ad esaminare il contenuto della mozione da me presentata, vorrei sottoporre a questo consiglio alcune considerazioni che ritengo possano costituire una base condivisa. Credo che ci siano tre obiettivi su cui tutti possiamo essere d’accordo: la lotta alle discriminazioni, la tutela dei bambini e della dignità delle donne.

1) Sulle discriminazioni. Gli uomini, venendo al mondo non dispongono di tutto ciò che è necessario per lo sviluppo della propria vita. Vi sono infatti tra gli uomini differenze legate all’età, alle capacità fisiche, alle attitudini intellettuali. Tali differenze devono essere considerate una ricchezza perchè incoraggiano gli uomini alla condivisione, ad avere bisogno l’uno dell’altro.
Nel contempo gli uomini, nella loro diversità, hanno tutti pari dignità ed è su questo piano che va condotta la lotta alle discriminazioni (tutte le discriminazioni, senza privilegiarne ingiustificatamente alcune rispetto ad altre): non per eliminare le differenze, ma per affermare la dignità di ogni essere umano nella sua specificità, unicità e diversità.
2) Sulla tutela dei bambini. Il primo diritto dei bambini è quello di nascere e crescere in una famiglia. Dovremmo avere una speciale attenzione al bambino ed una profonda stima per la sua dignità personale.
3) Sulla dignità delle donne. La dignità delle donne va riconosciuta affermata e tutelata avendo riguardo alla loro specificità e la donna ha la meravigliosa specificità di poter dare la vita. Il legame che si crea tra madre e figlio nel grembo materno è un legame unico che va mantenuto e incentivato dopo la nascita e che non dovrebbe essere interrotto se non per ragioni eccezionali e di forza maggiore, avendo la cura in tale sfortunati casi di supportare il bambino nella crescita al fine di portare ad una elaborazione meno dolorosa possibile di questo distacco.
Ho fatto questa premessa perché riflettessimo insieme sul fatto che l’adesione alla carta d’intenti READY, così come declinata nelle iniziative portate avanti nel nostro comune, non permette di centrare nessuno dei tre obiettivi sopra evidenziati riducendosi spesso a fornire sostegno a rivendicazioni contrarie alle leggi dello stato che invece tendono al raggiungimento dei tre obiettivi sopra richiamati.
Con deliberazione di giunta del 9 dicembre 2014 il Comune di Modena ha aderito alla carta di intenti “Ready”, la Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere
Con questa adesione il Comune di Modena si è impegnato ad avviare un dialogo con le associazioni LGBT locali e ad organizzare campagne di promozione sociale e giornate tematiche. A tale proposito si evidenzia che
- sul sito internet del comune di Modena nell’area pari opportunità, tra le iniziative promosse risulta una mostra fotografica sulle cosiddette “famiglie arcobaleno” descritte, all’interno dello stesso sito, come “coppie o single omosessuali che hanno realizzato il proprio progetto di genitorialità, o che aspirano a farlo”.
- tra i punti programmatici della cosiddetta “piattaforma politica Modena Pride 2019”, risultano menzionate la genitorialità per tutti e il matrimonio egualitario
- all’interno del calendario degli eventi del mese di maggio 2019 denominato “mese contro l’omofobia” risultano realizzati, tra gli altri, eventi sui temi di seguito riportati: “L’amore non si conta: poliamore e relazioni non monogamiche”, “Seminario sulla trascrizione degli atti di nascita di figli di coppie same sex”
E’ evidente come tali iniziative, aderendo acriticamente alle rivendicazioni del mondo LGBT sulla genitorialità per tutti, non tutelano la dignità delle persone con orientamento omossessuale la cui unione è per natura sterile; tali persone hanno diritto a vedere accettato tale limite come ricchezza (le persone con orientamento omosessuale hanno tanto altro da donare alla nostra comunità!); la loro dignità infatti può essere tutelata solo riconoscendone la differenza, la specificità e l’unicità. Così come è evidente che tale acritica adesione alle suddette rivendicazioni lede i diritti dei bambini a nascere e crescere in una famiglia e la dignità della donna che deve essere tutelata anche nella sua specifica capacità di donare la vita.
Per altro vi sono leggi dello stato che hanno posto limiti posti a tutela dei bambini e delle donne. Infatti:
- l’11 maggio 2016 è stata approvata la legge 76/2016 che disciplina le unioni civili. Nel corso dell’esame parlamentare, il Senato ha stralciato dal provvedimento una disposizione volta a consentire, nell’ambito dell’unione civile, la c.d.”stepchild adoption”, ovvero l’adozione del figlio da parte del partner (unito civilmente o sposato) del genitore naturale e il dibattito si è sviluppato proprio ponendo al centro la tutela dei bambini
- l’articolo 12 secondo comma della legge 40/2004 stabilisce che chiunque a qualsiasi titolo, in violazione dell’articolo 5, applica tecniche di procreazione medicalmente assistita a coppie i cui componenti non siano entrambi viventi o uno dei cui componenti sia un minorenne ovvero che siano composte da soggetti dello stesso sesso o non coniugati o non conviventi è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 200.000 a 400.000 euro. La Corte Costituzionale ha recentemente confermato la legittimità costituzionale di tale divieto con riferimento alla procreazione medicalmente assistita tra persone dello stesso sesso
- L’articolo 12 sesto comma della legge 40/2004 stabilisce che chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Infine la Cass. civ. Sez. Unite Sent., 08/05/2019, n. 12193 ha stabilito che Il riconoscimento dell’efficacia di un provvedimento giurisdizionale straniero, con il quale sia stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all’estero mediante il ricorso alla maternità surrogata e il genitore d’intenzione munito della cittadinanza italiana, trova ostacolo nel divieto di surrogazione di maternità, previsto dall’art. 12, comma 6, della l. n. 40 del 2004, qualificabile come principio di ordine pubblico, in quanto posto a tutela di valori fondamentali, quali la dignità della gestante e l’istituto dell’adozione con il quale la surrogazione di maternità si pone oggettivamente in conflitto perché soltanto a tale istituto, governato da regole particolari poste a tutela di tutti gli interessati, l’ordinamento affida la realizzazione di progetti di genitorialità priva di legami biologici con il nato. La tutela degli interessati è infatti realizzata con le garanzie proprie del procedimento giurisdizionale, piuttosto che con il semplice accordo tra le parti.
Alla luce di queste premesse si può concludere come segue:
- l’adesione alla Carta d’Intenti RE.A.DY prevedendo l’organizzazione da parte degli aderenti di campagne di promozione sociale e di giornate tematiche quali quelle menzionate, implica e comporta il sostegno alle rivendicazioni delle persone LGBT in tema di genitorialità per tutti e matrimonio egualitario, tutte rivendicazioni espressamente escluse dalla legge o addirittura sanzionate penalmente
- per promuovere azioni contro ogni forma di discriminazione non è necessaria l’adesione alla Carta d’Intenti RE.A.DY,
- la lotta alle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale non ha alcuna attinenza con il contenuto delle rivendicazioni citate che invece si pongono in contrasto con il superiore interesse dei minori e la dignità della donna
- appare evidente come il contenuto e le intenzioni della Carta d’Intenti RE.A.DY abbia una matrice fortemente ideologica.
Si chiede pertanto che il consiglio comunale inviti il sindaco e la giunta a revocare l’adesione alla Carta d’Intenti RE.A.DY.)

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20/09/2019
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